13/09/2022 - II Parte : Secondo appuntamento con l'ex Prof. Seregni con il quale si discute amabilmente, e pure sorseggiando un buon vino, di temi di filosofia, psicologia, storia, nel tentativo di far emergere qualche interessante spunto di riflessione. Il tutto in una cornice ultra-Vintage. Seguiteci!
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AS: Ma siamo a mio giudizio nella sfera della fantasia… della fantascienza…
AP: Ecco, ma tornando un po’ indietro… Tu sei stato professore di storia e filosofia…
AS: Sì
AP: Perciò di ragazze e ragazzini ne hai visti…
AS: Eh tanti!
AP: Esatto. Pensando ai ragazzini di oggi che guardano YouTube e le loro altre cose, e magari non studiano filosofia perché hanno scelto corsi di studio diversi, oppure non studiano perché lavorano…
AS: Qualcuno non studia né lavora…
AP: Tu, per far capire cosa è la filosofia, cosa diresti? Che cosa è la filosofia e perché è importante? Perché una persona dovrebbe interessarsi alla filosofia?
AS: La filosofia è importante se ti interessa. Allora la domanda può essere riformulata così: “Perché la filosofia potrebbe interessarti”. In realtà la filosofia non è molto importante, nel senso che non ha un’importanza diretta, un modo di incidere diretto sulla nostra vita quotidiana sia personale, sia sociale, economica, industriale, così via. La filosofia non ha un influsso così diretto. È una cosa che può avere anche un’influenza, quindi un’utilità, ma in modo sempre indiretto. Il senso più diretto della filosofia è capire meglio. Capire meglio che cosa? Capire meglio il significato di quello che diciamo. Per come la vedo io… è la mia opinione ma è sostenuta autorevolmente… non sono il primo, né l’unico, né speriamo l’ultimo perché l’alternativa sarebbe la fine della filosofia… Faccio un piccolo inciso. La filosofia è stata spesso vista negativamente come qualcosa che potrebbe essere abbandonata senza danno proprio perché veniva intesa, erroneamente, come un complesso di dottrine. Intesa in questo modo, allora è ovvio che la filosofia diventa una specie di religione laica o di partito politico o di ideologia sociale e, come tale, si potrebbe tranquillamente lasciar perdere. Invece, la filosofia può essere intesa, e dovrebbe essere intesa, in un altro modo, come del resto è sempre stata intesa e praticata fin dall’inizio, come – uso un’espressione un po’ tecnica ma poi la spiego - analisi semantica, cioè analisi del significato di quello che diciamo. Una spiegazione che sia il più possibile chiara, anche se la chiarezza terminale è un ideale senza fine poiché c’è sempre qualcosa da chiarire ulteriormente. La filosofia consiste nel capire più chiaramente che cosa stiamo dicendo. Che cosa stiamo dicendo noi come persone. Che cosa sta dicendo tutto l’apparato culturale e scientifico. Che cosa significano le varie etichette delle correnti artistiche. Che cosa è l’arte…
AP: Può esistere l’essere umano, la società, senza la filosofia? Quest’ultima non è una cosa connaturata all’uomo dopotutto?
AS: Sì, è connaturata perché è una funzione linguistica fondamentale. Il linguaggio è ciò che definisce l’uomo come animale che per questo aspetto si distingue dagli altri animali. La filosofia non è un ghiribizzo che è venuto in mente a qualcuno… Anche se poi, è chiaro, in certi momenti della storia, e in particolare nella nostra storia Occidentale che trae origine dall’esperienza greca, la filosofia ha avuto un grande peso. Però ovunque è riscontrabile la tendenza a chiedersi: “Che cosa stai dicendo? Che cosa stiamo dicendo?”. Oppure anche, e questa è una svolta tipica della modernità: “Che cosa sto dicendo?”.
AP: Una metacognizione…
AS: Una metacognizione che nella storia è stata rivolta soprattutto verso i discorsi collettivi, sociali: che cosa significano i valori che la società riconosce? L’opera di Platone è in larga parte una discussione che verte su questo. Che cosa vuole dire l’amicizia, la bellezza, la pietà religiosa. Ma poi, nella storia della filosofia, soprattutto della filosofia moderna, questo complesso di problemi ha subito una specie di torsione verso la soggettività, la personalità individuale. In ultima analisi, la domanda centrale che è emersa non riguardava ciò che si stava dicendo o il senso del discorso, ma che cosa sto dicendo io. Ovvero io mi assumo il più possibile la responsabilità della sensatezza di ciò che sto dicendo. In fondo, si è spesso detto che la storia della filosofia moderna è caratterizzata dall’emergenza della soggettività, cosa che è indubbiamente vera come dato di fatto storiografico. Ma se lo vogliamo comprendere più dall’interno, potremmo forse formulare così questa riflessione, cioè che a un certo punto le persone colte hanno cominciato a chiedersi: “Sì, va bene, c’è la scienza, c’è la religione, il protestantesimo, il cattolicesimo ma io, personalmente, che cosa sto dicendo e che responsabilità intellettuali mi assumo?” Se vogliamo indicare una figura… è sempre riduttivo ricondurre i grandi processi storici ad una sola persona… Però, a volte, ci sono delle personalità che rappresentano meglio di altre… In questo caso, l’esempio che viene in mente a tutti è la figura di Cartesio. Tu sai che Cartesio è uno scrittore interessantissimo perché ha raccontato queste vicende come autobiografia. Cartesio ha detto: “Io, che ho studiato dai Gesuiti imparando anche tante cose importanti e valide, però, a un certo punto della mia vita, mi sono chiesto se fossi sicuro che tutte quelle cose fossero vere. Che cosa mi dà questa sicurezza? Così, cominciando a pormi all’inizio confusamente queste domande, mi sono reso conto che il dubbio può essere estremamente pervasivo. Passo dopo passo, tutto può essere investito dal dubbio” E poi quel celebre passaggio che fu veramente una svolta nella storia della filosofia ma direi anche della civiltà e dell’uomo occidentale, e forse dell’uomo tout court… A un certo punto Cartesio ha detto: “Tutto può essere messo in dubbio, salvo forse un fatto, ovvero che sono IO che lo metto in dubbio! Tutto può essere messo in dubbio ma non che io stia mettendolo in dubbio”. Un discorso molto complesso e anche psicologicamente e letterariamente molto bello che poi viene riassunto nella famosa formula: cogito ergo sum. Penso dunque sono. Su tutto il resto posso dubitare ma su questo no. Quindi, la soggettività personale… Alessandro Pedrazzi, Arturo Seregni, noi siamo al centro della nostra responsabilità non solo personale, privata della nostra vita, ma anche intellettuale, di ogni cosa. In definitiva, tutti i fili estremamente intrecciati del nostro rapporto intellettuale col mondo rimandano ad un centro che sono IO. Poi, da qui sono nate problematiche immense perché se il centro sono io, allora gli altri? Sono io Arturo Seregni… neanche Arturo Seregni, ma sono io in un senso più originario…