27/09/2022 - IV Parte : Quarta puntata della serie che condivido con l'ex professore di storia e filosofia Arturo Seregni. Questa volta, con un certo grado di ironia, si discute di Freud e di sostanze stupefacenti!
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AP: Freud ha scritto anche molto perché amava molto scrivere…
AS: E scriveva anche molto bene! Prendo spunto da questa tua giusta osservazione sull’importanza filosofica di Freud per dire che io, da profano, non sempre apprezzo molto Freud come psicologo e ideologo, non sempre… ma poi non me ne intendo a sufficienza, però… Invece lo apprezzo sempre come scrittore. Freud è uno scrittore di alto livello e non è un calligrafo che scrive bene per il gusto di scrivere bene; è uno che esprime bene il suo pensiero e quindi è interessante perché è espresso bene, cosa che non sempre è vera per gli psicologi, anche per alcuni psicologi celebri.
AP: Credo che ci sia stato un periodo storico che ha visto un grande entusiasmo per la psicoanalisi la quale, siccome era una filosofia, una visione del mondo… insomma, tornando a Freud, Jung, etc., c’è stato un entusiasmo per la psicanalisi che ha portato sicuramente ad un eccesso di lettura psicanalitica ovunque. Mi viene in mente Otto Rank, che è uno psicanalista meno noto e che ha avuto anche delle sfortune psichiatriche sue tipo un ricovero per crollo psicotico se non ricordo male, il quale scrisse un libro che si chiama “The Trauma of Birth” (1929) nel quale spiega tutte le conquiste umane come una compensazione per la perdita dell’omeostasi uterina. Quindi l’essere umano avrebbe scoperto il fuoco per ricreare il calore del ventre materno. Come dire… una lettura psicanalitica un po’ eccessiva…
AS: Eh sì, anche perché la prima obiezione che ti viene in mente è che questo vale per tutti i mammiferi…
AP: Esatto. Per dire che c’è stata una fase storica nella quale c’è stato un grande entusiasmo per la lettura della realtà attraverso la lente psicanalitica, come ci fu, ai tempi, con la teoria del Sacro Furto con la lettura di tutta la produzione dell’era Classica attraverso l’ottica Cristiana. La direttiva fu la seguente: tutto ciò che fa parte del mondo classico o viene distrutto o viene riletto attraverso l’ottica cristiana. Perciò, il Ciclope, se non ricordo male, era l’essere umano senza fede che non può avere una visione piena della realtà. Una lettura assolutamente distorta e forzosa dell’era classica in ottica cristiana. La psicanalisi, per certi versi, può aver fatto anche lo stesso errore però con il tempo e con il confronto dialettico con gli altri approcci che sono emersi, si è sicuramente ridimensionata dando, fra l’altro, un apporto importante alla dimensione relazionale dato che la psicanalisi era fossilizzata sulla dimensione edipica, e quindi triangolare, dimenticandosi dell’apporto del gruppo dei pari, degli amici, le persone intorno…
AS: Triangolare in che senso?
