Venerdì scorso sareste dovuti uscire con me perché è stato tutto molto interessante. Sono andato con un amico in una rinomata pizzeria di Milano dove si dice, cioè una paziente partenopea mi ha detto, che si mangi la vera pizza di Napoli... oh, ma quella vera davvero! E quindi andiamo. Abbiamo trovato un insperato posto fuori. La cosa più simpatica è stata la famiglia sulla sinistra: lei allattava, il bambino ci rubava il ghiaccio dal cestello del vino - non quello allattato, l’altro - e il marito è caduto dalla sedia… cioè, col precedente post forse ho drammatizzato un po’ troppo sull’essere single. Comunque sia, andata via la famiglia, è arrivata una coppia e, contemporaneamente, s’è scatenato un gradevole temporale di quelli che non fa troppo freddo e che, con il golfinetto e la giusta attitudine, pare di stare in un resort all inclusive.
La pioggia ci ha in qualche modo obbligato ad avvicinare i tavoli fino ad unirli, sicché è avvenuto qualcosa di inusuale in quel di Milano, ovvero iniziare a parlare con degli estranei come se si fosse amici da tanto tempo. Sulle difficoltà che si hanno qui a Milano a conoscere gente sulla pubblica via mi riprometto di scrivere un post, ma avrò bisogno di tempo perché se dovessi dire d’impulso cosa ne penso come persona e non come psicologo ne verrebbe fuori una staffilata. L’amico ed io, premetto, siamo due tipi validi nei quali incappare: lui perché uomo d’aspetto più che gradevole, lavoro stabile e argomenti, io perché, in libera uscita, tutto sembro tranne che uno psicologo, il che, forse non potete comprendere appieno, è di enorme aiuto; alla seconda bottiglia di prosecco la sinergia fra me e il compare raggiunge livelli di rara efficacia. Com'è e come non è, per un’incertezza linguistica dell’amico che non sapeva se definire l’uomo della coppia “compagno” o “marito”, si è aperta l’interessante questione del “fidanzati da una vita e lui non si vuole sposare”; nel loro caso erano 14 anni.
I due sorridevano da orecchio a orecchio ma era fin troppo evidente che tempo prima che si arrivasse a quei sorrisi si erano attraversate una serie di discussioni tese che avevano fatto approdare lei, oggi, all’ormai mi sono arresa. Intanto avevano portato tre piccole bottiglie contenenti limoncello, meloncello e un estratto alcolico di pistacchio, tre spunti che hanno reso di gran lunga più facile far loro capire ciò che segue. È la solita vecchia solfa del perdere di vista ciò che si ha perché troppo intenti a sbirciare l’erba del vicino. Lui, dopo 14 anni, chissà cosa pensava di essersi perso nel percorso e a cosa potesse accedere se si fosse mantenuto svincolato da contratti formali. Lei, dopo 14 anni, così concentrata nel voler formalizzare la coppia da perdersi la sostanza di ciò che viveva. Tutti e due dimentichi del punto nodale della questione: 14 anni insieme! Erano già sposati, lo erano, che un prete o un sindaco formalizzassero o meno. Sì, ok, etimologicamente la parola “sposare” deriva dal latino “spondère”, ovvero promettere formalmente, religiosamente, far voto, ma se dopo 14 anni di vita con una persona non mi sento votata ad essa, allora devo essermi cacciato davvero in un bel guaio. Che forse lasciare o perdere una persona dopo 14 anni sia meno traumatico psicologicamente se non sposati? Oh, be’, lo sappiamo, quando ci sono beni e soldi di mezzo, il divorzio è ben peggio di un addio post convivenza. Però qui il punto era un altro. Il punto era leggere negli occhi di questi due amanti (in quanto si amavano, fuori di dubbio) che ci fosse da qualche parte una realtà migliore per loro in una forma diversa da quella che stavano vivendo, più vincolata per lei, meno per lui. E siccome loro sbirciavano con interesse l’erba altrui, io e il mio amico guardavamo con ammirazione quanta cura avessero prestato al loro verde. Alla fine, forse per spirito cavalleresco o alcolico, ho preso un po’ le difese di lei, guardando il suo partner, musicista, e citandogli una vecchia canzone di Vecchioni: “Ed il più grande conquistò nazione dopo nazione / e quando fu di fronte al mare si sentì un coglione / perché più in là non si poteva conquistare niente; / e tanta strada per vedere un sole disperato / e sempre uguale e sempre come quando era partito.” Ognuno dice la propria, la propria e, quando non lavoro, io ci tengo a non fare eccezione. Chissà che futuro spetta loro? A me pareva avessero un buon presente. Anche la pizza non era male.