UB-VORE Fantasia variante dell’endosomatofilia in cui una donna che assimila o mangia una persona la metabolizza in sé come se fosse un alimento. → vorarefilia. ¶ Comp. dall’ing. UB (UnBirthing) + lat. vor(ar)e, divorare.
UCCELLO Sin. gergale di pene; spesso anche al dim. uccellino e accr. uccellone. ¶ Etimo incerto. 1) Per similitudine fra l’animale nel nido ed il pene fra i peli pubici. 2) Per associazione al volatile che vola verso il nido, fig. la vagina. 2) Per associazione del comportamento del volatile che passa di ramo in ramo e il comportamento dell’uomo che passa di donna in donna.
STORIA: Un uomo che voglia acquisire vigoria per il coito, sciolga il grasso preso dalla gobba di un cammello e massaggi il proprio membro con esso poco prima dell’atto amoroso; farà miracoli e la donna lo elogerà per il suo lavoro. (Sheik Nefzaoui, XVI sec.)
UGOL, legge di Paradigma relativo alle variazioni sessuali, secondo il quale, se una persona ha una fantasia o un comportamento sessuale molto specifico, per quanto bizzarro possa essere ci sarà sempre qualcun altro che ha la medesima fantasia o ha sperimentato il medesimo comportamento. La legge di Ugol, che trova costantemente conferma, è un principio tranquillizzante per gli individui inquietati dalle proprie fantasie sessuali ritenute eccentriche, soprattutto se ritenute uniche. Internet ha consentito ha moltissimi individui di realizzare che non sono i soli al mondo ad avere certe idee e comportamenti sessuali, ciò ha evitato un inutile senso di alienazione. ¶ Dal nome di un utente (Harry Ugol) del newsgroup usnet alt.sex.bondage che ha reso celebre tale osservazione psicologica.
STORIA: Nel 1943 la Suprema Corte del Minnesota condannò un 42enne, padre di sei figli, come psicopatico sessuale “a causa dell’estremo desiderio di rapporti sessuali con la moglie, rapporti che ammontavano, nell’anno precedente all’arresto, a circa tre o quattro alla settimana”.
ULCERA VENEREA Anche nota come cancroide, ulcera di Ducrey o ulcera molle. Infezione batterica sessualmente trasmissibile acuta e localizzata, causata dallo streptobacillo Hemophilus ducreyi, caratterizzata da ulcere genitali dolorose che compaiono dopo un’incubazione di 2-7 giorni e da infezione dei linfonodi inguinali. Le papule dolorose che si rompono e generano ulcere in genere si formano nel solco balanoprepuziale e sul glande, mentre nella donna vi è maggior probabilità che compaiano sulle piccole labbra vulvari, sul clitoride o sul fornice vaginale. Considerata una malattia sessualmente trasmissibile abbastanza rara e caratteristica dei paesi in via di sviluppo, l’ulcera venerea ha ridestato l’attenzione dei medici poiché aumenta la possibilità di contrarre l’HIV.
UMBILIFILIA Parzialismo relativo all’ombelico, che può essere anche diretto al proprio ombelico il quale viene investito di un inusuale potenziale erotico-seduttivo. ¶ Dal lat. umbilicus.
ANTROPOLOGIA: I maschi della tribù degli Ila dello Zambia, hanno una preferenza per le donne con l’ombelico sporge.
STORIA: Will H. Hays, autore del celebre codice di regolamentazione censoria cinematografica statunitense attivo fra il 1930 e il 1968, fece proscrivere, tra le altre cose, qualsiasi messa in scena in cui potesse essere visibile l’ombelico. Alla sua morte fu scoperta la sua imponente collezione privata di fotografie di ombelichi.
UMILIAZIONE Nella sessualità, tutte quelle pratiche e quegli atti di sottomissione finalizzati a mortificare un partner psicologicamente e fisicamente. Diffusa soprattutto nella subcultura BDSM, l’umiliazione diviene parte del gioco sessuale consensualmente accettato dal sub che ha il potere di porre termine all’attività umiliante nel momento in cui percepisce che tale attività ha superato il limite di sopportazione psicofisica. Qualsiasi forma di umiliazione all’interno dell’attività sessuale che non sia stata preventivamente concordata e accettata in maniera libera e cosciente è da ritenersi violenza sessuale.
UMORI SESSUALI Liquidi secreti dagli organi sessuali nella fase di eccitazione, soprattutto relativamente alla lubrificazione vaginale. In senso più ampio e comunemente diffuso, tutti gli odori relativi agli organi sessuali sia in fase d’eccitazione che di riposo e agli odori dei liquidi da essi secreti (compreso lo sperma), così come tutti gli odori che il corpo umano può produrre durante l’atto sessuale. ¶ Dal lat. (h)umor, der. di (h)umere, essere umido, bagnato.
APPROFONDIMENTO: Su un articolo apparso nel 1970 sul “Journal of Pharmaceutical Science” comparivano i risultati di una ricerca che aveva tentato di catalogare i vari odori che può avere la vagina. Fra gli odori elencati si leggeva: terroso, acuto, bruciato, medicinale, aspro, fungino, lieve, sgradevole, nauseante, simile al sudore, forte, debole, pungente, piacevole, molto piacevole, fragrante, dolce, dolce in modo nauseante, sanguigno.
UMORISMO SESSUALE Qualsiasi forma di umorismo, dal motto arguto alla battuta volgare, che faccia riferimento alla sessualità e alle sue funzioni. L’umorismo legato alla sessualità assume diversi significati in base all’età del soggetto che ne fa uso. Nell’infanzia, il bambino, che non ha alcuna esperienza sessuale a livello personale, utilizza un umorismo greve poiché ne ha percepito attraverso la reazione degli adulti il potere di sfida al buon costume sociale; oltre a ciò, il bambino percepisce come un certo umorismo sia legato ad una sfera che ancora non gli pertiene (né in effetti consciamente gli interessa praticare) ma che egli può sfruttare per avvicinarsi almeno a livello verbale alla dimensione adulta. L’umorismo sessuale diviene successivamente meccanismo comunicativo che permette di esprimere contenuti, che il costume sociale reputa privati e quindi non consoni ad essere espressi in pubblico, in una forma non aggressiva per l’interlocutore; in questo caso il senso comico scaturisce dal fatto di aver dato sfogo ad un’immagine od una parola che il costume vorrebbe vietata. Inoltre l’umorismo sessuale permette di sdrammatizzare un ambito della vita spesso caricato d’aspettative ed ansia.
UNBIRTHING (UB) Vedi endosomatofilia. ¶ Ing.: non-nascita.