AP: Padre, madre, bambino. O anche una lettura dell’evoluzione femminile, delle bambine, come semplicemente speculare a quella del maschio, o uguale e contraria. Quindi l’invidia del pene, il complesso di Elettra, … Insomma, l’evoluzione psichica e psicosessuale della bambina come una sorta di adattamento di quella del maschio tramite una lettura che potremmo definire forse un po’ patriarcale. Anche questo tema, col tempo, è stato rivisto. Come dicevo, anche l’importanza dei coetanei, dell’ecosistema sociale e non solamente della dimensione strettamente triangolare. La psicanalisi si è aggiornata, tanto che esistono approcci psicanalitico-relazionali che ampliano la dimensione di studio. Freud, in fondo, era un uomo dell’Ottocento, era un uomo dei suoi tempi… Le idee le ha cambiate… Mi viene in mente “On Coca” (1884) scritto da Freud nel quale quest’ultimo esaltava gli effetti della cocaina e lui stesso e la moglie la assumevano in forma orale. Freud scrisse di questa sostanza descrivendone gli effetti energetici, anche in ambito sessuale, antidepressivi per poi accorgersi che l’effetto ipomaniacale indotto dalla cocaina portava ad una serie di problemi e per cui poi ridimensionò il proprio stesso punto di vista. Insomma, come tutti gli studiosi, anche Freud ha fatto un suo percorso…
AS: Qui apro una parentesi anche perché è da un po’ di tempo che volevo chiederti una cosa anche perché sei uno psicologo professionista. Io ho letto su alcuni giornali, non riviste specialistiche, che in realtà la cocaina potrebbe realmente essere molto benefica se usata sotto controllo medico e in modo ragionevole e che, alla fine dell’Ottocento, molti psicologi stavano per adottare…
AP: Mi vuoi far radiare dall’Albo? Allora, ci sono diversi studi con l’LSD, con l’Ibogaina…
AS: Io, da persona non specializzata sul tema, ho letto che ci sono psichiatri ufficiali, quindi non si tratta di gente sprovveduta, che in realtà queste sostanze potrebbero essere utilizzate in modo proficuo se venisse meno questo bando…
AP: Io ho seguito la sperimentazione effettuata con l’ibogaina, che è una sostanza derivata da una pianta perlopiù coltivata in Africa. C’è il campo psichiatrico e psicoterapeutico interessato perché l’effetto indotto da questa sostanza pare sia simile ad una psicoterapia compressa con visioni e una rilettura della propria vita che durano 70 ore, quindi una cosa molto impegnativa. Però è vero che ero anche andato a finire su un blog abitato da gente che poi utilizza queste sostanze in maniera impropria e si distrugge.
AS: In effetti sono cose completamente fuori controllo ed è inevitabile che si infiltrino degli imbroglioni.
AP: Esatto, il problema è quello… Molte persone che prendono queste sostanze solo per una dimensione ludica. Insomma, è un mondo interessante ma anche difficile. Tra l’altro non è neanche il mio ambito professionale visto che come psicologo sono fuori dall’ambito farmacoterapeutico.
AS: Un po’ scherzosamente ma non del tutto, tornando alla filosofia dopo aver parlato di sostanze psicotrope…
AP: Esatto, diamoci un tono!
AS: Lo dico un po’ per scherzo ma è vero… Tornando alle origini della filosofia, essa veniva davvero presentata come un’esperienza psicotropa, come un’esperienza di cambiamento profondo del proprio atteggiamento nei confronti della realtà e della percezione di essa. Riguardo a ciò, ricordo una pagina di filosofia che anche letterariamente è stupenda, ed è contenuta nel Simposio di Platone… Ci sono vari personaggi celebri dell’Atene di allora che si trovano in un simposio, mangiano, bevono e finiscono per essere tutti ubriachi ad eccezione di Socrate, il quale ha bevuto come gli altri però non è per nulla ubriaco, è perfettamente lucido. Gli altri sono ubriachi fradici, alcuni sono ubriachi in modo moralmente riprovevole, altri sono semplicemente ubriachi ma hanno comunque perso la lucidità. Socrate, invece, ha conservato la lucidità in modo perfetto. C’è sempre qualcosa di mitico in queste storie… Questa è un’idea presente anche nel pensiero orientale, indiano, la meditazione: una profonda padronanza del centro della propria soggettività ti consente di attraversare qualsiasi esperienza senza perdere te stesso. Sono tutte cose che forse hanno un elemento di verità, non lo so, a me sembra che possano averlo, ma si tratta di cose che vanno prese con buon senso: è chiaro che se bevi due bottiglie di vino sei semplicemente ubriaco.
AP: Certo. Le molecole, che tu ci creda o meno, l’effetto lo generano comunque. Infatti, la cicuta uccise comunque Socrate nonostante la sua saggezza; nel senso, non è che lui passo attraverso questa esperienza indenne…