04/10/2022 - V Parte : In questo quinto appuntamento con il già prof. di storia e filosofia Arturo Seregni si parla di politica e di come essa possa essere "ersatz", sostituto, di ben altre passioni.
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AS: Infatti, la cicuta uccise comunque Socrate nonostante la sua saggezza; nel senso... non è che lui passo attraverso questa esperienza indenne…
AP: Ecco, parlando del mondo greco mi viene in mente questo mondo di persone colte che a quei tempi non erano moltissime dato che la maggior parte delle persone era di estrazione molto semplice. Il mondo politico era molto legato alla dimensione colta e filosofica. E adesso? Il filosofo ha ancora lo spazio per essere il consigliere di un politico? C’è ancora questa dimensione…? Perciò la dimensione della filosofia attuale potrebbe essere quella politica… non so…
AS: Riguardo questi temi entra inevitabilmente in gioco in modo molto importante la propria prospettiva personale. La mia prospettiva personale è, in modo molto chiaro, una tendenza non politica… apolitica! Non dico antipolitica perché è chiaro che la politica ha un’inevitabile funzione. Però, tutta l’amplificazione enorme della politica che oggi mi sembra molto ridotta rispetto ad un recente passato… recente nel senso di decenni. Nella storia del Novecento, la politica è stata una specie di follia collettiva. E poi, a me sembra che più passi il tempo e più i vari partiti, i gruppi che si percepivano come avversi gli uni agli altri, fossero, in realtà, estremamente simili…
AP: Che lo fossero già in passato o che, nel tempo…
AS: Che essi lo fossero fin dall’inizio! Che fossero simili proprio nella loro matrice psicologica, nella loro essenza. Che tutti fossero dominati dall’idea che la politica dovesse essere una cosa di strabiliante importanza, il che era una grande falsificazione, a mio modo di vedere… Si trattava di una sorta di sostituzione, di ersatz, rispetto alla religione da un lato… e credo che questo sia un dato difficilmente contestabile, ovvero che la politica come enfasi si sia affermata proprio nel momento in cui la religione ha cominciato a perdere colpi ed ha avuto la stessa funzione sociale della fede, quindi sempre come sostituto di qualcosa di più soddisfacente, di più autentico nell’esistenza. Quindi abbiamo in primo luogo questo aspetto pubblico post-religioso. Dall’altro lato, la politica è stata una grande risorsa, sempre di falsificazione, della propria storia personale. Ciò significa che spesso, come tendenza principale pur essendoci delle eccezioni, la passione per la politica è un falso sostituto dell’Amore, intenso nel senso ampio della parola, e anche, più specificatamente, dell’amore erotico.
AP: Ma questo non si potrebbe dire di ogni passione o fede?
AS: Sicuramente! Per esempio, vale per la passione calcistica.
AP: Ah, be’, questo io l’ho sempre sostenuto! Tu tifi una bandiera non un bel gioco, perché se tu tifassi il bel gioco, quando la tua squadra, come succede ciclicamente a tutte le squadre, smette di giocare bene, tu dovresti abbandonare quella squadra per tifare quella che gioca bene. Quello che invece succede è che tu rimani fedele, quindi fides, alla tua squadra del cuore che si riduce a uno stendardo… in hoc signo vinces… tu vai dietro alla croce in maniera aprioristica. Però, rispetto a ciò che dicevi della politica… Il fatto che la politica abbia sostituito la fede è vero…
AS: La fede religiosa, perché la politica a sua volta è una fede!
AP: Certo. Ma se il grande pregio del credente è che crede senza avere le prove; se noi avessimo le prove crederemmo tutti nelle stesse cose! Quindi il grande pregio del credente è che, ad un certo punto della sua vita, si affida a qualcosa di cui non ha le prove materiali e compie un salto di fede. Nel momento in cui alla fede viene sostituita la politica, significa che c’è una persona che crede in un’ideologia ma senza averne prove della validità, cioè ci crede aprioristicamente…
AS: A me questo sembra di un’evidenza solare!