UNCINO Strumento dell’oggettistica sessuale prodotto in forme diverse in base al fatto che venga usato per la penetrazione anale o vaginale. L’uncino anale è lungo circa 15 cm e spesso 2,5 cm, la parte più corta e curva (spesso dotata di uno spessore a forma di pallina) viene inserita nel retto mentre l’altra estremità, che possiede una cruna, può alloggiare una corda da legare ad un gancio o con cui fermare le mani dietro la schiena, in modo che la persona penetrata dall’uncino sia obbligata ad una posizione chinata con il deretano in evidenza. L’uncino vaginale è simile al precedente, con un lato da introdurre nella vagina ed uno che rimane esterno; anch’esso è dotato di un anello (posto però in zona mediana) per agganciare una fune e creare trazione. Tali oggetti, utilizzati soprattutto nelle pratiche bondage, sono strumenti da usare con molta attenzione poiché possono causare gravi lesioni.
UNGULAZIOFILIA Piacere particolarmente intenso relativo all’essere graffiati con le unghie durante un atto sessuale. In forme particolarmente decise, la pratica di graffiare il corpo del partner crea ferite che possono sanguinare, il che la rende un’attività non solo legata ad una proclività sadomasochistica ma anche una pratica di sesso non sicuro. → sesso sicuro. ¶ Dal lat. ungula, artiglio.
UNISEX Detto di cosa appropriata per entrambi i sessi. ¶ Comp. dal uni- (unus), uno + ing. sex. sesso.
UNO-ZERO-UNO (101) Tecnica seduttiva per rendersi più imprevedibili e quindi potenzialmente più attraenti agli occhi di una persona. Questa tecnica prevede che si accenda l’interesse della persona con parole o atti, quindi la si trascuri, per poi tornare a ridestare il suo interesse in altri modi, tutto ciò non necessariamente ad intervalli regolari. → seduction community.
UNSEXED BY FAILURE Teoria, esposta dall’antropologa Margaret Mead nel 1949, che descrive la perdita d’interesse sessuale da parte di un uomo per un affronto alla mascolinità successivo ad un rifiuto, alla perdita di lavoro o l’età che avanza; tale disinteresse può essere oggi spiegato da un accertato fenomeno di diminuzione del testosterone nel maschio che attraversa un momento di stress. A questa osservazione la Mead contrappose il concetto di unsexed by success (sessualmente non attiva per successo) che descriverebbe come la donna possa perdere interesse sessuale nel momento in cui ottenesse un impiego lavorativo di prestigio od un ruolo sociale di rilievo, eventi che fungerebbero da compensazione alla femminilità che non dovrebbe quindi più essere comprovata dalla donna tramite il proprio potere sessuale sul maschio. Altri studiosi hanno fatto notare come il fenomeno dell’unsexed by failure sia osservabile anche fra i membri del genere femminile. ¶ Ing.: sessualmente inattivo per fallimento.
UOVO VIBRANTE Anche solo con l’ing. (vibrant) egg, uovo. Dispositivo dell’oggettistica sessuale nella categoria degli stimolatori per clitoride, composto da un oscillatore inserito in un uovo di plastica di dimensioni contenute, collegato con un filo ad una piccola scatola di comando che ne modula la vibrazione. L’uovo vibrante può essere passato sulla zona clitoridea e vulvare o può essere inserito in vagina.
UPSKIRTING Pratica voyeuristica relativa all’osservazione degli indumenti intimi o dei genitali femminili spiati sotto le gonne di donne consenzienti o inconsapevoli, in questo secondo caso compiendo quindi reato. Le riprese upskirt catturano l’immagine delle natiche, degli indumenti intimi o della vulva (in caso non vengano indossati slip) delle donne riprese mentre camminano o quando sono sedute. ¶ Comp. dall’ing. up, sopra + skirt, gonna, cioè vista verso l’alto da sotto la gonna.
TESTIMONIANZA: “Guardare sotto la gonna delle donne, cioè buttare un occhio per caso, non alzare la gonna, è una cosa assolutamente eccitante. È un paradosso, perché in pratica non vedi nulla, però vedi tutto... con la fantasia. È una cosa assolutamente erotica proprio perché stimola la fantasia, come quelle fotografie erotiche chiaro-scure dove non vedi nulla e immagini tutto. È uno sguardo nell’intimo, è un ponte verso qualcosa” (t.r.a.)
URANISMO Sin. obsoleto di omosessualità maschile passiva. Termine coniato nel 1864 dal militante omosessuale Karl Heinrich Ulrichs (1825-1895) per descrivere la condizione di un uomo con psiche o animo femminile, detto uranista, uranita o urningo. Da uranismo derivano altri termini, sempre coniati da Ulrichs, che descrivono differenti orientamenti o comportamenti sessuali. Uraniastra è sin. di pseudomosessuale, cioè persona che pratica atti di omosessualità situazionale. Uranodioningo è sin. di bisessuale maschio, mentre la donna bisessuale è detta uranodioningina. Urningina, anche uranierin o urningo-femmina, è la donna omosessuale. Urninde è la donna omosessuale che nella coppia ha un ruolo passivo. ¶ Dal ted. urningtum che è dal nome di Afrodite Urania (perché nata da Urano), indicata nel Simposio di Platone come la dea che protegge gli amori omosessuali, e Afrodite Dionea, associata all’amore eterosessuale.
ANTROPOLOGIA: I cacciatori di teste della tribù Marind-anim, abitanti nella parte meridionale della Nuova Guinea (ora provincia di Papua, Indonesia) indulgevano in rapporti omosessuali maschili prima dell’unione con una donna e di fatto il loro matrimonio avveniva solo se ce ne fosse stata la reale necessità; molti dei figli dei Marind-anim erano ottenuti tramite rapimenti ai danni di tribù limitrofe.
URETRALISMO O urethral play. Insieme delle pratiche sessuali incentrate sulla stimolazione dell’uretra effettuata tramite l’inserimento di piccoli oggetti, sonde o cateteri. Data la ricca innervazione dell’uretra, l’inserimento in essa di oggetti è avvertito dalla maggior parte delle persone come una sensazione fortemente dolorosa ed è proprio questo tipo di stimolo particolarmente deciso che risulterebbe gradito a coloro che praticano l’urethral play. L’uretralismo è tipico della subcultura sadomasochistica e sovente può essere collegato a pratiche di urofilia, in quanto il catetere inserito fino alla vescica permette di far defluire l’urina all’esterno. → stuffing, sounding, cateterofilia. ¶ Ing.: giochi sessuali con l’uretra.
