Qualche giorno fa postavo un messaggio sul matrimonio e su come esso, al di là degli esiti, dovrebbe promanare da una condizione di entusiasmo, almeno iniziale. Questo benedetto entusiasmo che si trova alla radice di ogni cosa degna di essere vissuta e che, in quanto tale, è capace di farci raggiungere notevoli traguardi. Nell’arte e nel lavoro lo chiamiamo passione ma, in sostanza, è la stessa cosa. Non ho bisogno di argomentare: è chiaro a tutti che l’entusiasmo, se pur non l’unico fattore, è uno di quelli decisivi per la felicità. Allora, mi chiedo, perché diavolo dedichiamo il nostro entusiasmo, e tutti l’abbiamo fatto, a gente che di noi non è entusiasta? Sì, intendo in amore.
Passiamo ore a pianificare strategie di conquista come se l’anima e il corpo della persona desiderata fossero il tabellone del Risiko mentre dall’altra parte ci si attarda persino a lanciare i dadi. Gli amici, alternativamente, si divertono tantissimo o si annoiano a darci consigli in merito, finché poi non arriva il loro turno. Da queste persone non FELICI di passare del tempo con noi sorbiamo impotabili giustificazioni che vanno da autolesivi spiegoni psicopatologici (non so amare…), a torride narrazioni esistenziali (sto vivendo un momento per cui non me la sento…) fino a rimanere impigliati in imbarazzanti demenzialità. Anni e anni orsono, irretito da una bocca rossa come il corallo, fui liquidato con un: “…non posso, sono sposata con il mare”. Storia vera. La cosa più burrascosa di questa relazione, che creava onde anomale in una pozzanghera, non erano i mortiferi canti di quell'indomabile sirena ma io che, invece di ricollocarla negli abissi dai quali veniva, stetti lì a cercare di capire, a cercare di convincerla che forse avrebbe potuto farsi crescere delle gambe se avesse voluto, se avesse avuto l’entusiasmo.
Ma l’entusiasmo non si crea a tavolino, non si compra, non è materia di convincimento. Provateci se non mi credete, so che a qualcuno è andata bene. A qualcuno. Che poi potremmo discutere del fatto che magari, se non si è convinti, si potrebbe evitare di tenere le persone avvinte ai polsi in un poco giustificabile esercizio abusivo del proprio potere che pare meno grave solo per il fatto che chi ama sa rendersi ingiustificabilmente umile. Ma non ne voglio fare un discorso di dignità, decoro e grandezza di spirito. Ne faccio un semplice discorso di entusiasmo. Se una persona vi dice NI è un NO, se vi dice FORSE è un NO, se vi dice PROVIAMO con la faccia di chi si accinge ad assaggiare cavallette fritte al mercato di Bangkok è ancora un NO. Non vogliamo gente che si strappi le vesti al nostro passaggio ma persone le quali, se viene proposta un’uscita, dicano SI’, perdio, o, se hanno un impegno, almeno rilancino proponendo un’alternativa che ci faccia capire che HANNO VOGLIA DI STARE CON NOI. Anche perché, signori, in un rapporto di coppia i problemi, quelli veri, arriveranno, e se partite con un compagno di viaggio che sta scomodo nel sedile a fianco, credetemi, state per fare un viaggio davvero breve. E questo nella migliore delle ipotesi. Se vi va male, invece, non oso dirvi quale destinazione raggiungerete. Oh, però ad alcuni è andata bene nonostante o proprio in virtù della faticosa opera di proselitismo. Ad alcuni sì. E’ il vostro turno di tirare i dadi.