PEDOFILIA Cronofilia nella quale si ha attrazione sessuale verso bambini prepuberi, cioè di 13 anni o più giovani; il soggetto pedofilo per essere definito tale deve avere almeno 16 anni. Sia i maschi che le femmine possono essere oggetto d’interesse anche se in genere ogni individuo pedofilo ha un suo genere sessuale d’elezione, così come una specifica fascia d’età infantile d’interesse. All’attenzione clinica giungono più spesso episodi di pedofilia mirata alle bambine, così come agiti da individui di sesso maschile, nondimeno esiste una vasta aneddotica che dimostra come vi sia anche una pedofilia femminile il più delle volte di tipo incestuoso, ovvero messa in atto dalle madri verso i propri figli (→ nepiocnisi); per ovvi motivi quest’ultimo fenomeno raggiunge raramente l’attenzione clinico-giuridica, comunque meno dell’atto pedofilo compiuto dal soggetto maschio che più sovente manifesta la propria tendenza in maniera tale da attirare l’attenzione pubblica. La pedofilia in genere è una tendenza psicologica egosintonica, ovvero è vissuta dal soggetto che la esperisce come non profondamente conflittuale rispetto all’immagine di sé; il pedofilo tenderà a giustificare e a razionalizzare gli atti sessuali compiuti con i bambini come gesti d’amore, non dannosi per essi o in qualche modo ricercati dai bambini stessi i quali avrebbero provocato il soggetto con atteggiamenti sessualmente provocatori. Di fatto il pedofilo, in una maniera soggettiva e distorta, ama i bambini e se ne prende cura anche se tanta attenzione è sovente mirata a fare in modo che il bambino non riveli ad altri adulti la natura della relazione che è stato portato a vivere. In ogni caso la pedofilia non va confusa con il pedosadismo, connotato da estrema violenza nei confronti dei minori. All’interno del fenomeno della pedofilia si possono delineare delle differenziazioni. La pedofilia esclusiva è propria di un soggetto attratto unicamente da bambini. La pedofilia non esclusiva è caratteristica di coloro che possono provare attrazione sessuale anche per soggetti adulti. La pedofilia latente è caratteristica del soggetto che ha una modalità di eccitamento pedofilo ma non agisce in maniera diretta le fantasie, cioè non abusa sessualmente dei bambini; può però fare uso di pedopornografia. La pedofilia latente è quella che più spesso è vissuta con disagio dal soggetto che è consapevole del valore patologico delle proprie fantasie ma tenta in ogni modo di reprimerle, soprattutto sul piano reale. Nella pedofilia attiva le fantasie vengono realizzate, in maniera più o meno violenta. Relativamente a questi soggetti, alcuni autori hanno suggerito di utilizzare il termine pedomania che indicherebbe proprio la tendenza di coloro che agiscono il loro impulso contro i bambini a differenza del pedofilo che invece è attratto dai bambini ma si trattiene dal molestarli. Nella pedofilia situazionale un individuo compie atti sessuali con un minore di 13 anni non perché quest’ultimo rappresenti un soggetto sessuale ideale ma in quanto più accessibile, in mancanza di un partner maggiormente consono. La pedofilia è una parafilia con decorso che tende alla cronicità, specialmente per coloro che sono attratti da prepuberi maschi; questo sottogruppo di pedofili mostra un tasso di recidività che è doppio rispetto a chi è attratto dalle bambine. La legge italiana punisce penalmente non sono i pedofili attivi, ma anche coloro che distribuiscono e detengono materiale pedopornografico, così come coloro che pubblicizzano attività legate al comportamento pedofilo (turismo sessuale). La castrazione chimica con somministrazione di antiandrogeni non solo è una soluzione limitata al paziente di sesso maschile ma non fa che limitare il sintomo abbassando il desiderio sessuale, mentre non agisce minimamente sul disturbo psicologico; appare quindi più sensato affiancare il trattamento farmacologico ad una terapia psicologica che il paziente dovrà seguire per diverso tempo. Uno dei pochi argomenti portati a favore della pedofilia, naturalmente solo da chi condivide tale forma di parafilia, è quello per cui l’inaccettabilità del rapporto sessuale adulto-bambino è legata al costume sociale e a un determinato tempo storico; per corroborare la tesi si portano esempi di antiche società (in genere la Grecia classica) fra le quali era diffusa la pedofilia, così come altri esempi di unioni, anche coniugali, fra uomini adulti e bambine. Tali excursus storico-antropologici a favore della pedofilia sono deboli sia sul piano scientifico sia su quello storico. Infatti nell’antica Grecia con il verbo “paidophilein”, s’indicava l’amore fisico con ragazzi puberi mentre il sesso con quelli prepuberi era punito severamente. D’altro canto, se pur vero che in diverse società e in diversi tempi storici venivano promesse in matrimonio bambine in età prepuberale, queste non venivano date in sposa all’uomo adulto almeno fino alla comparsa delle mestruazioni in quanto avrebbe avuto ben poco senso unirsi in matrimonio ad una donna non ancora fertile. Benché in tempi passati e con mezzi più o meno leciti diverse persone potessero aver accesso sessuale ai giovani prepuberi, questo non toglie che tale comportamento fosse patologico, benché non espressamente condannato dalla cultura del luogo, così come, ad esempio, la tortura non era meno inumana solo per il fatto che la maggioranza non la considerasse tale. L’impossibilità a considerare la pedofilia una semplice variazione sessuale potenzialmente accettabile date determinate condizioni sociali, poggia su basi fisiologiche e psicologiche. Un bambino prepubere non ha compiuto ancora uno sviluppo fisiologico tale da poterlo ritenere adatto ad avere un rapporto sessuale (soprattutto con un adulto) e, se pure fosse fisicamente pronto, questo non significa che abbia la maturità psicologica per vivere il gioco o il rapporto sessuale comprendendone elementi e confini. A maggior ragione il rapporto sessuale fra adulto e bambino è profondamente sbilanciato poiché i due vivono l’evento su due piani esperienziali nettamente impari: l’adulto ha una superiore conoscenza dell’atto, del piacere, della reazione fisica e delle conseguenze di essa, il bambino invece è sguarnito non solo dell’esperienza ma delle capacità cognitive di elaborare l’esperienza in maniera matura. Non fosse altro che per tale disuguaglianza, appare sensato che le prime esperienze sessuali di scoperta di sé e dell’altro avvengano con coetanei che condividono l’imperizia, l’incertezza e una sana malizia non votata alla manipolazione. La seduttività che molti pedofili leggono nel comportamento infantile è del tutto distorta dalle aspettative del pedofilo stesso: il fatto che un bambino sappia o si diverta ad imitare gli stili seduttivi di un adulto non significa che sia pronto a fare o voglia fare ciò che un adulto fa. Ancora, il fatto che un bambino non sia un individuo privo di una propria dimensione sessuale, non significa che desideri attuarla nel reale e soprattutto con le metodiche che userebbe un adulto. Infine, l’idea che possa venirsi a creare un rapporto d’amore fra un adulto e un bambino speculare a quello che può nascere e svilupparsi fra due adulti è da considerarsi l’ideazione bizzarra di un soggetto incapace di istaurare un rapporto affettivo con persone adulte e che quindi ripiega sui soggetti deboli e immaturi, incapaci di mettere in crisi il debole Io del pedofilo. Internet ha permesso una visione più manifesta del fenomeno: se da una parte i pedofili hanno avuto con la rete una possibilità enorme di coordinare e condividere i loro interessi sessuali, d’altra parte internet permette di monitorare e, in parte, limitare il fenomeno più di quanto prima potesse essere possibile. ¶ Dal gr. pais, -paidos, fanciullo.
TESTIMONIANZA: “Ho 25 anni e sono cresciuto in questo modo. Ha fatto veramente schifo essere discriminato per tutta la vita e sto provando con tutte le forze a combattere contro i vigilanti e la discriminazione contro la pedofilia. [...] Io non voglio far del male ai bambini ma posso capire che ci possa essere qualche atto pedofilo pericoloso, però questo succede anche per gli atti eterosessuali e quelli omosessuali. In ogni caso il sesso è l’ultima cosa che c’entra con la pedofilia, visto che quasi tutti i pedofili cercano una relazione con i bambini. Tutto ciò che voglio fare è divertirmi con i miei amanti ed essergli d’insegnamento, ma la società mi giudica come una persona pericolosa e violenta, come fossi solo malato e disgustoso. Come gli altri possano distorcere qualcosa di così paradisiaco proprio non lo so. [...] La maggior parte delle cose che senti dai media saranno negative quando si tratta della pedofilia, questo perché i media sono pesantemente censurati e sono soliti intrattenere le masse. Come lo studio di Rind et al.* che dice che in effetti la pedofilia è benefica per i bambini, ma questo non l’avrai mai sentito. Ci sono molte ricerche e ricercatori che hanno scritto positivamente della pedofilia ma queste cose si trovano solo nei più profondi recessi di internet” (Link) [* Il soggetto fa riferimento al controverso studio pubblicato nel 1998 da Bruce Rind, P. Tromovitch e R. Bauserman. Si trattava di una meta-analisi compiuta su studenti di college che avevano subito un abuso sessuale da bambini, la finalità era quella di capire se un abuso di quel tipo causasse danni psicologici severi e pervasivi. Lo studio concludeva che non vi fossero prove che ciò avvenisse e che il danno psicologico era semmai direttamente correlato al fattore della consensualità. Rind specificò che queste conclusioni non significavano che l’abuso su minore non fosse una cosa sbagliata o moralmente ripugnate e che i risultati non dovevano essere usati per promuovere revisioni delle leggi contro l’abuso sessuale su minore. Nonostante le rettifiche, lo studio venne condannato dalla Camera dei Rappresentati USA, cosa mai successa prima per una pubblicazione scientifica, e diversi colleghi ricercatori dimostrarono che il lavoro di Rind era pieno di errori metodologici e statistici: il campione era viziato (mancavano casi di abuso grave), non vi era standardizzazione dei dati, etc. Soprattutto, non solo Rind e Bauserman avevano pubblicato articoli su “Paidika”, una rivista non scientifica il cui fine era quello di dimostrare che la pedofilia è stata e rimane una legittima componente dell’esperienza umana (Dallam, 2001), ma entrambi nel 1997 si trovavano ad una conferenza pro-pedofilia in Olanda (Salter, 2003)].