TESTIMONIANZA: “Devo ammettere di aver trovato qualcosa da far scivolare dentro [l’uretra]. Fintanto che si tratta di qualcosa di abbastanza piccolo senza prominenze acute la sensazione è davvero bella! Ma è pericoloso e non lo raccomanderei. Una volta ho graffiato la parte interna (o comunque è successo qualcosa) e fare la pipì mi ha fatto male per una settimana e può succedere di peggio! Molto peggio!” (Link)
URETROFILIA Parafilia di chi elegge a primaria zona erogena il canale uretrale e prova particolare piacere tramite la sua stimolazione. Le pratiche dell’uretrofilo consistono nell’inserimento di cateteri nell’uretra (cateterofilia) o l’inserimento in essa di piccoli oggetti. → uretralismo, stuffing, sounding.
TESTIMONIANZA: “Amo giocare con la mia uretra in qualsiasi modo. Ho infilato diverse cose nella mia uretra e, sì, sono consapevole dei rischi relativi alle infezioni e al fatto che possano rimanere bloccate cose all’interno. A me piace infilare tubi nella mia uretra e nella vescica. Mi piace anche pompare acqua nella mia vescica. Amo, quando il tubo raggiunge la vescica, come essa si svuoti istantaneamente anche se tu pensi che non devi urinare. Non ho mai usato un catetere ma sono sicuro che mi piacerebbe giocare con uno di essi...” (dal sito experienceproject.com ora chiuso)
URINISMO Termine generico che indica tutte quelle attività sessuali che coinvolgono l’urina e l’atto di urinare, come ad esempio: guardare una persona mentre urina, urinare durante un rapporto sessuale, urinare sul partner o farsi urinare sul corpo. Non necessariamente l’attività equivale alla parafilia che parrebbe ovviamente collegata a tali pratiche, infatti il valore erotico legato all’osservazione di una persona che sta urinando potrebbe essere collegato al fatto di cogliere un momento intimo dell’individuo, piuttosto che ad una feticizzazione dell’atto o dell’urina stessa, come invece si osserva nell’urofilia. L’urinismo è una dei comportamenti sessuali varianti più diffusi (anche se raramente confessati) se si fanno rientrare nella casistica anche le estemporanee sperimentazioni di coloro che urinano sul partner o che si osservano durante la minzione.
TESTIMONIANZA: “In parte vivo la dimensione del gioco erotico, cioè vivo il fatto che comunque da lì possa scattare qualcosa, quindi c’è già un minimo di eccitazione. E poi mi dà un senso di coppia stretta, io non ho vergogna di lei e lei di me. Intimità e libertà nell’intimità. Forse c’è un che di voyeuristico, ma mi piace cogliere l’intimità della mia ragazza che fa la pipì, magari guardarla senza che lei lo sappia” (t.r.a.)
APPROFONDIMENTO: In un sondaggio internet a cui hanno risposto 16.501 persone di genere misto, si chiedeva se si fosse mai urinato su qualcuno in ambito sessuale. L’8% ha risposto “frequentemente”, il 49% ha risposto “qualche volta”, il 43% non l’ha mai fatto, l’1% ha preferito non dare una risposta. (Link)
UROFILIA Anche ondinismo. Variazione sessuale per la quale un soggetto deriva gratificazione sessuale dalla funzione urinaria, dal trattenere l’urina, dal guardare una persona che urina, dal bere l’urina (urodipsia), dall’urinare o farsi urinare sul corpo dal partner oppure urinare durante il rapporto sessuale. Nell’urofilia, a differenza delle semplici pratiche di urinismo, si osserva una vera e propria fissazione feticistica sull’urina e sugli atti che ne implicano l’evacuazione e/o l’utilizzo. Come per tutte le parafilie il problema si pone solo se il soggetto, o il partner, vivono con disagio tali pratiche o la preponderanza di esse rispetto ad altre forme di sesso. ¶ Dal gr. uron, urina.
TESTIMONIANZA: “È una bella sensazione: il caldo, la complicità che hai con l’altra persona. C’è una parte sensoriale che per me è molto piacevole. È, non dico come farsi una doccia, perché non è una doccia, però mischi il piacere mentale con questo liquido caldo che è piacevole [...] Io ho provato questa cosa e all’inizio avevo dei problemi. Farmelo fare, cioè lei che lo fa su di me, problemi non ne dava, a farlo io, la mia dimensione psicologica mi portava a essere così eccitato che non riuscivo a far pipì. Perciò, per una questione fisica più che per una questione mentale, il gioco si spostava più sul subire la cosa che sul farla [...] Poi il discorso non è solo sul farsi fare la pipì addosso, a me per esempio piaceva masturbarla mentre faceva la pipì [...] La cosa che mi è piaciuta di più è quando eravamo in montagna e io ero sul divano e lei ha fatto la pipì davanti a me sul pavimento e poi l’ha leccata” (t.r.a.)
URSINO Relativo alla subcultura del bear od orso.
URTICAZIONE Pratica finalizzata a procurare una viva reazione cutanea degli organi genitali e di altre zone del corpo particolarmente sensibili tramite l’utilizzo di sostanze irritanti. Possono essere usate ortiche, pepe, peperoncino, olio di nasturzio (benzilico) e altri prodotti che possono essere spalmati sul corpo o con i quali si può percuotere il corpo. In alcuni casi il soggetto può inserire una foglia di ortica o una certa quantità di sostanza irritante negli indumenti intimi e passare così buona parte della giornata, garantendosi una continua e riservata forma di urticazione. Tale pratica può dare origine a fenomeni di allergia cutanea, dermatite e stati infiammatori anche gravi.
ST Acr. di Unresolved Sexal Tension. Nella slash fiction, storie in cui il desiderio sessuale dei protagonisti non si concretizza. ¶ Ing.: tensione sessuale non risolta.
UTERO Organo sessuale interno femminile, muscolare, cavo, che nella donna adulta al di fuori dello stato di gestazione ha forma simile a quella di una pera rovesciata. Mediamente l’utero ha una lunghezza di 8 cm, larghezza di 4 cm, spessore di 2-3 cm e peso di 30-80 cm; durante la gravidanza aumenta il suo volume di 30-40 volte, raggiungendo i 35-37 cm di lunghezza. La faccia anteriore dell’utero si appoggia sulla vescica mentre quella posteriore è in rapporto con il retto. L’utero è costituito da tre strati, che dall’esterno verso l’interno sono: il perimetrio, o strato sieroso peritoneale, il miometrio, lo strato muscolare, e l’endometrio, lo strato mucoso che subisce le caratteristiche modificazioni durante il ciclo mestruale. Nell’utero si distinguono tre parti diverse per anatomia e funzione. a) Il corpo è la parte superiore che presenta un fondo con ai due estremi i corni uterini che si sviluppano nelle tube di Falloppio. La cavità del corpo uterino ha la forma di un triangolo con la base in alto, rappresentata dal fondo. b) L’istmo è la parte intermedia fra corpo e collo, delimitato nella parte superiore che segna il passaggio alla cavità del corpo uterino e nella parte inferiore dall’orifizio cervicale interno, che si affaccia sul canale cervicale. c) Il collo, o cervice uterina, è la parte inferiore dell’utero, attraversato dal canale cervicale che va dal orifizio cervicale interno all’orifizio uterino esterno. L’utero forma un angolo di 90° in avanti rispetto alla vagina (antiversione) e un altro angolo di 120° in avanti tra il corpo e il collo (antiflessione). Il rapporto fra la lunghezza del collo dell’utero e il corpo sono indicative dell’età della donna e del suo sviluppo sessuale: nella bambina e nella ragazzina prepubere il collo uterino è più lungo del corpo e solo in seguito, per azione ormonale, il corpo aumenta di dimensioni; in una donna adulta un collo uterino lungo e sottile, di carattere quindi infantile, è generalmente poco adatto alla funzione riproduttiva. Dopo la menopausa, per cessata attività ormonale delle ovaie, l’utero subisce un processo di atrofizzazione. ¶ Dal gr. hystera, utero, che è dal sscr. uttaras, che sta sopra.
