Pensavo alla storia di Weinstein e Asia Argento e tutto, come al solito, si è ridotto a una discussione sul sesso, sullo scontro fra maschile e femminile, fra vittime e carnefici. Questo perché vende di più e perché ci evita di metterci, TUTTI, davanti allo specchio. Il vero problema, mi si lasci dire, è a monte. Il problema è il POTERE. La natura del potere è tale da corrompere necessariamente chi lo possiede e, forse, chi lo subisce? Il potere è un fenomeno che rende la fragilità dei sottomessi ancora più fragile? Perché la società si è costruita sull’accettazione del fatto che l’abuso di una persona potente sia passibile di maggior accettazione? Cosa rende potente una persona ai nostri giorni? Cosa rende più facilmente vittima una vittima? E, d’altro canto, accettando le distorte regole del potere, una vittima è ancora definibile vittima?
Quando lavoravo al Reparto Stress e Disadattamento Lavorativo, ascoltavo quotidianamente storie di abuso di potere di maschi contro maschi, femmine contro maschi e viceversa, o femmine contro femmine; l’azione violenta, perlopiù, si perpetrava poiché vi era la paura di perdere chance lavorative, prospettive future. Alcuni avrebbero avuto vita difficile a cercarsi un’altra occupazione, altri meno. Nella quasi totalità dei casi, queste storie si caratterizzavano per uno squilibrio di potere e per l’inabilità a sottrarsi a quel potere, finendo vittimizzati. Potenti erano coloro i quali avevano la possibilità di erogare denaro, vittime erano coloro che necessitavano di quel denaro, che fosse per una vita di sussistenza o per un’esistenza agiata. Il potere non era insito in qualità umane specifiche ma nel vincolo del do ut des; più questo vincolo si faceva feroce più il potere si sperequava e più i due soggetti assumevano l’identità di carnefice o vittima. Io, che di narcisismo un po’ ne so, posso dirvi che anche nelle relazioni tossiche si assiste alla medesima dinamica: qualcuno ha qualcosa e comprende che qualcun altro ne è privo; quest’ultimo desidera quella cosa e finisce per pagare un prezzo troppo alto per ottenerla.
Ed anche qui si tratta di POTERE che assume la forma di realizzazione idealizzata, di sentirsi scelti, belli, diversi, amati come nessuno prima. Ecco a cosa serve il famoso love-bombing del narcisista: ad esaltare il nostro narcisismo ferito, un narcisismo uguale e contrario a quello del predatore. Qualcuno intercetta questa nostra necessità e ce la vende, facendoci pagare il prezzo con l’abuso psicologico. In una società dove il potere di privare il prossimo dell’affetto e/o del denaro determina il valore delle persone, il terrore si erge a sistema. Si potrebbe altresì discutere di quanto potrai mai essere gratificante avere il corpo di una donna che non ti sceglie liberamente ma per interesse o paura, del perché così spesso il successo venga confuso con il merito e di come il potere finisca per attrarre, perlopiù, persone (pre)disposte ad abusarne, nonché altri soggetti, satellitanti, attirati da chi emette questa luce nera. La storia di Weinstein e della Argento non parla di sesso, prostituzione, maschi abusanti e femmine vittime ma parla, a non volersi limitare alla chiacchiera da bar, di alcuni lati della natura umana e di una società da essa costruita secondo regole inique ma assimilate e non necessariamente di buon grado. Ci parla, a voler essere terapeuti, della possibilità che abbiamo di mutare queste regole così che nessun lavoratore debba mai patire la violenza di vendere la propria dignità per la paura di perdere le proprie prospettive di carriera o la simpatia degli altri. A voler citare gente importante, mi verrebbe anche da consigliare di fare attenzione a scagliare la prima pietra, perché non è troppo difficile cercare nelle nostre personali vite un momento in cui abbiamo venduto qualcosa di noi per ottenere un ritorno, e quando abbiamo barattato la nostra dignità, e non è così raro, è stato forse peggio che se avessimo barattato il nostro corpo. Poi, anni dopo, più distanti dal dolore e con qualche amico al fianco abbiamo ammesso, sì, che siamo stati deboli e che non avremmo dovuto esserlo. La grandezza di una persona si misura proprio nel non approfittare di chi è per ruolo, stato o natura, più debole. Il potere, questo, lo deve ancora imparare.