È un giorno come un altro, è una festa commerciale, facciamo che è un po’ quello che vi pare. Però è un giorno in più. San Valentino, dico. Subito seguito da quell'inutile tentativo di par condicio, San Faustino, a celebrare chi fa da sé, per nome di un santo che fu dato in pasto alle belve, arso, torturato, abbandonato in mare e poi decapitato. Gente di tempra questi single, si sapeva pure senza festa. Ma è San Valentino, dicevo, e quindi a chi non è solo o mal accompagnato conviene in qualche modo, fosse anche minimo, festeggiare. Perché? In primo luogo perché far girare l’economia non è peccato, in seconda battuta, ma probabilmente non meno importante, perché la vita è breve. Scommetto che non l’avevate mai sentito dire.
Già, un po’ come la scritta sui pacchetti di sigarette però poi fumiamo lo stesso. Permettetemi di raccontarvi qualcosa di ascoltato, per lavoro, tempo addietro, una storia sintetica e poco edificante. Un uomo sui 45 con un lavoro impiegatizio e una nuova compagna dopo un matrimonio malriuscito e nessun figlio. Non vi sto a dire che questa nuova relazione fosse il grande amore, ma era un amore, una relazione gradevole come un bagno caldo dopo una giornata di lavoro estenuante. Dopo anni si cercavano ancora e chi ha avuto una storia di anni sa che non è cosa da poco. Stavano bene, in un modo in cui non importa più chiedersi se tutto sia perfetto. Stavano bene. Ora, una mattina i due vanno a lavorare, prima lei che aveva l’impiego più distante e doveva prendere la macchina. Di solito questa coppia si dava un bacio veloce sulla porta. Quando erano in buona il bacio durava qualche secondo in più, altre volte era un lampo; era anche accaduto che si scordassero perché, certo, si poteva rimediare facilmente la sera.
Quella mattina lei uscì senza che vi fosse un bacio, erano di fretta. Lui aveva notato la cosa ma, cosa vuoi che sia, c’è sempre la sera. E invece no. Lei morì in un incidente stradale al ritorno dal lavoro e non vi fu più nessuna sera per recuperare il bacio perso, nessun’altra occasione. Roba che si vede nei film e fa piangere. Credetemi, fa piangere di più quando non è un film. La verità è che la vita è una tempesta di lampi di opportunità gettatici addosso dal destino e sparsi come il riso ai matrimoni, ed ogni cosa, noi compresi, si sta come d’autunno le foglie di Ungaretti e senza neanche la necessità di una guerra. È che siamo esseri viventi e ci risulta difficile, per natura, pensare a noi e a chi teniamo come qualcosa di non presente. Così, stolti, rimandiamo sorrisi, baci, lacrime, incontri perché ci tranquillizza questa illusione che tanto una sera arriverà per recuperare tutto quello che per paura, pigrizia, rabbia, orgoglio e chissà cos’altro non abbiamo osato qualche ora prima. Alcuni fidanzati, i più stolti di tutti, come quei ricchi che hanno così tanto da aver perso il senso della loro fortuna, scherniscono o snobbano un giorno dedicato alla loro beatitudine perché, si sa, ogni giorno può essere San Valentino e non c’è bisogno che i commercianti ci dicano quanto ci amiamo. Allora bene, fate pure del 3 gennaio il vostro San Valentino o del 7 dicembre o, chessò, del 10 marzo. Fate pure. Ma fate anche del 14 febbraio il vostro San Valentino perché è tutto un dono, è tutto in prestito: la persona che avete per mano, la cena al ristorante, la luce che si riflette nel piatto dove mangerete, la carta del bigliettino per il quale faticherete a trovare le parole o il semplice bacio col quale vorrete sintetizzare il vostro bene senza che si debba sborsare un soldo. Siamo bolle di sapone soffiate un po’ più in là da chissà quale vento a collidere, più o meno delicatamente, a salire o scendere, con colori sgargianti se ci attraversa una luce bella, e tutto questo per un tempo che non ci è dato sapere. Fate un po’ quello che vi pare, è un giorno come un altro ma è un giorno in più.