STORIA: Nella cavità dell’utero vi sono due celle, o ricettacoli per il seme, divisi da una linea che corre nel mezzo dell’utero. Nella parte destra della cavità, per il calore prodotto dal fegato, sono concepiti i maschi; e nella parte sinistra, per il freddo generato dalla milza, sono concepite le femmine. La maggior parte degli scienziati moderni ritengono questa un’inattaccabile verità. (Aristotele’s Work, 1860 ca.)
UTERO, invidia dell’ Tendenza psicosociale che si configura come un’ansia inespressa esperita dall’uomo il quale intimamente invidierebbe la possibilità della donna di portare un figlio in grembo, di partorire e di sostenere la vita del neonato. Tale invidia verrebbe compensata reattivamente dal maschio tramite un comportamento maschilista finalizzato a sottomettere la donna. ¶ Concetto teorico sviluppato dalla femminista neo-freudiana Karen Horney (1942). → sindrome non-mestruale.
STORIA: Nel XVIII secolo a Londra, in Clement’s Lane, si trovava un club per soli uomini. Fra le attività che questo club aveva da offrire, vi era la possibilità di accomodarsi in una stanza e allattare un bambino; in effetti non si trattava di un bambino vero ma di una bambola che compunque veniva usata da alcuni gentlemen per realizzare quella specifica fantasia.
VACCA Donna di facili costumi, d’aspetto trasandato e trascurato, grossolana come un grosso bovino. Spesso anche all’accr. vaccona.
VACUUM BED Prodotto dell’oggettistica sessuale BDSM simile ad un materassino gonfiabile nel quale la persona può entrare all’interno; il vacuum bed viene chiuso ermeticamente ed una pompa ne aspira l’aria interna mettendo la persona all’interno sotto vuoto, quest’ultima respirerà grazie ad un tubo. Tale oggetto è tipicamente usato nei giochi d’inclusione. ¶ Ing.: letto sotto vuoto.
VAGINA Organo interno dell’apparato genitale femminile deputato a tre funzioni: consentire la ricezione del pene durante il coito e una via di passaggio per gli spermatozoi verso l’utero, permettere la fuoriuscita dal corpo del flusso mestruale, consentire una via di passaggio verso il mondo esterno al feto espulso dall’utero durante il parto. La vagina siestende dalla cervice uterina alla vulva, organo esterno con il quale la vagina viene spesso erroneamente confusa. Posizionata anatomicamente fra la vescica ed il retto, la vagina è un canale tubulare muscolomembranoso che nella donna adulta ha una lunghezza media di 8 cm sulla fascia anteriore e di 11 cm su quella posteriore; nelle donne giovani ed inquelle che hanno partorito può presentare una notevole distensibilità tale da raggiungere un diametrotrasversale di 5-6 cm. Lo stato d’eccitazione sessuale provoca un’espansione del canale sia in lunghezza sia in larghezza, la stessa cosa avviene in misura maggiore durante il parto. La parte superiore della vagina s’inserisce obliquamente sul collo dell’utero costituendo i fornici, mentre il canale vaginale forma un angolo di 90-100° con l’asse del collo uterino. La vagina si definisce canale virtuale in quanto la sua tubolarità è tale solo se al suo interno soggiorna o transita un corpo estraneo, in assenza di esso la vagina, osservata in sezione frontale, ha un tipico aspetto ad H dovuto al collasso della fascia anteriore su quella posteriore. Le pareti della vagina sono costituite da tre strati: uno estero o fibroso, uno medio o muscolare e quello interno o mucoso che non contiene ghiandole, è molto sottile e forma diverse pieghe longitudinali e circolari. Lo strato muscolare è composto di fibre longitudinali che formano un continuum con i muscoli dell’utero e da uno strato interno di fibre circolari; questi muscoli, nella fase di eccitazione sessuale, vengono abbondantemente irrorati di sangue causando vasocongestione della parte vaginale e generando lubrificazione vaginale: il liquido lubrificante che si forma nella vagina è prodotto dalla trasudazione dei vasi (trasudato modificato del plasma) o deriva dalle secrezioni della mucosa cervicale. Lo strato mucoso ha la tendenza a desquamarsi e il tessuto che lo compone risponde ai cambiamenti ormonali relativi soprattutto ai livelli di estrogeni. Il glicogeno, per azione degli estrogeni, sintetizza, si accumula e viene metabolizzato dai batteri presenti nel canale formando acido lattico. La soppressione della flora batterica vaginale generata dall’uso di antibiotici, squilibra l’ambiente acido della vagina (pH 4-5) permettendo lo sviluppo di funghi e batteri patogeni. Nelle femmine prepuberi, a motivo del differente assetto ormonale, le pareti della vagina sono più sottili, il glicogeno è a livelli inferiori ed il pH più basico (7), quindi le bambine sono più suscettibili alle infezioni batteriche. Nelle donne in menopausa, a causa dei bassi livelli di estrogeni, le cellule della mucosa sono carenti in glicogeno e l’ambiente vaginale è meno acido (pH 6-7), il tessuto delle pareti della vagina è più sottile e fragile e suscettibile a traumi ed infezioni. ¶ Fu l’anatomista Gabriele Falloppio che per primo utilizzò il termine “vagina” per indicare il rispettivo organo. Dal lat. vagina, guaina, fodero.
