Per consolarci, iniziamo con il dire che buona parte delle altre persone ha i nostri stessi problemi a comprendersi gli uni con gli altri. Quando conosciamo qualcuno che ci interessa facciamo del nostro meglio per capire chi sia: guardiamo le sue foto, incontriamo i suoi amici, visitiamo i posti in cui è stato. Adesso c’è anche la simpatica fase dell’ispezione dei vari profili social ed è spasso sensato, tanto più che la ricerca ha dimostrato che nei social le persone equilibrate non proiettano una versione idealizzata di se stessi ma un quadro di sé abbastanza genuino. Tutto questo contribuisce a darci la percezione di aver fatto i nostri bravi compiti. L’impegno circa la conoscenza della personalità del potenziale partner dovrebbe, però, essere direttamente proporzionale al tipo di impegno con cui vogliamo costruire la relazione.
Avventura di una notte? Potrebbe bastare il nome ma forse si può fare anche a meno di quello. Matrimonio? Prepariamoci ad andare un pochino più a fondo: i suoi atteggiamenti, la sua disposizione verso l’autorità, l’introspezione, la sessualità, i soldi, i bambini (anche se non si vogliono avere), gli animali (che se non ci sono i primi probabile arrivino i secondi), la malattia, la fedeltà e via discorrendo di almeno cento altre cose. Questa conoscenza non si concretizzerà nel corso di due o tre happy hour. Voi mettereste tutti i vostri soldi in un fondo d’investimenti senza prima esservi assicurati del rischio e degli interessi? Volete saltare dalla conoscenza al matrimonio senza passare dalla convivenza?
Evidentemente amate gli investimenti ad alto rischio; i miei complimenti per il sangue freddo. In assenza di un serio interessamento circa la personalità del soggetto che dovremmo avere al nostro fianco, nella maggior parte dei casi ci si basa sul nostro entusiasmo e sulle mitiche impressioni: i suoi sorrisi, le espressioni belle che hanno i suoi occhi, la bellezza di quella sera splendida di fine estate, eccetera; come se volessimo comprendere la fisica delle particelle osservando la fotografia di una centrale nucleare. Nell’elaborare una personalità partendo dalle impressioni, proietteremo molte delle nostre aspettative così come si fa quando si guarda una bozza grafica: saremo obbligati a “vedere” dei particolari non disegnati. Guardate l’immagine: per natura siamo portati a “chiudere le linee”, a completare secondo il nostro gusto ciò che completo non è, a trovare un senso a noi affine per una serie di stimoli incompleti. Il materiale di riempimento può essere solo nostro, cioè appartenere alla nostra realtà psicologica ma non, assolutamente non allo stimolo originario. Senza creare allarmismi dico solo ATTENTI, perché facciamo esattamente la stessa cosa con le persone.