TESTIMONIANZA: “Ho 13 anni e, all’età di 6, sono stata stuprata da un pedofilo che potrebbe giustificare il suo crimine come “produttivo”, “non-lesivo” e riferirsi a me come la sua “amata”. Ora, io non so quanto siano bassi i tuoi standard d’età rispetto ai tuoi “amanti”, ma anche a 19 anni un essere umano potrebbe essere ancora in uno stato mentale delicato. [...] Non sto dicendo che dovremmo rimanere vergini finché non ce ne andiamo di casa ma che la gente matura ad un proprio personale ritmo. Sicuramente i tuoi giovani “amanti” ti potrebbero dire che sono pronti per il sesso o ad ogni altra attività adulta che tu potresti fare con loro ma, come bambini e anche come adulti, noi diciamo ai nostri genitori che siamo pronti a fare qualcosa di nuovo quando in realtà non lo siamo. E, credimi o no, quelle piccole ragazzine in un certo modo ti vedono come una figura genitoriale e, a un certo punto, ti diranno di sicuro che sono pronte a fare qualcosa solo perché vogliono apparire mature, responsabili, vogliono essere prese sul serio ed essere trattate come adulte. Tu influenzerai la vita di questi bambini. Anche adesso, dopo anni che sono stata stuprata, vado dallo psichiatra quando potrei passare i miei sabati e i venerdì al cinema con gli amici. Io a stento capivo cosa stesse facendo quel pervertito con me e adesso questo è quello che io, la vittima, devo pagare. Davvero, pensa a quello che stai facendo. Credo onestamente che tu stia cercando di giustificare questi atti e la tua tendenza accusando la società: non è la società da condannare, ma sei tu, me e ogni altra persona che se ne frega. [...] Io stessa sono in una relazione con un giovane uomo che ha più di 18 anni. Ora potresti pensare che sono una sporca ipocrita, ma non è così. Lui spera che un giorno noi potremmo sposarci. [...] È finanziariamente stabile e vorrebbe davvero conoscere i miei genitori. Cosa succederà quando loro lo incontreranno? Probabilmente lo definiranno un pervertito e non me lo faranno più vedere. [...] Non ho più 6 anni e sono abbastanza matura da prendere le mie decisioni. [...] Comunque penso che tu ti sia fatto un’idea di come la penso. Stai attento, e non intendo stai attento a te ma alle bambine che non potrebbero capire cosa sta succedendo loro, le bambine alle quali potresti lasciare una ferita per l’eternità” (Link)
APPROFONDIMENTO: Ogni giorno la locuzione “child pornography” (pornografia infantile) viene digitata 116.000 nei motori di ricerca e circa 100.000 siti internet sono specializzati in contenuti pedofili. (dato familysafemedia.com)
PEDOPORNOGRAFIA Materiale pornografico che ritrae in atti sessuali o pose erotiche soggetti prepuberi. La legge italiana equipara la pedopornografia alla pornografia minorile, sicché la produzione e/o la detenzione di materiale pornografico che ha come soggetti degli individui inferiori ai 18 anni di età è considerata reato; ciò si applica anche a fotomontaggi, fotoritocchi o immagini fotorealistiche realizzate utilizzando scatti o parti di scatti di soggetti minorenni, anche se i fotomontaggi non ritraggono scene realmente accadute. La legge italiana non si applica ai disegni che siano chiaramente distinguibili come tali.
APPROFONDIMENTO: In un sondaggio internet al quale hanno risposto 16.244 persone di genere misto, è stato chiesto se, come adulti, si fossero avute esperienze sessuali con minori. Il 2% ha risposto “frequentemente”, il 14% “qualche volta”, l’82% “mai”, il 2% ha preferito non rispondere. Si è poi chiesto quale fosse l’età del minore con cui si era fatto sesso. l’81% non poteva specificarlo perché, come adulto, non aveva mai avuto un’esperienza sessuale con un minore, l’1% ha indicato la fascia d’età 0-5 anni, un altro 1% la fascia d’età 6-10, il 4% ha indicato la fascia d’età 11-15, mentre il 18% ha indicato la fascia d’età 16-18, il 2% ha preferito non rispondere alla domanda. Alla domanda che cercava d’indagare se l’atto sessuale fosse consensuale (questione alla quale ha risposto un campione misto di 9631 individui), il 30% ha risposto “sì”, l’11% “no” e il 59% ha preferito non rispondere. Nello stesso sondaggio si chiedeva se, come minorenni, si avessero avute esperienze sessuali con adulti. Un campione di genere misto di 16.398 individui così ha risposto: il 6% ha dichiarato che ciò è successo, o succede, “frequentemente”, il 19% ha risposto “qualche volta”, il 74% ha risposto “mai”, l’1% ha preferito non rispondere. In quale fascia d’età avvenivano gli atti sessuali? Il 72% del campione, sceso a 15.690 individui, affermava di non poter rispondere alla domanda poiché non aveva avuto esperienze sessuali come minorenne con un adulto, l’1% indicava la fascia d’età 0-5, il 3% dichiarava di avere avuto esperienze sessuali con un adulto mentre era nella fascia d’età 6-10 anni, il 10% indicava la fascia d’età 11-15, mentre il 12% indicava quella 16-18, l’1% preferiva non rispondere alla domanda. Gli atti sessuali erano stati consensuali per il 36% del campione (sceso a 10.778 individui rispetto a quest’ultima interrogazione) e non consensuali per il 16%; il 48% del campione preferiva non rispondere. (Link)
PEDOSADISMO Disturbo psicologico di matrice sadica che utilizza i bambini come vettore per scaricare aggressività e distruttività dalle quali dipende il piacere sessuale. Il pedosadico non è un pedofilo, sia nel senso etimologico del termine che nell’ottica del “tradizionale” pedofilo, il quale mira a sviluppare con il bambino un rapporto affettivo, inscrivendo in esso la sessualità. Nel pedosadismo il piacere deriva dalla sottomissione, la tortura e a volte l’annichilimento fisico del minore. Non sempre il pedosadismo ha connotazioni sessuali e quindi non può essere definito tout-court una parafilia, tuttavia non è raro che il pedosadico abusi sessualmente del minore anche se poi sono la violenza, il terrore, la sottomissione e il delirio di onnipotenza sulla vittima il motore primo del piacere del soggetto. Il pedosadismo ha evoluzione cronica e ingravescente, quindi rappresenta un raro caso di perversione che deve essere realmente combattuta poiché invariabilmente pericolosa. Sfortunatamente, causa il severo disturbo antisociale di cui sono affetti i sadici in generale (psicopatologia che impedisce loro di provare empatia, senso di colpa e genuina connessione umana) il pedosadico è un paziente generalmente ritenuto refrattario alla cura psicologica e altrettanto difficilmente la detenzione può sperare di correggere un antisociale sadico. → dippoldismo. ¶ Dal gr. pais, -paidos, fanciullo + sadismo.
PEEPSHOW Spettacolo erotico o pornografico in cui lo spettatore siede in uno stanzino privato che, attraverso un vetro, permette la visione su una stanza separata nella quale avviene lo spettacolo stesso. L’inserimento di monete o gettoni garantisce la visione dello show per un tempo proporzionale al valore dei soldi spesi, al termine del credito allo spettatore viene interdetta la visione tramite un meccanismo che oscura il vetro. In alcuni locali lo stanzino privato è corredato di strumenti igienici per i clienti che intendano masturbarsi mentre guardano lo show. ¶ Dall’ing. (to) peep, spiare.
PEGGING (BOB) Pratica sessuale nella quale una donna penetra l’ano di un uomo eterosessuale con una cintura fallica. L’acr. BOB sintetizza la frase ing. Bend Over Boyfriend, piegare (a 90 gradi) il fidanzato. ¶ Dall’ing. (to) peg, fissare, stabilizzare con una molletta o con un picchetto. Coniato il 21 giugno 2001 come esito di un concorso (Dan Savage's Savage Love) mirato a creare un neologismo per questa pratica che mancava di un termine specifico.
TESTIMONIANZA: “Credetemi, voi [uomini gay] non siete i soli a cui piace che si giochi con il proprio culo. All’inizio mi facevo qualche problema rispetto al fatto di essere gay. Ma non lo sono. Sono sposato e ho tre figli. Non provo alcuna attrazione per gli uomini. Penso che abbiamo bisogno di distruggere questo tabù. Mia moglie ama indossare lo strap-on [cintura fallica] e darmi una bella ripassata. Godetevela, abbiamo solo questa vita e non dovremmo essere imbarazzati nell’esplorare questo ed altri percorsi” (Da forum.pichunter.com - link non più attivo)
PEGGY LEE, sindrome di Reazione psicologica della donna al suo primo rapporto sessuale, che risulterebbe deludente in opposizione o forse a proprio a causa dell’idealizzazione e delle aspettative sociali legate ad esso. ¶ Dal nome della statunitense Peggy Lee (vero nome Norma D. Egstrom, 1920-2002), cantautrice in auge negli anni ’40-’60 che scrisse la canzone “Is That All There Is?" (È tutto qui?).
PELO Termine utilizzato per lo più in tono scherzoso come sin. di vulva o zona pubica femminile.
PENE Organo genitale esterno maschile. Anatomicamente può essere distinto in tre porzioni: la radice del pene, inserita nell’arco pubico e sita in profondità nello spessore del perineo anteriore; il corpo del pene, di forma cilindrica e rivestito completamente da cute; il glande, di forma conica posto all’estremità dell’asta del pene e rivestito da mucosa e coperto da pelle retrattile (prepuzio). Sulla punta del glande si apre il meato urinario del canale uretrale che attraversa tutto il corpo del pene; da esso viene scaricata l’urina ed eiaculato il liquido seminale. La radice, il corpo e il glande del pene hanno la capacità di passare da uno stato di flaccidità ad uno di erezione, poiché sono costituiti principalmente da tessuti e corpi spugnosi che, se irrorati di sangue, aumentano di volume.
TESTIMONIANZA: “Gli uomini di tutte le misure sono in genere troppo attenti al loro pene e non abbastanza al sesso. Per rimodellare la tua cucina non ti porteresti dietro solo un cacciavite, allo stesso modo non metterti a fare sesso pensando che lo strumento migliore per ogni lavoro possa essere il tuo pene” (Link)
PENE, allungamento e allargamento Procedura meccanica o di chirurgia falloplastica mirata all’aumento della lunghezza del pene. La procedura meccanica è relativa alla trazione del pene tramite un dispositivo estensore che dovrebbe sfruttare la caratteristica dei tessuti viventi in cui la forza di trazione provoca un aumento della divisione cellulare incrementandone il numero totale e di conseguenza la massa. Tali tipi di estensori non dovrebbero mai essere utilizzati senza prima consultare un andrologo che probabilmente farà notare come tale procedura di allungamento meccanico è più sovente causa di danni permanenti al pene che di centimetri guadagnati (→ jelqing). In ambito chirurgico, l’allungamento è realizzato tramite taglio dei legamenti superiori del pene i quali consentono un efficiente angolo d’erezione; tale procedura permette un allungamento di 2-4 cm per scivolamento in avanti della porzione interna del membro ma questo in genere a discapito dell’angolo d’erezione. Un’altra metodica indicata nel caso di soggetti sovrappeso con pene sepolto, riguarda la liposcuoltura sovrapubica che non agisce direttamente sul pene quanto sulla riduzione del grasso pubico che lo sovrasta. Associata alla richiesta di allungamento, vi è spesso quella d’ingrossamento del pene, cioè un aumento del diametro: cioè si ottiene tramite liposuzione ed innesto di tessuto adiposo al di sotto delle fasce superficiali del pene. Questo tipo d’intervento, allo stato attuale della pratica chirurgica, genera spesso dei risultati discutibili poiché il corpo rigetta o assorbe una porzione significativa dell'innesto e buona parte del grasso iniettato si agglomera in cisti prevedibilmente antiestetiche. Riguardo le procedure sopra descritte, la pratica andrologica fa notare come il più delle volte non vi sia alcuna necessità per il paziente di aumentare le dimensioni del pene, il quale risulta assolutamente nella norma, e gli aneliti di dimensioni maggiori riguardino solo una gratificazione sul piano psicologico.