APPROFONDIMENTO: Una donna, partecipando ad una festa nella quale finì per ubriacarsi, inserì una pallina di gomma nella sua vagina forse durante un gioco sessuale con un partner o per divertire gli astanti. Evidentemente la donna, ebbra, si scordò l’atto che aveva compiuto, in quanto la pallina di gomma fu estratta in un ambulatorio medico 20 anni dopo. (Benjamin Piura, 1986)
VAGINA ARTIFICIALE Dispositivo nella categoria dell’oggettistica sessuale finalizzato alla masturbazione maschile, riproducente le fattezze anatomiche della vulva e del canale vaginale. Costruita in materiale sintetico morbido ed elastico (lattice, gomma, silicone) la vagina artificiale è progettata per simulare nel modo più verosimile possibile la sensazione fisica della penetrazione. I modelli più semplici e quindi meno costosi sono composti da una piccola manica di gomma (di 10-20 cm) che simula il canale vaginale mentre all’esterno, dal lato in cui si inserisce il pene, sono corredati dalla riproduzione delle labbra vulvari. Alcuni modelli moderni di vagina artificiale non replicano l’aspetto esterno della vagina (masturbatore). I modelli più complessi e realistici sono compresi in un calco di materiale morbido che riproduce il basso ventre e tutta la regione genitale oltre a parte delle natiche; possono essere corredati anche di un ano artificiale anch’esso penetrabile. Alla vagina artificiale possono essere aggiunti peli pubici sintetici, un sistema lubrificante, un meccanismo di riscaldamento per simulare la temperatura del corpo umano ed un oscillatore per trasmettere vibrazioni al pene inserito (vagina vibrante). Il canale artificiale può essere realizzato con nervature ed irregolarità che riproducono la superficie della mucosa vaginale. Come accade per alcuni falli artificiali commercializzati e prodotti da calchi di noti attori pornografici, esistono vagine artificiali prodotte sul modello dei genitali esterni di famose pornostar.
VAGINA DENTATA Archetipo mitologico ricorrente in diverse culture, così come nell’arte figurativa ed in alcuni sogni o fantasie. Con vagina dentata s’intende un canale vaginale che possiede una serie di denti particolarmente acuminati con i quali la donna può recidere di netto il pene di un uomo. Il mito affonda le sue radici nel timore inconscio del maschio relativo al coito, nel quale si assiste all’inserimento del pene turgido (simbolo di potenza), alla sparizione visiva del proprio pene (simbolo di castrazione) e, dopo l’eiaculazione, la retrazione del pene flaccido (simbolo di impotenza). In genere nei miti relativi alla vagina dentata compare sempre un eroe che tenta la rimozione dei denti con strumenti lunghi e rigidi (simbolo fallico) in modo da dare vita ad una donna accessibile priva di simbolismi che rappresentino gli aspetti aggressivi della sessualità femminile. Nonostante il mito si rifaccia ad un’angoscia di castrazione, l’attribuzione di esso a Freud è errato, in quanto questi non ha mai menzionato nei propri scritti la vagina dentata, inoltre il complesso di castrazione freudiano si rifà alle fantasie infantili secondo le quali la vagina è il risultato di una castrazione e non la causa di essa. Non si può escludere che il mito della vagina dentata possa essere nato per l’osservazione, da parte di culture primitive e dunque prive di nozioni mediche, di casi di cisti dermoidi nella zona vulvare o nel canale vaginale, cisti che possono contenere anche denti. Alla creazione del mito potrebbe aver concorso anche il neppur troppo vago richiamo morfologico della vulva rispetto alla bocca (cheilocunnidipia); non a caso l’utilizzo del termine labbra valeper entrambe.
ANTROPOLOGIA: Gli autoctoni delle isole Marchesi, fino a pochi decenni fa, presentavano diverse peculiarità rispetto alle abitudine sessuali: essi organizzavano festival erotici in cui si praticavano rapporti sessuali in pubblico, era comune fra loro l’usanza dell’ospitalità sessuale, vi era un’alta frequenza di rapporti (fino a cinque a notte), molto praticato era il sesso orale e il coito in posizione seduta. Il travestitismo era socialmente accettato, così come l’usanza di parlare dei genitali del capo, dandogli nomi speciali. Fra i Marchesani era inoltre diffuso il mito della vagina dentata.
VAGINA, invidia della Concetto psicanalitico che teorizza come l’uomo possa invidiare alle donne la vagina; tale invidia giustificherebbe il desiderio che alcuni uomini proverebbero di sperimentare il periodo di gravidanza e di urinare in posizione seduta. Per alcuni nevrotici l’invidia della vagina esiterebbe in misoginia. → invidia dell’utero. ¶ Loc. coniata dallo psicanalista Hendrik M. Ruitenbeek.
VAGINA LOQUENS In storie di carattere folkloristico soprattutto di tradizione francese, vagina che, per mezzo della magia o altro motivo, si mette a parlare confessando le avventure sessuali della donna alla quale appartiene. L’origine di tali racconti va rintracciata sia nella popolare similitudine morfologica fra la vulva e la bocca (cheilocunnidipia), sia nel fenomeno della flatulenza vaginale conseguente al tenting effect, tipico dello stato d’eccitazione sessuale: da ciò la relazione fra il coito e la rivelazione, per “voce” della vagina, di un avvenuto rapporto sessuale. ¶ Lat.: vagina parlante.
APPROFONDIMENTO: Uno dei più famosi racconti relativi alla vagina loquens è “Les Bijoux Indiscrets“ (1748) scritto da Denis Diderot, in cui la vagina che confessa è quella dell’amante del sultano; questo racconto fu ispirato da una favola licenziosa del XIII secolo di Garin “Le Chevalier qui faisoit parler le cons e les culs” (ristampata in “Nocrion, conte Allobroge”, 1881) in cui anche l’ano aveva il dono della parola. Il racconto di Diderot ispirò a propria volta il primo film hard francese che ottenne successo internazionale: “Le sexe qui parle” (1975) di Claude Mulot.