AP: Anche a me, però non credo che sia il modo di vedere della persona che ha fede politica. Credo che gli appassionati di politica, coloro che seguono le idee, ma soprattutto le ideologie… e credo che vi sia una radicale differenza fra idee e ideologie, una differenza anche pericolosa e tetra… io credo che quelle persone siano persuase, come il credente fervente, che…
AS: Come è sempre vero in tutte le illusioni, sia di argomento pubblico, come la religione, la politica, le ideologie o, scendendo in ordine di importanza, il tifo calcistico.
AP: Tu reputi che la politica non possa governare bene le cose umane? Quale è il limite della politica?
AS: No, io credo che la politica possa e debba governare le cose umane, e spero che sia così. Però mi riferisco a una politica intesa come contingente strumento di governo. Ma la politica non è solo questo. Se consideriamo la storia del Novecento, c’è stata un’incredibile esplosione di delirio politico, con dei tratti di psicosi di massa assolutamente inequivocabili. Nel caso del nazismo questo aspetto è molto evidente, anche perché è stato coltivato esplicitamente per questo e i capi politici si sono affidati a gente di alto livello tecnico. Come si chiama la famosa regista…?
AP: Riefenstahl
AS: Ecco, quella era una regista di alto livello! La Riefenstahl, spiace dirlo, ma era una vera artista mentre Goebbels era un delinquente…
AP: Però con una capacità di marketing ai tempi nuova, anche molto acuta!
AS: Sì, però Goebbels era una persona programmaticamente e spudoratamente bugiardo. Lui teorizzava esplicitamente…
AP: Come la pubblicità, che non deve dire la verità, deve vendere un prodotto. Certo, Goebbels applicava questa cosa in una maniera estrema, vendendo, ad esempio, un CD come fosse una bottiglia…
AS: Ecco, lui arrivava a quel livello lì!
AP: Fu lui, d’altronde, che disse che se ripeti una bugia più volte diventa una verità.
AS: Esatto. In fondo, nell’enfasi emotiva degli appassionati di politica c’è sempre un fondo di scetticismo filosofico e scientifico, cioè l’idea che la verità non esista e quindi la verità è quella che noi scegliamo arbitrariamente come verità, e poi essa apparirà come verità anche agli altri se la ripetiamo molte volte. In questo senso, Goebbels, delinquente quale è stato, è stato però anche un teorico lucido di una tendenza preesistente e che poi si è affermata sempre di più. Forse, oggi, la politica come menzogna programmatica è messa un po’ in crisi dai mezzi di informazione che, tanti come sono e in concorrenza fra loro, rendono difficile mentire alla popolazione rispetto a qualche decennio fa.
AP: Sì, anche se odiernamente, con la guerra in Ucraina, osserviamo un effetto di eccesso di informazioni da due parti avverse per cui è difficile capire quale sia la verità.
AS: È assolutamente vero, però, rispetto a questo tema, la situazione è comunque molto migliore rispetto a qualche decennio fa, ad esempio rispetto ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. A quei tempi, la propaganda, da entrambi i lati, era totalmente delirante; anche ai tempi della Prima Guerra Mondiale, perché è lì che è cominciato il grande delirio politico del Novecento. È interessantissimo osservare che le argomentazioni della propaganda di quelli che poi hanno perso erano uguali a quelle di coloro che hanno vinto. Entrambi dicevano: noi combattiamo non per la Francia, per l’Inghilterra – e gli altri non per la Germania… - noi combattiamo per l’umanità e combattiamo anche per i nostri nemici; noi difendiamo la civiltà umana, la civiltà europea… Noi combattiamo per noi stessi, certo, ma anche in nome di tutti gli altri e anche dei nostri nemici. Dicevano esattamente le stesse cose. Però, adesso, per fortuna, questo modo di fare funziona molto meno ed è circondato da un alone di ridicolaggine, adesso. Un tempo, invece, queste cose, molto spesso, erano prese sul serio con un entusiasmo delirante.
AP: E infatti ciò che si osserva è che oggi la politica deve inventare un nuovo tipo di linguaggio perché fa ancora capo al vecchio linguaggio, il quale, però non funziona più…