TESTIMONIANZA: “Ne ho avuti alcuni grossi, alcuni piccoli, alcuni di dimensione media. Onestamente, gli unici ricordi brutti sono con quelli che erano così dannatamente enormi che mi hanno spaccata in due o quelli che non avevano idea di ciò che stavano facendo (ragazze, il buco sbagliato!). Ho sentito di donne che si lamentano un po’ di quelli che ce l’hanno piccolo ma, in passato, quelli per me non erano un problema. Se sentissi che uno al quale sono interessata ha un cazzo piccolo, non me ne fregherebbe. Un tentativo lo faccio. Le cose scopritele da te. Comunque, quando qualcuno dice che hai una figa larga [...] è assolutamente devastante. [...] Si pensa che gli uomini devono essere grossi e che le donne devono essere strette. Ma che cazzo vuol dire sta cosa?!” (Link)
PENE, frattura del Trauma penieno severo conseguente a piegamento eccessivo ed improvviso del pene in erezione. Impropriamente definito frattura, tale trauma in verità consiste nella lacerazione della tunica albuginea del pene che, rompendosi, produce un suono secco con conseguente dolore più o meno acuto e successiva infiammazione e tumefazione del pene. Il più delle volte la frattura del pene avviene durante un rapporto sessuale in cui la donna sta a cavalcioni sul corpo dell’uomo. In tale posizione un movimento coitale veloce e vigoroso della donna può estromettere quasi completamente il pene dalla vagina e quindi reimmetterlo nel canale vaginale in una frazione di secondo ma, data la velocità e il possibile non allineamento perfetto dei due organi genitali, il pene può battere contro l’osso pubico e/o curvarsi sotto la pressione del corpo della donna, ciò causa la rottura della tunica albuginea. La frattura del pene viene generalmente trattata d'urgenza con un intervento chirurgico. La complicazione più comune conseguente a tale trauma riguarda un incurvamento permanente del pene (induratio penis plastica) per fibrosi del settore della tunica albuginea che si è lesionato.
PENE, invidia del Loc. di origine psicanalitica, indicante la reazione psicologica della bambina alla realizzazione di non avere il pene; questo sarebbe un momento centrale nello sviluppo psicosessuale della donna, soprattutto formativo rispetto alla sua identità sessuale. La percezione traumatica di non possedere il pene spingerebbe la bambina a desiderare di averne uno, ad indirizzare il proprio desiderio sessuale verso il padre (che ha il pene) disinvestendo le pulsioni prima dirette verso la madre, ora colpevolizzata e svalutata per lo stato di “castrazione”. L’amore per il padre si accompagnerebbe al desiderio di eliminare la madre rivale che però viene anche imitata e ammirata. Il timore inconscio di essere punita per il desiderio sessuale verso il padre e per i desideri negativi diretti contro la madre spingerebbero la bambina a spostare il proprio interesse sessuale verso gli uomini in luogo del padre. → angoscia di castrazione, complesso di Elettra.
PENE IMPRIGIONATO O in lat. penis captivus, pene intrappolato. Situazione per la quale, durante il coito, un’estrema contrazione dei muscoli vaginali bloccherebbe come una morsa il pene eretto in vagina, impedendo il reflusso sanguigno e quindi la detumescenza. I partner rimarrebbero perciò “uniti” attraverso gli organi sessuali; lo stato di ansia generato dalla situazione impedirebbe alla donna di rilassarsi e rilasciare la muscolatura, solo l’intervento medico avrebbe la possibilità di risolvere la situazione. Il fenomeno del penis captivus è molto noto a livello popolare ma non vi sono serie evidenze mediche che l’evento possa avere luogo, almeno non nella misura in cui viene comunemente descritto. L’unico caso registrato in una pubblicazione medica (British Medical Journal) sarebbe avvenuto nel 1947. ¶ Il termine è stato coniato nel 1884 dal giornalista Egerton Yorrick Davis (vero nome Sir William Osler) che scrisse un articolo inventando un episodio di penis captivus e popolarizzando il fenomeno.
PENE PICCOLO, complesso del Preoccupazione ossessiva e il più delle volte immotivata relativa alle dimensioni del proprio pene. La questione della forma e della dimensione del pene interessa l’uomo soprattutto in età adolescenziale, quando cioè non ha ancora avuto modo di sperimentare che il proprio pene ha dimensioni sufficienti per consentire rapporti sessuali gratificanti sia per sé sia per il/la partner. Tuttavia, così come avviene per il seno femminile, la società e la pornografia esercitano una forte pressione immaginativa rispetto alla dimensione ideale dei genitali. Vale forse la pena ricordare che il 95% della popolazione maschile mondiale possiede un pene in erezione di lunghezza variabile dai 10,7 ai 19,1 cm, e per il 65% degli uomini la lunghezza del pene è di 15 cm ± 1,5 cm; la circonferenza a metà del corpo del pene eretto è mediamente di 12,6 cm ± 1,3 cm. Il pene non eretto può essere di lunghezza più variabile (mediamente 9 cm ± 2 cm) e non necessariamente un pene più lungo della media in stato flaccido raggiunge una lunghezza sopra la media in erezione, anzi sovente l’erezione di un pene che in stato flaccido ha lunghezza normale è proporzionalmente maggiore di quanto osservabile per un pene lungo in stato flaccido. Sono in effetti molto pochi gli uomini che possiedono un microfallo per i quali ha senso cercare aiuto medico in visione di una falloplastica. In ogni caso, a prescindere dai timori infondati dell’uomo e dalla non necessità anatomica di possedere un pene sovradimensionato per avere una vita sessuale gratificante, la lunghezza del pene deve avere avuto un valore d’attrattiva per la femmina umana se l’uomo manca dell’osso penieno e, a paragone dei primati superiori, ha un pene di lunghezza nettamente superiore. Da un punto di vista evoluzionistico, la perdita dell’osso penieno, presente in tutti i primati e in quasi tutti i mammiferi, ha consentito alla femmina umana di avere qualche indizio in più rispetto allo stato di salute di un potenziale partner riproduttivo, infatti un pene senza un osso di sostegno deve garantire la rigidità erettiva di per sé e questa è influenzata da variazioni di pressione sanguigna o da problemi di circolazione. La superiore lunghezza del pene umano rispetto a quella del pene dei primati può essere giustificabile, sul piano evoluzionistico, come il risultato di una selezione operata dalla femmina che ha trovato più attraente un fallo di lunghezza superiore alla media, anche perché il pene nel maschio umano, una volta acquistata la posizione eretta, diventa un organo palesemente visibile. Per la donna, il valore aggiunto di un pene di lunghezza e soprattutto di circonferenza corposa implica non solo un’attrattiva visiva ma, nel coito, una maggior tensione delle pareti dell’ostio e del canale vaginale. Tuttavia se la lunghezza media del pene in erezione nella popolazione maschile si è attestata sui 15 cm, per gli stessi motivi di selezione naturale sopra esposti, significa che la maggior parte delle femmine hanno scelto per la riproduzione partner aventi un pene di tale lunghezza o, se non altro, hanno ritenuto che altre qualità fisiche e psicologiche potessero essere un incentivo maggiore all’accoppiamento, rinunciando magari a maschi con il pene più lungo. In una ricerca condotta dall’autore su 100 donne eterosessuali (17- 49 anni) le quali hanno avuto la possibilità di rispondere in forma anonima a diverse questioni sessuali, è risultato che la lunghezza del pene eretto ritenuta ottimale in un partner sarebbe di 17 cm ± 1 cm, con una proporzionalità diretta fra età della donna e lunghezza del pene desiderato, sarebbero cioè le donne nella fascia d’età 31/39 ad essere più attente alla dote genitale dell’eventuale partner (media 18,1 cm). Per l’85 % del campione, tuttavia, le capacità sessuali del partner contano di più della lunghezza del pene e solo per il 7 % le dimensioni del pene sono un fattore di assoluta importanza nella scelta del compagno. Tuttavia val la pena segnalare un’incongruenza risultata dalle risposte offerte dal campione: circa il 50% dei soggetti che hanno espresso una chiara attenzione nei confronti degli organi genitali maschili di una dimensione sopra la media (lunghezza e circonferenza), una volta interrogate sulla dimensione preferita, hanno riportato misure inferiori rispetto alla parte del campione che si dichiarava poco o per nulla interessata alle misure del pene. Nello stesso modo circa il 50 % di quest’ultimo campione suggeriva misure sopra la media. Ne deriva che il concetto di pene “lungo e grosso” sia, alla fine, qualcosa strettamente relativo alla visione e alle necessità soggettive. È verosimile che buona parte delle donne, potendo, preferirebbe un partner con un pene di lunghezza sopra la media (maggiore di 15 cm meno di 20 cm), così come per la maggior parte degli uomini una donna con il seno florido e le natiche sode risulta più attraente, ciononostante questo fattore è molto poco determinante nella scelta finale di un partner sul quale si compie un serio investimento affettivo, così come la dimensione del seno in una donna o la perfezione del suo fondoschiena non sono la conditio sine qua non nella scelta di una compagna da parte della media della popolazione maschile. → complesso del seno.
