Alla fermata del bus succedono sempre cose intense. Un anziano che non vedevo da un pezzo mi ha sorpreso alle spalle con l’insospettabile agilità di un ninja, attaccando discorso. Come stai e come non stai. Lui sta cercando un hobby o, meglio, degli amici, ché a stare soli ci sente vecchi più del necessario. Capisco.
“E tu, Alessandro, sei… solo?”
“E sì, per ora…”
“MALE! Una donna ci vuole!”.
Ma non dirmi...
Chi si trova nella condizione di singletudine dopo una certa età ha sicuramente fatto esperienza di una serie di preconcetti da affrontarsi a livelli crescenti di difficoltà come un videogame poco spassoso. I primi a preoccuparsi, con largo anticipo, sono i familiari a partire da quelli più attempati. La nonna chiede a più riprese se si sia trovata la morosa - qui parlo da uomo - e sulle prime si accontenta di un NO aggiungendo un bonario “ma sì, divertiti, mica come ho fatto io ai miei tempi” allungando, però, una doppia dose di lasagne che lascia intuire la preoccupazione inespressa; io mangiavo, un po’ dispiaciuto che a suo tempo nonna non si fosse divertita. Poi, nel drammatico prosieguo degli anni, la nonna indaga: “ma perché non trovi la morosa?”. L’inquietudine riguarda soprattutto eventuali anormalità che, per farla breve, si riducono all’ipotesi gay; all’inizio è solo la nonna, poi il dubbio si fa pervasivo in famiglia come fuori. In realtà le partner si susseguono ma, si badi, a quanto pare non è il numero a fare l’eterosessualità bensì la capacità di trattenerle. Interessante. Non sapersi tenere una partner è, peraltro, e a prescindere da qualsivoglia conoscenza dei fatti, un sostanziale deficit del single, ovvero se sei single, alla fine, è colpa tua. So di donne terrorizzate dal giudizio materno: “Non sai tenerti nemmeno un uomo!”. Quindi, se non si tratta di omosessualità sarà di certo incompetenza affettiva. Giacché si è sempre medici quando non si è ammalati, chi è fidanzato, sposato, accoppiato e genitore ha una domanda e una sentenza: “Non ti piacciono i bambini?” e “Sei tu che sbagli, perché …” Completare a piacere. Il che, umilmente, è possibilissimo ma non di grande aiuto emotivo. Prima di pervenire ad un’età nella quale vi si dà per spacciati e nessuno vi dice più nulla (ma si vocifera), gli amici, che vi hanno avuto sottocchio più di altri durante le vostre relazioni, esprimeranno il loro punto di vista circa i vostri fallimenti. I vostri, badate, non i fallimenti di coloro che vi hanno lasciato. Gli amici vanno ascoltati ma gli amici hanno anche fatto scelte diverse, alcuni vivono rapporti di coppia ben lontani dall’essere invidiabili. Quindi, chissà, meglio soli che…? Un amico mi ha detto: “Stai cercando qualcosa che non esiste. Dovevi fermarti prima”, lui ha fatto così. Ognuno dice la propria.
La propria.
La cosa più dolorosa, tuttavia, e parlo ai single perché dopo una certa età questi ultimi e coloro che si sono sposati vivono realtà assolutamente diverse, è che gli stessi single condividono in maniera autolesiva le idee preconcette di chi, per anni, li ha vessati con domande e consigli. Per capirci. Io ho 42 anni. Se domani esco con una mia coetanea o giù di lì, volete sapere qual è il primo dubbio che ci assale rispettivamente e che verrà fatto risuonare dal rispettivo giro di amicizie? Ma questo/a com’è che è sui 40 ed è single? Ci deve essere qualcosa che non va, occhio! In realtà ne bastano 30 per porsi dei dubbi. Nel caso delle donne, lo stereotipo vuole che una single post 30 o sia brutta, quindi non se l’è presa nessuno, o sia posseduta da qualche grave fragilità psicologica, quindi non se l’è tenuta nessuno; c’è chi si lamenta perché i coetanei guardano solo quelle più giovani (un contrappasso rispetto ai tempi in cui il liceale rimaneva alle corde mentre la ragazza del suo cuore si filava l’universitario) e poi il triste caso delle mamme single di complessa ricollocazione. Circa l’uomo single, vale sempre la malattia mentale ma sale di posizione l’ipotesi “satiro ipersessuale” e, soprattutto, quella del Peter Pan, l’egoista e inaffidabile che non vuole crescere. Ci sono anche quelli. D’altro canto l’esistenza di donne egoiste e inaffidabili pare socialmente avversata: come per i buchi neri la loro presenza non sembra essere rilevabile di per sé ma solo tramite la distorsione della serenità degli uomini che gravitano loro attorno. Io, per quanto mi riguarda, sono uno psicologo e quindi ontologicamente matto; il mio caso si liquida con facilità. Tutto questo senza sapere nulla delle persone, senza averne conosciute le storie affettive dolorose o economicamente limitanti. L’altro giorno mi ha scritto un’amica lasciata sull’altare a 33 anni; vai a spiegare agli altri da dove vieni e che gente hai incontrato, più facile pensare che sia colpa sua, magari è svitata, magari lui ha fatto bene. Ma ok, si sorride, si sopporta. Che almeno, però, i single siano clementi fra loro; che si mettano in gioco con la serenità che meritano, sennò è difficile, davvero difficile. Tra l’altro, e senza sconvolgere la mente di nessuno, ricordo che si può anche scegliere di stare da soli. Bizzarro, sì, ma credo che sia un diritto garantito dalla Costituzione, da qualche parte verso la fine.