VAGINISMO Anche colpismo o colpospasmo. Spasmo involontario dei muscoli pelvici che circondano il terzo inferiore della vagina tale da rende impossibile la penetrazione, in alcuni casi anche l’inserimento di assorbenti interni o l’esame ginecologico. È un disturbo probabilmente più diffuso di quanto possa arrivare alla diretta attenzione dei medici e degli psicologi, inoltre non sempre è possibile porre una netta differenza diagnostica fra vaginismo e dispareunia. Si parla di vaginismo superficiale (perineale o vulvare) se i muscoli interessati nello spasmo sono quelli perineali (constrictor cunni o bulbo-cavernoso), di vaginismo posteriore se il muscolo interessato è l’elevatore dell’ano. Il vaginismo può differenziarsi in: a) permanente, o primario, se si manifesta dal primo rapporto; b) acquisito, o secondario, se insorge dopo un periodo di rapporti normali; c) situazionale, se si presenta solo in alcune situazioni o con partner specifici, completo, se si manifesta a ogni rapporto. L’origine del vaginismo è, nella maggioranza dei casi, di natura psicogena ed è dovuta a paura e angoscia della penetrazione, così come a fobia del rapporto legata da una visione negativa del sesso o per cause traumatiche non necessariamente di ordine sessuale. Alcune cause organiche possono generare vaginismo anche in assenza di disagio psicologico, fra queste: infezione urinaria e vaginite, dolore post-partum, malformazioni vaginali, ipertono muscolare dell’elevator ani, menopausa, vescica iperattiva, vestibolite vulvare. Molto spesso, tuttavia, stati infiammatori ed infezioni sono conseguenti al vaginismo in quanto i reiterati ed infruttuosi tentativi di penetrazione causano microabrasioni che in seguito s’infettano. Tre fattori concorrono alla gravità del disturbo: la forza dello spasmo, la gravità della fobia sessuale, la presenza di coesistenti fattori psicologici, sociali e di coppia che possano aggravare e/o mantenere il sintomo. Di fatto anche l’ignoranza relativa alla sessualità, all’anatomia umana e al suo funzionamento agiscono come fattori intervenienti. In genere la gravità dello stato ansioso e/o fobico è direttamente proporzionale alla tensione dello spasmo e la previsione di uno stato doloroso non farà che rendere più probabile la percezione del dolore, creando un circolo vizioso. Il vaginismo impedisce sia il coito sia la possibilità di ottenere una gravidanza; alcune coppie che denunciano sterilità non riescono invece ad avere rapporti completi; è altresì vero che il vaginismo può svilupparsi per il timore inconscio di andare incontro ad una gravidanza. Poiché tale disturbo ha sovente dei presupposti psicologici e solo conseguentemente fisici, la terapia mira a rassicurare la donna riguardo l’assenza di cause organiche e a mettere in chiaro che il vaginismo rappresenta una risposta condizionata alla paura del dolore durante la penetrazione. La capacità di gestire la tensione muscolare tramite esercizi di rilassamento e l’introduzione in vagina di dilatatori di dimensione progressiva, in associazione ad una psicoterapia, permetteranno alla donna di riportare la risposta muscolare sotto il proprio controllo così da sperimentare il coito senza provare dolore. ¶ Il termine fu coniato da J. M. Sims nel 1861 ma descritto la prima volta da D. K. Huguier nel 1834.
TESTIMONIANZA: “Quando mi sono accorta di soffrire di vaginismo ho fatto delle ricerche su internet e, per fortuna, ho scoperto di non essere sola. [...] All'inizio continuavo a ‘rimandare’ la questione (l'ho fatto per mesi), e ho preso determinazione solo quando mi sono accorta che il mio ragazzo stava soffrendo troppo perché pensava di essere lui la causa. [...] Seguendo i consigli di altre utenti ho comprato online i dilatatori [...] al primo tentativo d’inserimento del dilatatore più piccolo ho creduto che non ce l'avrei mai fatta, invece dopo mezz’ora era già penetrato di un centimetro. [...] Dopo un percorso che nel mio caso è durato circa sette mesi (avevo delle incombenze lavorative e familiari che non mi hanno permesso di eseguire gli esercizi con la dovuta costanza che è invece necessaria) sono riuscita a far penetrare anche l'ultimo dilatatore. La mia ginecologa mi aveva consigliato una pomatina anestetizzante da mettere sul dilatatore [...] Io ho usato quell'anestetico in piccole dosi all'inizio e mi ha molto aiutato [...] Il mio ragazzo mi ha molto sostenuto: all'inizio per loro è difficile, poiché pensano che la nostra chiusura sia relativa a una sorta di rifiuto inconscio della loro persona. [...] lui ha compreso che le cause del vaginismo possono essere molteplici (fisiche e psicologiche) e nella quasi totalità slegate dal rapporto con il partner. Mentre cercavo di guarirmi dal vaginismo non ho rinunciato ad avere orgasmi con il mio ragazzo: noi possiamo donargliene in altri modi, manualmente o oralmente, e, nel mio caso, lui me ne poteva donare di clitoridei [...] Non ho ancora avuto un orgasmo con il pene penetrato totalmente nella mia vagina, sono riuscita ad averne solo con il pene appoggiato sulla punta, ma ci stiamo esercitando. [...] Ora sono comunque molto più serena, anche lui lo è, e ne voglio parlare per rassicurare tutte quelle ragazze che vivono la stessa esperienza credendosi inadeguate. Il vaginismo è molto più diffuso di quel che si crede e molte donne lo nascondono a se stesse; se già a scuola si parlasse di queste cose (così come di disfunzioni erettili e d’impotenza) sarebbe tutto molto più semplice” (Link)
VAGINITE O colpite. Infiammazione della vagina. Spesso indicata come vulvo-vaginite dal momento che raramente un’infiammazione della vagina non si propaga anche alla vulva (o all’uretra e alla cervice). La vaginite è primaria se l’esordio della flogosi ha origine nella vagina, secondaria se origina in zone attigue. I sintomi tipici sono: prurito e irritazione della zona intima, perdite vaginali sovente maleodoranti, dolore durante i rapporti sessuali (dispareunia) e nell’urinare. Vi sono diversi agenti infettivi che causano vaginite, i più comuni sono di origine micotica (candidosi)e batterica (gonorrea, clamidiosi, eccessivo sviluppo di organismi anaerobi, Gardnerella vaginalis); questi due fattori vanno a costituire le principali condizioni di vaginosi che ingenera stato infiammatorio (vaginite). Altri agenti infettivi sono di tipo virale (herpes genitale, HPV), protozoica (tricomoniasi) e parassitaria (scabbia). Altre cause possono essere legate alla menopausa: la vaginosi atrofica può presentarsi nel periodo menopausale a causa della minore produzione di estrogeni, questo comporta una riduzione dello spessore della mucosa vaginale ed una ridotta lubrificazione, ciò può facilitare l’insorgenza di stati infiammatori. Si parla di vaginite chimica quando l’infiammazione è conseguente a reazioni della mucosa verso determinati agenti esterni: gel contraccettivi, creme antimicotiche, lavande vaginali, detergenti intimi e, in alcuni casi, lo sperma stesso (ipersensibilità al seme umano). La vaginosi batterica, è causata dalla proliferazioni di batteri diversi dai lattobacilli che normalmente compongono la flora vaginale; l’uso del termine vaginosi al posto di vaginite sottolinea il fatto che spesso in queste infezioni mancano i sintomi dell’infiammazione (bruciore, prurito); di fatto molte donne con vaginosi sono asintomatiche mentre altre presentano perdite vaginali di odore sgradevole (pesce marcio) soprattutto dopo un rapporto sessuale.
VAGINODINIA Anche colpodinia o colpalgia. Dolore alla vagina. → vulvodinia. ¶ Comp. dal lat. vagina, guaina, fodero + gr. odyne, dolore.