APPROFONDIMENTO: In un’inchiesta sul sesso condotta nel 2010 su un campione di 4000 donne eterosessuali (il 68% del campione era nella fascia d’età 18-35, il 50% circa viveva in una grande città USA) è stato chiesto quanto fossero importanti per loro determinate caratteristiche fisiche partner sessuale. Rispetto alla domanda relativa all’importanza della dimensione del pene, il 5,4% del campione ha affermato che essa non conta affatto, il 38% ha detto che conta relativamente, il 35,4% ha affermato che la dimensione del pene è una cosa importante, il 15,8% ha dichiarato che la cosa è molto importante e il 4,6% ha affermato che la dimensione del pene del partner è una cosa estremamente importante. È stato poi chiesto quanto contasse la resistenza, ovvero la capacità di mantenere l’erezione. L’1,4% ha dichiarato che la cosa non conta affatto, l’11% ha dichiarato che la cosa conta relativamente, per il 33,8% del campione la cosa è importante, il 38,2% del campione ha affermato che la resistenza è molto importante, mentre il 15,6% del campione ha affermato che la cosa è estremamente importante. (Link)
TESTIMONIANZA: “Io, francamente, preferisco quelli sotto la media. Forse perché sono delicata ma, come ha detto qualcun’altra, ci sono molto più opzioni. Ironicamente il mio partner è piuttosto ben dotato ma anche dopo parecchi anni insieme trovo che ci siano certe posizioni e variazioni che proprio fanno male se lui non sta attento (mi colpisce la cervice o dà colpetti all’ovaio per errore, e non parliamo neanche del sesso anale...). Ma chi vuole fare sesso stando attento? I peni piccoli sono meglio (comunque, qualcosa come il 90% delle terminazioni nervose nella vagina sono nel terzo esterno), puoi fare più cose e (nella mia esperienza) quando si tratta del sesso orale e te lo puoi prendere tutto in bocca, be’, ti vedono come una superstar. L’altro vantaggio è che i ragazzi con il pene più piccolo ce la mettono tutta. Ho avuto un partner in passato con un pisellino, e lui era un genio con la sua bocca e le mani. Non avevo nessun problema di dolore, in particolare se stavamo in certe posizioni. Alla fine è una questione di preferenze e, se da una parte mi spiace per gli uomini che percepiscono la loro virilità come inadeguata, per lo meno il problema non è visibile (e lo dice una piatta sul petto fino ai vent’anni che ha trovato che in giro ci sono un sacco di brillantoni che amano fare commenti anche su quello)” (Link)
TESTIMONIANZA: “Ovvio che conta. Quelle che dicono che non conta, mentono. Più che la lunghezza è importante la circonferenza: ti fa sentire più piena, più tirata. Ho avuto un tipo che era davvero ben dotato e non eravamo insieme, ci conoscevamo da anni, alla fine è diventato uno scopamico: quando lo facevamo si sentiva la differenza. Uno grosso è bello da tenere in mano o per fare sesso orale o il resto. Da vedere anche. Però per il sesso anale, zero, non esiste: un pene grosso farebbe troppo male” (t.r.a.)
PENETRAZIONE In ambito sessuale, inserimento del pene in vagina, nel retto o nella bocca. La penetrazione vaginale profonda è una forma di penetrazione nella quale il pene viene introdotto in vagina alla massima profondità possibile relativamente alla lunghezza del membro in erezione e di quella della vagina che lo ospita.
STORIA: Alcune donne amano masturbarsi introducendo nella loro vagina una barra d’avorio o un piccolo sacchetto riempito di semi. Tali strumenti per la soddisfazione personale sono ladri di vita. Essi causano alla donna un invecchiamento anticipato e una morte prima del tempo. (Fang Nei Chi, 590-618 a.C.)
PENETRAZIONE, angoscia di Forma di ansia sessuale che prende la forma di un drastico calo del desiderio erotico non appena viene introdotto il pene in vagina con impossibilità di portare a termine il coito. Chi soffre di tale angoscia ha peraltro un livello di desiderio sessuale normale e nessun deficit erettivo al di fuori del rapporto sessuale penetrativo. Sovente coloro che hanno questo problema sono abili seduttori che però evitano, con le varie partner che conquistano, di arrivare al coito. L’origine di tale ansia può risalire ad un primo insuccesso sessuale o, in alcuni casi, essere il sintomo di un’omosessualità latente.
PENILINGUO Anche penilingio. Sin. di fellazio. ¶ Dal lat. penis, pene + lingere, leccare.
PENOIDE Oggetto dalla forma di pene utilizzato per atti sessuali; sin. di fallo artificiale.
PEODEICTOFILIA Sin. di esibizionismo. In senso stretto, parafilia di colui che si eccita nel mostrare agli altri i propri genitali. ¶ Dal gr. peos, pene + deiktos, mostrato.
PERCOSSOFILIA Variazione sessuale caratterizzata dal bisogno di percuotere o subire percosse per eccitarsi. È una parafilia di tipo sadomasochistico.
PERCUSSION PLAY Insieme delle pratiche sessuali relative alle percosse con o senza oggetti. → flagellazione; spanking. ¶ Ing.: gioco di percussione.
PERDITA 1) Perdita vaginali o bianche, sin. di leucorrea. 2) Perdita seminale, sin. di spermatorrea.
PERINEO Regione muscolare delimitata anteriormente dalla sinfisi pubica, posteriormente dal coccige e ai lati dalle tuberosità ischiatiche. Nell’uomo è la parte che sta fra lo scroto e l’ano, mentre nella donna fra l’orifizio vaginale e l’ano. La distanza ano-genitale è nell’uomo generalmente due volte più lunga rispetto a quella della donna. Il perineo è una zona erogena.
PERIODO REFRATTARIO Lasso di tempo seguente all’orgasmo in cui non è possibile ottenere una risposta sessuale fisiologica di erezione del pene o, nella donna, del clitoride, cioè una refrattarietà alla stimolazione fisica. Si ritiene che la donna non sperimenti un vero e proprio periodo refrattario. Il maschio invece, dopo il periodo prepuberale nel quale può sperimentare orgasmi in rapida successione ma senza eiaculazione, sperimenterà sempre un periodo refrattario successivo all’esperienza orgasmica e questo sarà in genere proporzionale all’età del soggetto anche se il fenomeno si presenta con una certa variabilità. Mediamente un maschio diciottenne ha un periodo refrattario di 15 minuti, un maschio di 30-40 anni ne avrà uno di mezz’ora, fino a raggiungere le 24 ore o più nella terza età. La durata del periodo refrattario è anche direttamente proporzionale al numero di eiaculazioni ravvicinate. La funzione del periodo refrattario non è accertata ma si suppone possa servire a garantire una funzione d’intervallo fra le copule in modo che vi sia sempre una certa quantità di sperma disponibile per la fecondazione e tale da evitare un’eccessiva attività sessuale che porterebbe il maschio all’esaurimento fisico.
APPROFONDIMENTO: Le donne non esperiscono ciò che può essere definito un periodo refrattario post-orgasmico, e quindi, dopo un primo orgasmo, la stimolazione sessuale può essere protratta fino ad un successivo orgasmo senza soluzione di continuità. Tuttavia diverse donne, dopo l’orgasmo, avvertono un’ipersensibilità al clitoride tale da impedire che si possa compiere un’ulteriore stimolazione che in effetti risulterebbe fastidiosa se non del tutto dolorosa.
PERIPATETICA Sin. desueto di passeggiatrice, prostituta che batte il marciapiede.¶ Dal fr. péripatéticienne, dal gr. peripatos, la passeggiataparte del giardino del Liceo ad Atene dove Aristotele teneva le proprie lezioni.
PERSPICILLOFILIA Parafilia feticistica legata agli occhiali e alle persone che li indossano. In questo tipo di feticismo l’indossare occhiali o fare sesso con una persona che li indossa è l’elemento catalizzatore del piacere; un atto tipico della perspicillofilia, o in ing. glasses fetish (feticismo per gli occhiali), è l’eiaculazione sul volto del partner cercando d’indirizzare il getto di sperma sulle lenti. → spexy. ¶ Dal lat. moderno perspicillum, occhiale; termine coniato dall'autore (2010).
TESTIMONIANZA: “Io ho questo feticismo. Ad un livello estremamente elevato. Se perdo la testa (perfetta combinazione di musica, ambiente e partner) posso pure arrivare ad adorare gli occhiali [vedi adorazione]. Proverò a spiegarti questo feticismo prendendo me come riferimento. Tutti sappiamo che gli occhiali contengono alcune scintille d’intelligenza poiché riflettono la luce, etc. etc. e contengono pure qualche tipo d’innocenza. Tieni conto che gli occhiali, nel momento dell’orgasmo, richiamano qualcosa relativo alla verginità. Almeno per me. [...] La consistenza, la trasparenza, le rifrazioni e i piccoli arcobaleni, la riflessione e la purezza. Io mi riferisco sempre al concetto degli occhiali con timore reverenziale. Alcune volte posso anche inchinarmi. La montatura, anche quella è una cosa importante. Essa creano legami fra cose del mondo esterno. Un oggetto incorniciato non appartiene a questo mondo, esso appartiene ad un proprio mondo; così come le cornici di un artista significano molto per me in ragione della forma. Queste due cose messe insieme e poste davanti agli occhi [...] Lasciami adorare la pura perfezione” (Link)
PERVERSIONE Comportamento sessuale deviante dalla norma e patologico nelle sue qualità psicologiche. Il termine perversione non pare oggigiorno adatto a descrivere le molteplici variazione della sessualità umana, per la sua connotazione negativa aprioristica secondo la quale esiste un percorso sessuale naturale e corretto e quindi una serie di deviazioni su tale percorso tutte più o meno patologiche. È lecito tuttavia utilizzare il termine perversione per descrivere quei comportamenti sessuali che implichino violenza o abuso, o quelli in cui l’attrazione è rivolta ad oggetti abnormi, come ad esempio accade nella necrofilia. Con perversione polimorfa, in ambito psicanalitico, si intende una dimensione sessuale, normale nei bambini e anormale nell’adulto, che comprende diversi tipi di gratificazione sessuale fra cui alcuni o tutti gli aspetti dello sviluppo sessuale prima dell’investimento pulsionale nella zona genitale. ¶ Dal lat. pervertere, sconvolgere, invertire.
PERVERSITÀ Comportamento abitualmente o episodicamente contrassegnato dalla ricerca consapevole di piaceri viziosi.
PERVERTIBLE Attributo di oggetti di uso comune che possono essere riconvertiti all’utilizzo in giochi sessuali sadomaso e bondage, come può essere per le candele nei giochi con la cera calda, le mollette da bucato per pinzare la pelle, oggetti con i quali masturbarsi, etc. ¶ Coniato da David Stein, attivista BDSM, composto dall’ing. pervert, perverso + convertible, convertibile.
PESCE Sin. gerg. di pene.
PETIT MORT Loc. che allude metaforicamente all’acme del piacere, ponendo un parallelismo fra il decesso e l’orgasmo in cui avviene un rilascio di forza vitale al quale segue un breve ma intenso periodo di rilassamento, melanconia e trascendenza. → tristezza post coitum. ¶ Fr.: piccola morte.
PETTICOATING O pinaforing. Attività sessuale relativa all’indossare e soprattutto al fare indossare ad un uomo abiti femminili, soprattutto capi d’abbigliamento intimo quali culottes e leziose gonne. Si tratta di una forma di femminilizzazione forzata (sissificazione) e di umiliazione tipica dell’ambito SM, motivo per cui viene anche definita petticoat discipline in quanto il sub viene disciplinato tramite l’obbligo ad abbigliarsi con abiti femminili. ¶ Dall’ing. petticoat, gonnellina.
TESTIMONIANZA: “Adesso ho 54 anni ma, come per molti di voi, tutto è iniziato quando ero uno studentello. Ero solo un bambino, abbastanza viziato da entrambi i genitori che lavoravano tutto il giorno. Spesso passavo i weekend e i giorni di vacanza a casa di mia zia Con, a lei apparentemente piaceva starmi dietro e io l’adoravo. È iniziato tutto da qui. Avevo 10 anni [...] arrivai a casa di zia Con sporchissimo e mi venne detto che la cosa non era accettabile [...]. Zia Con mi disse di stare in piedi faccia alla porta. Quindi lentamente e metodicamente mi mise addosso il suddetto lezioso grembiulino. Era un grembiule lungo e bianco, fatto di un materiale liscio e morbido (poteva essere lattice?), lei fissò il bavaglino e le spalline e poi me lo legò dietro, prima con un nodo e poi con un fiocco largo. [...] Non sapevo cosa dire, sentivo che stavo per piangere e, nello stesso tempo, avevo una strana sensazione d’eccitazione ad indossare quel grembiule. [...] Stetti così con quel grembiule per il resto della giornata, continuamente stuzzicato dalla zia Con, con battute tipo: ‘Forse dovrei fare una fotografia alla mia camerierina’ e ‘Forse dovrei chiamarti Dolores’ e un tormentone che in un’altra occasione avrebbe realizzato ‘Penso che un nastrino in testa ti starebbe benissimo e si intonerebbe al grembiule’. Stranamente, mi ricordo che mi piaceva essere al centro della sua crudeltà” (Link)
PETTING Pratica sessuale, per lo più agita in fase preliminare, consistente nel toccare il partner dalla vita in giù per produrre eccitazione sessuale. Si può distinguere fra un petting leggero realizzato tramite semplici carezze e un petting spinto che comprende sesso orale e stimolazione manuale dei genitali. → necking. ¶ Dall’ing. (to) pet, vezzeggiare, accarezzare.
PEYRONIE, malattia di Vedi induratio penis plastica. ¶ Dal nome del chirurgo francese François del la Peyronie (1678-1747).
PIATTAFORMA ORGASMICA Secondo Master e Johnson, tessuti connettivi e muscolari del terzo esterno della vagina, i quali, durante la fase di plateau e di orgasmo, vasocongestionano e si contraggono riducendo il diametro dell’ostio vaginale. Durante l’acme del piacere i muscoli della piattaforma orgasmica si contraggono ritmicamente.
PIATTOLA Nome pop. dato all’insetto Phthirus pubis, parassita dell’uomo. Vedi pediculosi del pube.
PICACISMOFILIA Desiderio e piacere sessuale che si esprime tramite l’ingestione di parti del corpo umano (pellicine, unghie, etc.) o i suoi prodotti: saliva, sperma (spermatofagia), umori, sangue (ematofagia o, nel caso di sangue mestruale, menofagia), urina (urodipsia), sudore, feci (coprofagia), etc. Si tratta di una parafilia scatologica, cioè che riguarda le materie di scarto del corpo. ¶ Dal lat. pica, gazza; in riferimento alla tendenza del volatile a raccogliere da terra ogni cosa che attiri la sua attenzione.
PICCANTE In ambito sessuale, evento o cosa caratterizzata da audacia e licenziosità. → spinto. ¶ Per associazione fra la stimolazione pungente di un alimento piccante e l’effetto di un racconto o situazione che ha stimolato ed eccitato il desiderio sessuale.
PICTOFILIA O iconolagnia. Forma specifica di voyeurismo consistente nella necessità di osservare immagini erotiche o pornografiche al fine di ottenere eccitazione e gratificazione sessuale. ¶ Dal lat. pictus, dipinto, raffigurato.
PIEDINO Specialmente nella locuzione fare piedino, in riferimento a due persone che, senza essere viste da altri, si sfiorano reciprocamente i piedi come segno d’intesa amorosa o preludio sessuale.
PIERCING GENITALE Pratica di foratura di una o più parti superficiali del corpo allo scopo di introdurre oggetti in acciaio chirurgico, spesso arricchiti con pietre preziose o altri materiali, come abbellimento, pratica rituale o, nella fattispecie, con valore sessuale. Si elencano i piercing genitali più comuni. 1) Per l’uomo. Ampallang, piercing che passa orizzontalmente attraverso l’asta del pene. Apadravya, piercing che passa attraverso il glande in senso verticale, dalla parte dorsale al frenulo; può essere realizzato anche sull’asta del pene. Apadydoe, piercing che combina l’apadravya e il dydoe. Croce magica, piercing che combina a croce l’ampallang e l’apadravya. Delfino, Prince Albert (vedi in seguito) attaccato ad un altro Prince Albert più profondo. Dydoe, piercing ad anello sulla corona del glande. Frenum ladder, serie di piercing posizionati equidistanti sull’asta del pene in zona ventrale, dal glande alla base, a formare una sorta di scala. Frenum, piercing posto sulla parte ventrale del pene, in corrispondenza del canale uretrale ma senza perforare esso o i corpi cavernosi. Guiche ladder, serie di piercing posti in fila in genere in zona perineale o scrotale. Halfadravya, piercing apadravya che fuoriesce solo per metà, realizzabile tramite subincisione o taglio del meato urinario. Hamada, piercing realizzato nella parte superiore dello scroto, quasi a lato del pene. Lorum, frenum piercing realizzato nella zona di giunzione fra la base del pene e l’inizio dello scroto. Prepuziale, piercing al prepuzio. Prince Albert, Tipo di piercing in cui un anello viene fatto entrare dall’uretra e uscire dalla parte inferiore del glande. Dal nome del membro della famiglia reale inglese che ne fu un noto estimatore. Pubico, piercing di superficie posto alla base del pene sul lato dorsale, servirebbe a stimolare il clitoride durante la penetrazione. Scrotal ladder, serie di piercing posti linearmente sullo scroto, dal perineo alla base del pene. Transcrotale, piercing che attraversa lo scroto da parte a parte. 2) Per la donna. Christina, piercing superficiale in cui un’estremità inizia della rima vulvare superiore e l’altra fuoriesce sul monte di Venere, sul medesimo asse verticale. Deep hood, piercing circolare che circonda il glande del clitoride in quanto è stato fatto passare dietro l’asta del clitoride. Forchette, piercing vulvare realizzato nella giunzione inferiore delle labbra, quindi in zona vulvo-perineale. Hood, piercing posto sull’asta del clitoride. Hymen, piercing posto sull’imene. Isabella, piercing che percorre in profondità l’asta del clitoride, partendo dalla parte alta del cappuccio del clitoride e fuoriuscendo appena sopra il meato urinario. Labbiale, piercing posto sulle gradi o piccole labbra. Nefertiti, tipo di Christina piercing più profondo che percorre in sensoverticale l’asta del clitoride. Princess Albertina, raro piercing verticale che inizia nell’uretra e fuoriesce nella parte superiore del canale vaginale. Scrunty, raro piercing trans-uretrale che perfora l’uretra uscendo ai lati del meato uretrale. Suitcase, raro piercing ad anello che penetra lo sfintere anale e fuoriesce dalla parte bassa dell’ostio vaginale. Triangolo, piercing circolare che passa sotto l’asta del clitoride. Vertical hood, piercing superficiale ad anello o retto che passa sull’asta del clitoride senza perforarla o senza passare sotto di essa. 3) Sia per l’uomo sia per la donna. Anale, piercing praticato tramite perforazione dello sfintere o della zona perianale. Chastity, piercing di vario tipo che uniscono lembi di pelle e strutture in modo che, per l’uomo, sia impossibile avere il pene eretto e, per la donna, essere penetrata; in quest’ultimo caso si tratterebbe in pratica di una sorta d’infibulazione. Frenulo, piercing realizzato sul frenulo del pene o sulla giunzione inferiore delle labbra vulvari. Guiche, piercing praticato perforando la pelle perineale.
TESTIMONIANZA: “Comunque io sono un masochista e ho la maggior parte dei miei piercing in zone coperte. [...] A coloro che li trovano disturbanti, io vi chiedo: Cosa bevi? Cosa fumi? Entrambe queste cose portano a modificazioni del corpo e molto peggiori per il tuo fisico. [...] A quelli che parlano di Dio: ci sono altre religioni là fuori e i piercing esistono dall’inizio dei tempi, quindi chi siete voi per dire che al VOSTRO dio non piacciono? Come lo sapete? ‘Il tuo corpo è un tempio’ e infatti i templi spesso sono decorati con gioielli o quadri o affreschi. Perciò, la prossima volta che guarderete un dipinto appeso nella VOSTRA chiesa pensate ai chiodi che lo tengono su” (Link)
PIESEXUAL Nell’ambito del Mess, già sottogruppo dell’inconditofilia, variazione rara nella quale il piacere e l’attività sessuale è legata unicamente all’utilizzo di torte. Nella maggior parte dei casi il parafilico di questo gruppo desidera osservare immagini o filmati di persone che ricevono torte in faccia e con tali media si masturba. In un numero limitato di casi il piacere è tratto unicamente dal farsi tirare le torte in faccia. ¶ Dall’ing. pie, torta.
TESTIMONIANZA: “Sono entrato in contatto con le mie tendenze piesexual quando ero uno scolaro. Mi obbligavano a giocare a un tipo di nascondino chiamato Bacia i Pidocchi [ing. cooties] in cui dovevo baciare le ragazze carine [ing. cuties] della mia classe. Se venivo beccato potevano scegliere se baciarmi dietro ad un cespuglio o spiaccicarmi sulla faccia un tortino di cioccolato e panna davanti alle altre […] Mentre alcuni ragazzi finivano con il trattamento del bacio clandestino, io venivo preso e forzato dalle ragazze trionfanti e sghignazzanti, ad arrendermi allo spiaccicamento della crema appiccicosa sulla mia faccia. Il pensiero di quelle ragazzine cattive e lentigginose, che maliziosamente schiacciavano la crema nel mio naso, nei miei occhi e nella bocca mentre ridevano e mi prendevano in giro, mi ha fatto fondere vera umiliazione e temibile fascino” (Gates, 2000)
PIGISMO Condizione di chi pratica sesso anale. ¶ Dal gr. pyge, deretano. Termine coniato dal giornalista omosessuale Karl-Maria Kertbeny (1824-1882).