VAMP Femme fatale di travolgente fascino e sensualità. Stereotipo della donna alla quale l’uomo non può resistere e il cui amore porta, quasi invariabilmente, a situazioni compromettenti e pericolose. La vamp, nella tradizione popolare diffusa dalla letteratura e dal cinema, ha un potere seduttivo quasi magico e la sua brama sessuale è di tipo vorace ed egoistico, tanto che la relazione con una vamp finisce per minare la virilità e l’indipendenza del maschio, come se la donna, senza offrire nulla in cambio, prosciugasse l’amore dal partner come un vampiro. ¶ Termine diffusosi negli anni ’20 del secolo XX in seguito alla diffusione del film “The Vampire” e al successo ottenuto dall’attrice Theda Bara.
VAMPIRISMO CLINICO Vedi Renfield (sindrome).
VANA’SHE In ambito goreano, Master o Padrone di una kajira (donna schiava). La Mistress o Padrona è definita Avan’shea.
VANILLA Detto di attività sessuale ritenuta convenzionale (vanilla sex) o persona che pratica sesso in un modo ritenuto canonico e poco fantasioso. In base alla cultura sessuale dalla quale viene utilizzato il termine, vanilla può assumere diverse valenze: nella comunità eterosessuale con vanillasi indica la posizione del missionario o la persona che evita sperimentazioni sessuali. In ambiente omosessuale, indica attività non penetrativa o il non utilizzo di oggettistica sessuale. Il termine è anche utilizzato per descrivere una sessualità priva di variazioni BDSM o feticistiche. ¶ Dall’ing. vanilla, vaniglia, il cui estratto viene utilizzato spesso come ingrediente comune in diversi dolci.
VARICOCELE Anche cirsocele o pampinocele. Dilatazione varicosa delle vene dello scroto, spesso accompagnata da dolore dovuto all’eccessiva pressione del sangue all’interno delle vene. Raro nella fanciullezza e nella vecchiaia, il varicocele insorge il più delle volte fra i 15 e i 25 anni e nella maggior parte dei casi è localizzato sul testicolo sinistro. Il principale problema legato al varicocele è l’oligospermia (ridotto numero di spermatozoi prodotti) e l’infertilità dovuta al prolungato innalzamento della temperatura testicolare conseguente alle varici. La terapia, non sempre necessaria se non vi è dolore o impedimento alla fertilità, ripristina la funzionalità testicolare con netto miglioramento della conta spermatica. ¶ Dal lat. varix, varice + gr. kele, ernia.
VASECTOMIA Anche legatura del deferente o deferentectomia. Procedura chirurgica di legatura bilaterale dei vasi deferenti a fini di sterilizzazione e contraccezione. La vasectomia non interrompe la produzione ormonale nei testicoli né la produzione di sperma, il quale però, non potendo più risalire i dotti deferenti, finisce per essere riassorbito in buona parte nell’epididimo. La vasectomia causa una riduzione di circa il 5-10% del volume dell’eiaculato ma non modifica l’aspetto, l’odore né il sapore del liquido seminale. Non influisce sul desiderio o sulla potenza sessuale anche se una percentuale degli uomini vasectomizzati riferiscono un calo del desiderio; questo può essere dovuto al fatto che l’infertilità conseguente alla vasectomia può causare una forma di disforia o depressione in coloro che sentono definitivamente compromessa la propria virilità. Di fatto molti vasectomizzati tengono segreto il fatto di aver deciso di sottoporsi a tale operazione chirurgica e non raramente alcuni si pentono della decisione presa, ripristinando la giunzione dei dotti tramite vasovasostomia. La possibilità di reversibilità varia dal 40% al 90% ed è relativa al tempo trascorso dall’intervento e alla qualità degli spermatozoi al momento della vasectomia. Al fine di consentire un’inseminazione artificiale post vasectomia, alcuni pazienti scelgono di preservare in una banca del seme un campione del loro sperma prima dell’operazione di sterilizzazione; la scelta nasce dal fatto che tale operazione non è reversibile nel 100% dei casi. La vasectomia è una forma di contraccezione radicale e particolarmente sicura ma poiché alcuni spermatozoi sono immagazzinati a valle della legatura (ampolla del deferente) vanno utilizzati altri metodi di contraccezione per alcuni mesi successivi all’operazione, infatti la percentuale di fallimento è del 3,5% a distanza di 5 mesi; un esame dell’eiaculato potrà essere utile nei mesi successivi per accertare l’assenza assoluta di spermatozoi. La più comune complicazione a lungo termine conseguente alla vasectomia è la sindrome da dolore post-vasectomia (PVPS). Problematiche successive possono riguardare una reazione immunologica che produce anticorpi sperma-agglutinanti e/o sperma-immobilizzanti, che può condizionare negativamente il ripristino del potenziale di fertilità una volta si sia deciso di sottoporsi a un’operazione per ricanalizzare i dotti deferenti. ¶ Comp. vaso (deferente) + suff. –ectomia, dal gr. temno, tagliare.
STORIA: Eugen Steinach (1861-1944) fu un fisiologo viennese che dedicò buona parte della propria vita alla ricerca endocrinologica. È da attribuire a Steinach l’idea che le gonadi fossero delle ghiandole secernenti sostanze che avrebbero influenzato la sessualità. In seguito a trapianti su cavie di sesso femminile di tessuti gonadici maschili (e viceversa) il fisiologo osservò cambiamenti comportamentali corrispondenti al sesso opposto rispetto a quello genetico; questo portò alla successiva idea che l’omosessualità potesse dipendere da disfunzioni ghiandolari. Un’altra teoria di Steinach era relativa al fatto che l’invecchiamento nell’uomo fosse principalmente dovuto ad un calo nella produzione ormonale da parte delle cellule di Leydig del testicolo; vasectomizzando dei ratti, il fisiologo notò l’atrofizzazione delle cellule seminali e la proliferazione delle cellule di Leydig. Ne derivò l’indicazione e la pratica della vasolegatura unilaterale (Operazione di Steinach) come mezzo per interrompere l’invecchiamento e acquistare un rinnovato vigore sessuale. Anche Sigmund Freud nel 1923 si sottopose all’operazione di Steinach nel tentativo di contrastare il cancro alla mandibola che lo affliggeva; l’operazione non salvò la vita al padre della psicanalisi così come in effetti non poteva contrastare gli effetti dell’invecchiamento. Con l’evoluzione delle conoscenze scientifiche le idee di Steinach furono screditate e la fama di quelle attribuita al clima culturale che le approvò e ne decretò il successo.
VEDOVO, sindrome del Disturbo che rientra nelle disfunzioni da desiderio sessuale ipoattivo consistente nell’inibizione del desiderio che si declina in episodi di deficit erettivo. Il calo del desiderio e delle fantasie erotiche, successive alla morte della coniuge o alla perdita della compagna (anche per separazione), è conseguente a lunghi periodi d’astinenza sessuale e/o a una non avvenuta elaborazione del lutto o dell’abbandono, spesso legata a sensi di colpa.