PIGMALIONISMO Anche statuofilia, galateismo o agalmatofilia. Eccitamento sessuale, nel comportamento e in fantasia, derivante dal compiere atti sessuali con statue e modelli di esseri umani, inclusi i manichini e bambole. Il pigmalionista è attratto dalla forma umana immobile più che dalla statua in sé, in effetti molti pigmalionisti sono attratti da un vero corpo umano vivo che simula una paralisi assoluta. L’immobilità e il controllo mentale sembrano essere i punti nodali di questo feticismo. → psicocheirofilia. ¶ Dal nome del mitico re greco Pigmalione che ottenne in dono dagli dei che Galatea, la statua che aveva scolpito e della quale si era innamorato, prendesse vita.
PIGOFILIA Attrazione sessuale di tipo feticistico per le natiche. ¶ Dal gr. pyge, deretano.
PIGOTRIPSI L’atto di toccare le natiche. ¶ Dal gr. pyge, deretano + tripsis, sfregamento.
PILLOLA ABORTIVA Nota anche con la sigla RU-486. Farmaco abortivo composto principalmente da mifepristone, ormone antiprogestinico che, bloccando i recettori del progesterone e quindi contrastandone l’azione, impedisce lo sviluppo embrionale e genera il distacco della mucosa uterina (endometrio). Benché possa essere usato come antifecondativo post-coitale (intercezione), il mifepristone in ambito clinico viene usato solo in caso di interruzione volontaria di gravidanza, sempre che essa non sia iniziata da più di 49 giorni. Alla prima somministrazione di mifepristone (400-600 mg) segue, dopo due giorni se necessario, la somministrazione di una prostaglandina per stimolare le contrazioni uterine che espellano il materiale gravidico. Una decina di giorni dopo ancora la paziente sarà sottoposta ad un controllo per accertare l’avvenuta interruzione di gravidanza. Benché l’utilizzo di questo antiprogestinico renda la procedura d’aborto più lunga rispetto al comune metodo d’aspirazione e revisione uterina, va considerata la sua non invasività. La specifica funzione abortiva del mifepristone ne fa argomento di disputa etica.
APPROFONDIMENTO: RU-486, in origine RU-38486, è la sigla con cui la casa farmaceutica Roussel Uclaf indicava il mifepristone in fase di sperimentazione.
PILLOLA ANTICONCEZIONALE Farmaco contraccettivo che inibisce gli eventi ormonali che inducono l’ovulazione, impedendo quindi che gli spermatozoi possano espletare il loro ruolo fecondativo. La pillola, come viene comunemente indicata, causa inoltre l'ispessimento della mucosa cervicale rendendo difficoltoso il passaggio degli spermatozoi attraverso la cervice. Oltre alla finalità contraccettiva, la pillola viene usata nell’ambito di terapie endocrino-ginecologiche poiché ha la proprietà di regolarizzare il ciclo mestruale, limitare l’acne e l’irsutismo, nonché i disturbi connessi alla menopausa. Vi sono tre tipi di pillole anticoncezionali: combinata (estroprogestinica), che combina gli effetti di un estrogeno e di un progestinico; trifasica, cioè un estroprogestinico con dose fissa di estrogeno e dose differenziata di progestinico in modo da imitare il più possibile il ciclo femminile; minipillola solo progestinica, la cui efficacia teorica è simile ai due tipi precedenti ma senza alcuni effetti secondari sgradevoli: è compatibile con l’assunzione di antibiotici, l’aumento di peso è assente o molto contenuto, è ridotto il rischio di disturbi cardiovascolari. La minipillola, tuttavia, va assunta con maggiore attenzione rispetto alle prime due varianti: mentre per le prime il risultato anticoncezionale viene sensibilmente ridotto solo se si superano le 12 ore di ritardo nell’assunzione, per le minipillole questo tempo si riduce anche fino a 3 ore, il che riduce l’efficacia pratica. In generale le pillole vanno assunte, previa prescrizione e consiglio medico, una al giorno ogni giorno alla stessa ora; il blister in cui è contenuto il farmaco reca stampato una sorta di calendario che aiuta a non confondere i tempi d’assunzione. Le pillole placebo contenute nel blister, la cui funzione è quella di non interrompere il ritmo d’assunzione, contengono semplicemente zucchero o un supplemento di ferro per compensare in parte la perdita del metallo durante le mestruazioni. L’indice di Pearl della pillola anticoncezionale è di 0,1-1, il più basso indice fra i metodi anticoncezionali.
APPROFONDIMENTO: In Italia la contraccezione orale è utilizzata dal 16% delle donne tra i 14 e i 44 anni, contro il 50% dell'Olanda, il 40% della Francia e il 30% della Svezia, tuttavia è più diffusa rispetto a paesi quali la Spagna, la Polonia, la Slovacchia e la Grecia. Ad utilizzare la pillola sono soprattutto le donne sposate, le donne giovani spesso si affidano al coito interrotto, il metodo anticoncezionale meno sicuro in assoluto. A parte le soggettive intolleranze al farmaco e lo stress di doverlo assumere quotidianamente stando attente a non saltare un giorno, il principale motivo dell’evitamento dell’uso del farmaco è spesso legato al timore che l’utilizzo di ormoni femminili porti ad un aumento della massa grassa, cosa che in effetti può avvenire ma in misura decisamente ridotta data la bassa dose di estrogeni contenuta nelle moderne pillole anticoncezionali.
PILLOLA DEL GIORNO DOPO Farmaco per la contraccezione d’emergenza (intercezione) da assumersi entro 72 ore dal rapporto sessuale non protetto. L’effetto contraccettivo del farmaco è garantito dal progestinico sintetico levonorgestrel, presente anche nella normale pillola anticoncezionale ma, nel caso della pillola del giorno dopo, fornito in una dose di 1,5 mg (o due da 750 μg a distanza di 12 ore), cioè una dose 20-30 volte superiore alla comune pillola. Il levonorgestrel previene l’ovulazione e limita la mobilità degli spermatozoi attraverso le vie sessuali femminili ma non l’annidamento dell’ovulo fecondato, quindi, a differenza del mifepristone, non solo non può essere considerato un farmaco abortivo ma risulta inefficace dopo l’annidamento. La pillola del giorno dopo in Italia è venduta dietro prescrizione medica con ricetta non ripetibile.
PILLOLA DEL QUINTO GIORNO Farmaco per la contraccezione d’emergenza (intercezione) da assumersi entro 120 ore (cinque giorni) dopo il rapporto sessuale non protetto. La pillola contiene ulipristal acetato (Ua), un modulatore selettivo per i recettori del progesterone (SPRM) che blocca o ritarda l’ovulazione e la maturazione dell’endometrio su cui si annida l’ovulo fecondato. L’efficacia contraccettiva del farmaco è superiore a quella offerta dal levonorgestrel (contenuto nella pillola del giorno dopo), tuttavia, come il mifepristone (pillola abortiva), l’ulipristal acetato ha mostrato in sperimentazione un indicativo livello di embriotossicità e infatti la gravidanza deve essere esclusa prima della somministrazione. In ogni caso è improbabile che il farmaco, nella posologia indicata (30 mg), abbia un potere abortivo poiché occorrerebbe un dosaggio almeno venti volte superiore per generare gli effetti procurati dal mifepristone.
PILLOLO Definizione pop. data al contraccettivo orale maschile, farmaco attualmente in sperimentazione, la cui assunzione incapaciterebbe gli spermatozoi nell’attuazione del loro compito fecondativo. Le sostanze chimiche all’attenzione dei ricercatori non impediscono la produzione di spermatozoi ma ne altererebbero alcune specifiche proprietà (motilità, capacità di riconoscere l’ovulo o di fecondarlo) in modo da causare temporanea sterilità. La difficoltà principale, tuttavia, è ottenere un prodotto che garantisca efficacia e sicurezza, evitando di compromettere la virilità sul piano psicofisico.
APPROFONDIMENTO: I farmaci attualmente in studio per la futura commercializzazione del pillolo sono i seguenti. 1) Nifedipina, capace di creare infertilità reversibile alterando il metabolismo lipidico dello sperma tramite blocco dei canali cellulari del calcio. 2) Adjudina, distrugge le giunzioni tra le cellule di Sertoli presenti nel testicolo, le quali generano gli spermatidi, ciò porta ad un prematuro rilascio degli spermatidi che quindi non diventeranno spermatozoi maturi. 3) Silodosina, blocca completamente l’eiaculazione permettendo comunque le sensazioni orgasmiche. 4) Depo-Provera, antiandrogenico che previene la spermatogenesi, al quale occorre affiancare delle applicazioni topiche di testosterone in gel poiché il primo farmaco causa una pesante riduzione della libido per abbassamento del testosterone sierico. 5) Iniezioni mensili di testosterone undecanoato in associazione con un estroprogestinico. 6) Fenossibenzammina, non influenza la qualità del seme ma, come la silodosina, è un antagonista α1-adrenergico, e quindi blocca il meccanismo dell’eiaculazione.
PINAFORING Sin. di petticoating. ¶ Dall’ing. pinafore, abitino lezioso indossato come un grembiule.
PIN-UP Ragazza da copertina, con particolare riferimento ad un genere specifico di modelle che posavano con atteggiamenti seduttivi per la pubblicità e per la stampa a rotocalco soprattutto in USA dagli anni ’40 a quelli ’60. ¶ Termine coniato nel 1941 in Inghilterra, anche se le foto di ragazze pin-up risale agli anni ’90 del XIX secolo. Letteralmente significa “appuntata su (up) con una spilla (pin)”, con riferimento alle foto appese alla parete.
PIOGGIA DORATA O pioggia d’oro. Nelle pratiche di urofilia, getto d’urina che viene diretto sul corpo di un partner consenziente o direttamente nella bocca di quello.
PIPPA Atto di masturbazione maschile, sin. del gerg. sega. ¶ Da “pipa”, ponendo parallelismo fra il perdere tempo mettendosi a fumare e l’ozio di chi si concede un atto masturbatorio.
STORIA: Guardate colui che si masturba abitualmente! Osservate come appaia magro, pallido e smunto; come i suoi occhi siano infossati; come sia cadaverica la sua espressione; quanto sia irritabile e quanto, fisicamente e mentalmente, sia rallentato; come sia intimorito d’incrociare lo sguardo con i suoi amici, toccate la sua mano sudaticcia e fredda, caratteristica di un esaurimento di energia vitale. (Guernsey, 1882)
PIROFILIA Anche pirolagnia o piromania erotica. Parafilia nella quale un soggetto deriva piacere sessuale dall’osservare, appiccare o spegnere incendi. La finalità nell’appiccare gli incendi non è mai puramente distruttiva e, a meno che non vi sia un concomitante disturbo sadico di personalità, non mai presente l’intenzione di attentare alla sicurezza delle persone, a prescindere dai nefasti esiti di un’azione del genere. In genere in questi soggetti l’osservazione del fuoco è associata a masturbazione: il più delle volte il piromane sta nascosto osservando l’evolversi dell’incendio e non di rado si prodiga insieme ad altri ignari soccorritori nell’opera di spegnimento del fuoco. ¶ Dal gr. pur -puros, fuoco.
APPROFONDIMENTO: Quinse et al. (1989) hanno studiato la correlazione fra piromania ed eccitazione sessuale. Nello studio sono stati comparate 41 registrazioni narrative lette da 26 piromani e da 15 non-piromani. Le letture erano di diverso tipo: neutre, incentrate su attività eterosessuale, relative ad incendi appiccati per eccitazione sessuale, per eccitamento generale (non specifico), per frode assicurativa, per vendetta, per eroismo e per potere. Durante la lettura ai soggetti veniva monitorata la reazione di turgore tramite holter penieno. Tutti i soggetti non ebbero manifestazioni significative a livello genitale durante la lettura, benché, sia la lettura di attività eterosessuale, sia quella dell’incendio appiccato per eccitamento sessuale elicitarono risposte fisiologiche più evidenti rispetto ai racconti neutro. Tali dati, in effetti, non permetterebbero di supporre che il piacere sessuale connesso alla visione del fuoco sia una comune motivazione del soggetto piromane.
PISELLO Sin. gergale di pene, usato specialmente in riferimento a bambini e giovani ragazzi per l’associazione scherzosa fra il minuto aspetto di un pisello e le dimensioni ridotte del pene non ancora pienamente sviluppato, o anche per associazione fra la forma del baccello della verdura e l’asta del pene (simbolo fallico). Sovente anche al dim. pisellino e all’accr. pisellone. Da pisello anche l’agg. gerg. pisellabile, detto da un uomo nei confronti di una donna con la quale si ritiene accettabile l’idea di poter aver un rapporto sessuale (→ materassabile).
PISSING Anche piss play o water sport. Attività sessuale che comporta l’emissione d’urina e il gioco con essa. ¶ Dall’ing. (to) piss, urinare.
TESTIMONIANZA: “Abbiamo provato qualche gioco pissing ma nulla di pesante. Sotto la doccia, cioè facendo la doccia insieme, ce la siamo fatta uno addosso all’altra. Anche sulla faccia, sì. Tanto per provare. È bella l’idea della trasgressività ma comunque non è una cosa che facciamo spesso. Diciamo una volta ogni tre mesi. [...] Comunque non era la prima con cui lo facevo, c’è stata anche un’altra prima. Se ti dico della mia esperienza e di quello che sento in giro non sono poche le donne che sperimentano questi giochi con la pipì” (t.r.a.)
PISTACCHIO Termine usato per indicare il sesso d’ambito BDSM, in contrapposizione a vanilla.
PITY SEX Atto sessuale compiuto non per attrazione fisica o affetto ma solo per simpatia o pietà provata nei confronti del partner, il quale è percepito come sfortunato o depresso in modo tale che, il sesso offerto per simpatia, potrebbe migliorare lo stato psicologico del partner e, inconsciamente, far sentire importante, buona e necessaria la persona che si offre all’atto. ¶ Ing.: sesso per pietà.
TESTIMONIANZA: “Oddio, quanto mi costa ammetterlo ma, sì. È veramente un favore o no? Francamente, non è stato molto divertente per me ma mi dispiaceva per il ragazzo, perché era un totale alienato sociale e soffriva di una depressione moderata. Mi ha trattato molto bene ma il succo è che a me non è piaciuto molto. È come fare un favore speciale a qualcuno per il quale non hai nessun riguardo speciale. NON lo raccomando...” (dal sito experienceproject.com ora chiuso)
PLASMA SEMINALE Parte liquida che compone il liquido seminale. Esso offre un microambiente che protegge gli spermatozoi dall’ambiente vaginale che, con un pH acido, danneggerebbe i gameti maschili.
PLASTER CASTING Attività consistente nel praticare calchi tridimensionali degli organi genitali esterni tramite l’uso di gesso. Sono noti soprattutto i calchi realizzati da Cynthia “Plaster Caster” Albritton, artista statunitense che dal 1968 realizza riproduzioni di peni e mammelle avvalendosi di modelli famosi (musicisti e altri artisti) che prestano le loro zone intime affinché la Albritton ne compia un calco. ¶ Dall’ing. plaster, gesso + (to) cast, colare.
PLATEAU, fase di Seconda fase del ciclo di risposta sessuale come teorizzato da Masters e Johnson. Si tratta del periodo di piacere sessuale più o meno prolungato antecedente l’orgasmo. È caratterizzato, per entrambi i sessi, da un aumento progressivo della frequenza del respiro e del battito cardiaco, nonché da una progressiva tensione muscolare. Nell’uomo in questa fase le ghiandole di Cowper secernono un liquido pre-eiaculatorio che lubrifica l’uretra e ne rende basico il pH, mentre lo sfintere vescicale si chiude per impedire che l’urina possa mischiarsi al liquido seminale. Nella donna l’areola mammaria e le piccole labbra vulvari aumentano di volume, le ghiandole di Bartolini secernono un’addizionale lubrificazione, mentre il clitoride arretra leggermente distanziandosi dal meato urinario e inizia ad avere luogo il restringimento del terzo esterno della vagina (piattaforma orgasmica).
PLAY PIERCING Anche detto piercing temporaneo. Edge play SM in cui aghi o altri strumenti di perforazione sono temporaneamente inseriti nella pelle, come parte di un rituale o per il piacere erotico del dolore che la perforazione comporta. Si tratta di una pratica di sesso non sicuro e potenzialmente pericolosa per la salute, caratteristica della subcultura che pratica il blood play. → piercing genitale. ¶ Ing.: gioco con il piercing.
PLAYBOY Uomo benestante e d’aspetto piacevole che conduce vita mondana soprattutto incentrata sulla seduzione e la conquista di donne belle e agiate; in senso più ampio, conquistatore di donne. ¶ Composto dall’ing. play, gioco + boy, ragazzo.
PLAYMATE Donna che appare nella pagina centrale della rivista Playboy™ come modella del mese; nota in Italia come coniglietta, dato che il simbolo del periodico è un coniglio con il papillon. ¶ Ing.: compagna di giochi.
PLAYROOM Anche play space. Qualsiasi spazio usato regolarmente per le pratiche SM; sin. di dungeon. ¶ Ing.: stanza dei giochi.
PLURALISMO SESSUALE Comportamento sessuale caratterizzato dalla ricerca e/o del soddisfacimento fisico in rapporti di gruppo o nella ricerca di molteplici rapporti sessuali. Pluralismo sessuale anaffettivo, sin. di casanovismo. Pluralismo sessuale di ricerca affettiva, sin. di bovarismo. Pluralismo sessuale di scambio, sin. di scambismo. Pluralismo sessuale triangolare, sin. di triangolo. Pluralismo sessuale ritualistico, come si osserva nei fenomeni settari soprattutto di tipo satanistico e orgiastico. Pluralismo sessuale da iperfilia, sin di. ipersessualità.
PLUSHOFILIA Neologismo indicante la condizione di coloro che sono attratti sessualmente da pupazzi di stoffa che rappresentano animali (peluches). Le attività del plushofilo sono variabili e vanno dal collezionismo alla masturbazione tramite sfregamento dell’oggetto con le zone intime o la modificazione dei peluches in modo che possano essere penetrati o che siano forniti di un fallo artificiale: nel primo caso l’orifizio artificiale viene indicato dai plushofili con l’acr. SPH (strategically placed hole, buco piazzato strategicamente) mentre nel secondo caso viene usata la sigla SPA (strategically placed appendage, appendice piazzata strategicamente). La plushiofilia è spesso associata a teriantropofilia. ¶ Dall’inglese plushie, peluche.
TESTIMONIANZA: “Ho scoperto il sesso con i peluches molto prima di sapere che esisteva un altro adulto al mondo che amava gli animali di stoffa come li amo io. Mi sono coccolato ed ho dormito con il mio peluche speciale, ed essendo un uomo normale, il mio corpo non ha fatto altro che esprimere le proprie sensazioni”. Sulle prime G. ha resistito alla tentazione di copulare con il suo giocattolo infantile “Perché ritenevo il mio amore per i miei peluches come una cosa puramente innocente”. In seguito è giunto a comprendere che concretizzare il suo amore era altrettanto innocente “e completamente naturale” (Gates, 2000)
PNIGEROFILIA Sin. di asfissiofilia. ¶ Dal gr. pnigeros, soffocante.
POCKETING Pratica Bod-Mod tramite cui si crea, per mezzo di un piercing a sola entrata, una piccola sacca cutanea in cui può essere inserito un gioiello, una perla o altro. Il pocketing più praticato riguarda il capezzolo. ¶ Dall’ing. pocket, tasca.
POCOFILIA Attrazione feticistica per le persone pelose. → irsutofilia. ¶ Dal gr. pokos, barba, pelo.
TESTIMONIANZA: “Io amo gli uomini pelosi. Li trovo estremamente sexy e virili. Non c’è nulla che mi piaccia di più di far scorrere le mie mani in una ricca pelosità e non m’interessa dove essa si trovi. Mettetemi fra le donne che pensano che un uomo peloso sia una delle bestie più sexy della Terra” (Link)
TESTIMONIANZA: “Io amo le donne pelose. Le trovo molto naturali e molto attraenti. [...] è così triste che molte donne sentano il bisogno di conformarsi alle loro simili, al posto di darsi agli uomini come le vogliono: formose, naturali e pelose invece di magre, truccate e glabre” (Link)
PODOFILIA Parzialismo relativo ai piedi. È la più comune forma di parzialismo. Come per tutti i tipi di feticismo, anche nella podofilia la fissazione per il piede deriva in genere da condizionamento, cioè fissazione di una risposta (sessuale) a uno stimolo (il piede), o come risultato di un’esperienza fortemente emotiva. Il piede è ricco di ghiandole sudoripare che producono secrezioni le quali saranno poi odorose per azione batterica, così come avviene per le ascelle, per i genitali, per l’ano e per i capezzoli, zone corporee ben note per la loro erogeneità; il piede tuttavia, per consenso generale, viene escluso dal novero delle zone erogene. Ciò non corrisponde all’idea del podofilo, che attribuisce al piede un potere seduttivo non solo per il suo aspetto ma sovente per la sua potenzialità di stimolare l’olfatto, nella stessa misura in cui l’odore dei genitali può essere afrodisiaco. Il piede inoltre è, come i genitali, una zona del corpo per lo più nascosta e quindi caricata di un valore intimo e privato; l’eccitazione che il podofilo trae dall’osservazione del piede è pari a quella che una persona priva di tale variazione potrebbe trarre dall’osservazione dei genitali di un altro soggetto, di cui cattura una visione intima. Il piede tuttavia è un oggetto sessuale ambivalente, poiché connesso al camminare, allo schiacciare e al calpestare: il suo valore come feticcio eccitante e al contempo pericoloso si rivela soprattutto nell’obterofilia e nella macrofilia. Nella teriantropofilia e nella zoofilia si può osserva una forma particolare di podofilia, il paw fetish, cioè il feticismo per le zampe degli animali (in genere canidi, felini o plantigradi). ¶ Dal lat. pus, podos, piede.