VEE Triade poliamorosa in cui due membri sono legati soprattutto per l’azione del terzo, detto pivot o hinge (perno), il quale ha una buona intesa affettivo-sessuale con i due, mentre questi, fra loro, non hanno un particolare feeling. Senza la presenza del pivot la triade si scioglierebbe molto velocemente. → poliamore. ¶ Etimo incerto.
VELO VERGINALE Velo indossato dalla sposa per coprire il capo, che l’usanza passata voleva coprisse il volto e che in seguito all’unione matrimoniale poteva essere sollevato dal marito. Il velo è metaforicamente simbolo della verginità della donna che si sarebbe presentata illibata all’altare; il gesto del marito indicherebbe, altrettanto metaforicamente, la deflorazione. Con il termine velo verginale, infatti, s’indicava anche l’imene.
VENERE 1) Donna di notevole bellezza. 2) Anticamente, amore sessuale, coito. ¶ Dal nome della divinità della Roma classica corrispondente all’Afrodite della mitologia greca, dea della bellezza, dell’amore e della fecondità; dalla radice van- anche nel sscr. vanari, desiderare, amare.
VENEREO Relativo al sesso e ai rapporti sessuali. ¶ Dal lat. venereus, amore sessuale.
VENEREOFOBIA Timore irrazionale di contrarre malattie veneree. Per estensione del concetto, timore dei rapporti sessuali. Sovente correlata a rupofobia e comportamenti ossessivo-compulsivi mirati ad evitare le situazioni reputate potenzialmente contagiose. → venereo.
VENEREOLOGIA Ramo della medicina che si occupa dello studio delle malattie trasmesse per via sessuale e del controllo epidemiologico di esse. → venereo.
VENERE PRAEPOSTERA Loc. obsoleta indicante il coito anale. ¶ Dal lat. venere, amore sessuale (coito) + praeposterus, al rovescio, invertito.
VENERE SOLITARIA Sesso solitario, masturbazione.
VENERE VAGANTE Sin. di prostituta, passeggiatrice.
VENIRE Nel linguaggio colloquiale, con il significato di raggiungere l’orgasmo. In tutte le lingue più diffuse, il verbo venire può assumere, in base al contesto, questo significato figurato: come o cum (ing.), kommen (ted.), venir (fr.), venir (spa.).
VERGA Sin. pop. di pene. → simbolo fallico.
VERGINE CONSACRATA In ambito religioso, donna che ha dedicato la propria vita a Dio, promettendo una castità perpetua e uno stato d’illibatezza.
STORIA: Se volete determinare se una vergine è stata corrotta, macinate fiori di giglio e le particelle gialle che stanno nel fiore, e date alla donna questa sostanza da mangiare. Se è corrotta, andrà immediatamente ad urinare. (Alberto Magno, 1478 ca.)
VERGINE FISICA Anche demivierge, o virgo intacta. Donna vergine che si permette tutti quei rapporti sessuali che non causano la deflorazione; in tal modo preserva una verginità genitale. Il comportamento della vergine fisica nasce nella maggior parte dei casi dalla necessità di conciliare il desiderio sessuale con i dettami di una cultura che vuole la verginità come valore e/o stato necessario per poter contrarre matrimonio. In pratica qualsiasi rapporto sessuale praticato da una ragazza vergine fa di essa una vergine fisica ma, nella fattispecie, la demivierge ovvia all’impossibilità della penetrazione vaginale concedendosi rapporti anali. Dal momento che nelle culture per le quali la verginità era un valore tanto importante, il sesso anale era generalmente giudicato ancor peggio dei rapporti prematrimoniali, la demivierge correva il rischio di esporsi ad una vergogna sociale ancora maggiore. D’altronde in molte società in cui divenne nota la figura della vergine fisica vi era una consapevolezza generale rispetto all’illibatezza di facciata ma tale comportamento subdolo veniva accettato, anche se non apertamente, purché venisse garantita una verginità fisica da poter portare come dote fondamentale il giorno delle nozze.
APPROFONDIMENTO: Benché gli atti sessuali non-coitali, come ad esempio il sesso orale e anale, siano comuni, poche ricerche hanno studiato sistematicamente questi comportamenti tra gli adolescenti. Un recente studio realizzato da Lindberg et al. (2008) ha cercato di indagare quali fattori siano associati al sesso orale ed anale, e se gli adolescenti effettivamente sostituiscano con essi il rapporto vaginale per preservare la verginità. Lo studio ha analizzato i dati offerti da 2271 ragazzi statunitensi dai 15 ai 19 anni, i quali hanno compilato dei questionari autosomministrati e anonimi. Il 50% del campione totale aveva avuto un’esperienza di rapporto completo vaginale, il 55% aveva fatto sesso orlale e l’11% aveva sperimentato il sesso anale. Lo studio ha messo in luce che i ragazzi provenienti dai nuclei famigliari più agiati avevano avuto maggiori esperienze di sesso orale e anale, mentre quelli di livello sociale meno abbiente avevano avuto più coiti vaginali. I soggetti con un atteggiamento più tradizionale in fatto di sesso erano meno inclini a sperimentare il sesso orale. Sia fra i maschi che fra le femmine, i soggetti erano più disposti ad ammettere di aver ricevuto il sesso orale piuttosto che averlo fatto a qualcuno. Per gli adolescenti che avevano già sperimentato un coito vaginale (non-vergini) era più probabile aver anche fatto sesso orale e anale: l’87% dei non-vergini aveva fatto sesso orale contro il 26% dei vergini, mentre il 21% dei non-vergini avevano fatto sesso anale contro l’1% dei vergini. Non vi sono prove che gli adolescenti vergini usino il sesso orale come sostituto del rapporto vaginale in modo seriale, cioè con più partner, infatti la maggior parte dei giovani (67%) che avevano fatto sesso orale ma non vaginale, avevano avuto nella loro vita solo un partner. Fra i giovani che avevano iniziato ad aver rapporti sessuali sei mesi prima della somministrazione del questionario, solo il 6% faceva anche sesso anale, mentre la stessa pratica sessuale era realizzata dal 27% dei soggetti che avevano iniziato ad avere esperienze di sesso vaginale almeno tre anni prima. I risultati mostrano che il sesso non-coitale è una normale componente del comportamento sessuale per molti adolescenti sessualmente attivi. Il sesso orale e quello vaginale tendono ad andare di pari passo, mentre il sesso anale è qualcosa che gli adolescenti sperimenterebbero dopo qualche tempo dall’inizio dell’attività sessuale.