APPROFONDIMENTO: Il neurologo Ramachandran (1999) ha proposto l’ipotesi che la podofilia sia causata dal fatto che le aree che nel cervello sono deputate al controllo del piede e dei genitali sono adiacenti sulla corteccia cerebrale e che quindi possa essere possibile che vi sia in alcune persone una sorta di comunicazione nervosa fra le due aree.
TESTIMONIANZA: “Mia madre era solita tornare a casa, togliersi gli stivali e mettere i piedi sulla tavola […] Io facevo uno sforzo consapevole molto marcato per guardare altrove ma lei lo faceva in modo plateale. Forse nel fondo della mia mente è ancora là, perché la pianta del piede di una donna su di me funziona più di ogni altra cosa” (Gates, 2000)
POINEFILIA Parafilia masochistica in cui il piacere sessuale è dipendente da una punizione psicologica o fisica, dal desiderio di essere puniti in modo da espiare dei profondi sensi di colpa inconsci. ¶ Dal gr. poine, espiazione.
POLE DANCE Impropriamente definita in Italia lap dance, la pole dance vede una ballerina compiere evoluzioni ginnico-artistiche attorno e su una pertica di metallo. L’esibizione ha una connotazione evidentemente erotica non solo per le figure espresse dal corpo della performer ma anche per il fatto che essa indossa generalmente abiti molto succinti. La pole dancer, a differenza della lap dancer e in parte della spogliarellista, non entra mai in contatto con gli spettatori ma, nella versione erotica offerta nei sexy club, la performer generalmente affianca alla pole dance uno spogliarello. ¶ Ing.: danza del palo.
POLIAMORE (poly) Termine ombrello che integra tutte quelle relazioni in cui è presente la pratica, il desiderio e l’accettazione di avere più di una relazione affettivo-sessuale alla volta con partner diversi, ognuno dei quali è consapevole dell’esistenza degli altri e accetta tale dinamica per come viene onestamente dichiarata. Si tratta quindi di una forma di non-monogamia consensuale e responsabile. Forme di poliamore comprendono: polifedeltà, una sorta di matrimonio di gruppo nel quale si hanno relazioni affettivo-sessuali multiple con un ristretto e specifico gruppo di partner (polifamiglia); matrimonio aperto(vedi); legame geometrico, ad esempio triade o rettangolo amoroso; poligamia (vedi). La persona che pratica il poliamore è detta poliamorista o, all’ing. polyerocist (da polyeros, termine che indica la relazione poliamorosa). ¶ Il termine fu coniato da Morning Glory Zell-Ravenheart nell’articolo “A Bouquet of Lovers” (1990).
TESTIMONIANZA: “Sono un ragazzo bisessuale poly-sposato che cerca un uomo secondario per migliorare la mia presente relazione aperta. [...] Non sto cercando di lasciare mia moglie visto che la amo tremendamente [...] Il tipo di ragazzi ai quali sono più interessato sono sia i bi-poly-sposati sia una coppia poly-gay che cerca un terzo. Prenderò in considerazione i maschi single, bi o gay, ma sarò rigoroso nel cercare di capire se stai tradendo qualcuno o sei un marchettaro che scopa tutto quello che gli capita fra le mani. Io amo il gioco sicuro, sono HIV negativo e non ho malattie sessualmente trasmissibili e mi aspetto di rimanere tale. Mi spiace, non accetto etero-bicuriosi che stanno esplorando le acque M+M [maschio+maschio] per la prima volta o i gay che stanno solo cercando una “scopata facile” con un uomo sposato. È richiesto un certo livello d’intimità ed esperienza e i ragazzi che apprezzano il lato femminile sono ben accetti, tuttavia posso prendere in considerazione una triade con la coppia MM che sta cercando un partner secondario che faccia parte della loro relazione poliamorosa” (Link)
POLIANDRIA Relazione matrimoniale di una donna con più uomini. → adelfogamia. ¶ Dal gr. polus, molto + aner -andros, uomo.
POLIGAMIA Unione matrimoniale di un individuo con due o più individui dell’altro sesso, nelle forme di poliandria o poliginia. ¶ Dal gr. polus, molto + gamos, nozze.
APPROFONDIMENTO: Alcuni dati: Solo l’1,5% dei mammiferi sono monogami, nella specie umana il 10% dei figli sarebbero illegittimi. Su 854 società rappresentative di tutte le aree del globo, la poliandria è presente nello 0,5% dei casi (in Tibet, un tempo, la donna sposava tutti i fratelli, uno dopo l’altro), la monogamia nel 55%, la poliginia nel 44%. In realtà in molte delle società monogamiche la poliginia è tollerata.
POLIGINIA. Unione matrimoniale di un uomo con due o più donne. ¶ Dal gr. polus, molto + gyne, donna.
POLISESSUALITÀ Condizione della persona attratta da entrambi i sessi ma che non vuole identificarsi come bisessuale poiché questo implicherebbe che il soggetto dovrebbe necessariamente incasellarsi nel genere maschile o in quello femminile. La polisessualità non coincide con la pansessualità, poiché quest’ultima riguarda tutti gli orientamenti e i generi indistintamente, mentre il polisessuale può orientarsi verso specifici soggetti rifiutandone altri. ¶ Dal gr. polus, molto.
POLITEROFILIA Condizione della donna che, per raggiungere l’orgasmo, deve accumulare una sequenza di eccitazioni parziali ripetendo l’esperienza sessuale diverse volte e con diversi partner, in un periodo di tempo limitato. Si tratta di una ridefinizione della ninfomania, meglio nota come ipersessualità femminile. ¶ Dal gr. polus, molto + iterum, per la seconda volta.
POLLUZIONE Emissione involontaria di liquido seminale che si verifica occasionalmente durante il sonno. Può essere accompagnata da erezione o semierezione, ed essere associata a sogni erotici e alle sensazioni fisiologiche connesse all'orgasmo. È più frequente nei giovani all'inizio della maturazione sessuale. → sogno bagnato. ¶ Dal lat. polluere, sporcare.
POLTRONA DA STUPRO Sedia ideata in Francia dal duca di Fronsac nel XVIII secolo per abusare comodamente delle sue ospiti; poi spesso copiata. Le parti articolate della poltrona scattavano sotto il peso di chi vi si sedeva, imprigionando la donna con polsiere e cavigliere automatiche nascoste; la sedia quindi si trasformava in un lettino che obbligava le gambe in posizione divaricata. Poiché le pratiche BDSM sono consensuali, le versioni odierne della poltrona da stupro sono semplici curiosità utilizzate soprattutto in ambito bondage. → mobile sessuale.
POMICIARE Forma di effusione erotica, in genere preliminare, consistente nell’accarezzare parti corpo del partner, specie le zone intime. ¶ Dal lat. pumicare, lisciare.
POMMES D’AMOUR Sin. di palline vaginali. ¶ Fr.: mele d’amore.
POMOSESSUALITÀ Condizione della persona che evita le etichette relative all’orientamento sessuale, quindi rifiuta il collocamento eterosessuale od omosessuale. ¶ Dal termine “po(st)mo(derno)”.
POMPA Sin. gerg. di fellazio; più diffuso il dim. pompino, da cui anche lo spregiativo pompinara/o, persona che pratica la fellazio. ¶ Per similitudine fra il movimento della testa compiuto nell’atto sessuale e quello di una pompa che gonfia una camera d’aria o un palloncino.
TESTIMONIANZA: Tre suggerimenti dalle donne per gli uomini. 1) “Non che occorra stare a raccontare tutto, però è bello che l’uomo faccia sapere se quello che si sta facendo con il suo pene è ben fatto. Date qualche feedback in modo che si sappia che strada seguire. Poi: finitela con questa storia dell’ingoiare lo sperma a tutti i costi! Questo sì che è il mio suggerimento! Ogni volta con sta richiesta! Se lo faccio lo decido io e se ho voglia di fare altro, faccio altro. Già se non me lo si chiede mi viene più voglia di farlo, se invece si insiste... niente, e mi passa anche la voglia di fare il pompino!”. 2) “Scordarsi i pompini se l’uomo si scorda di dedicarsi alla nostra... ci siamo capiti. Perché dovrei impegnarmi a farlo godere con la bocca se lui con me lo fa poco o lo fa in modo svogliato e veloce? Mi spiace ma il ‘do ut des’ per me rispetto al sesso orale ha senso”. 3) “La pulizia prima di tutto. Se non siete puliti lì sotto non chiedete alla vostra ragazza di scendere. Sarebbe una cosa schifosa e una brutta impressione generale. Sui peli... ecco... gli uomini vogliono sempre che la ragazza si rasi, ma anche loro dovrebbero sistemarsi un po’ i peli, o almeno curarsi un po’ la zona”. (t.r.a.)
TESTIMONIANZA: Tre suggerimenti dagli uomini per le donne. 1) “Un po’ di vitalità, direi, non è che solo per il fatto di avermelo preso in bocca hai dato il 100% di quello che potevi dare! Non dico di passare il tempo su YouPorn a studiare i filmati, però... stupiscimi! Insomma, dai, un pompino fatto bene deve essere fatto un po’ da porca, mica con la manina anemica, su-giù, su-giù e basta! Giù un po’ pesante, dai!”. 2) “Scrivi che imparino a gestire la parte finale del pompino. Cioè quando vieni è la parte più bella e più forte e quindi non ha davvero senso che si stacchino o smettano alla fine. È come se quando io la lecco, nel momento in cui sta per venire, mi fermo di colpo. Non sto dicendo che devono ingoiare ma almeno gestiscano la cosa con stile. Se le fa schifo lo sperma, allora noi cosa dovremmo dire quando gliela lecchiamo che c’è un sacco di roba?”. 3) “Ste cose sono soggettive, no?! Ma anche rispetto alle donne. Uno va con una e si tara in base alle sue risposte e pensa di essere diventato un mago del sesso, poi va con quella dopo e a lei piace l’opposto, e si riprende tutto da capo. È così anche per le donne con la fellazio. Umiltà. Non sei la meglio solo perché hai imparato a far sballare quello prima, perché io non sono quello di prima. Si parte da zero, come tutti. Ah, ecco però, una cosa vale per tutte... anche per le seghe...non c’entra ma c’entra: non stringete il pene come un cantante rock con il microfono in mano e, soprattutto, non tirate giù troppo velocemente o con forza la pelle. Fa male, cazzo!” (t.r.a.)