Crediamo di poter trovare la felicità nell’amore ma non è così semplice. Ciò che cerchiamo più spesso in effetti è la “familiarità”, il che complica di molto la nostra ricerca della felicità.
Nei rapporti adulti tendiamo a ricreare le dinamiche affettive vissute in infanzia, quando per la prima volta siamo venuti in contatto con l’amore e i suoi significati, sfortunatamente la lezione che abbiamo ricevuto può non essere positiva, cioè l’amore sperimentato può essere interlacciato con altri vissuti e dinamiche meno piacevoli: l’essere controllati, il sentirsi umiliati, l’essere abbandonati, il non comunicare. In breve: sofferenza.
Come adulti, quindi, possiamo rifiutare dei validissimi candidati non perché siano sbagliati come partner ma perché sono troppo ben equilibrati (troppo maturi, troppo comprensivi, troppo affidabili) e queste buone qualità possono sembrarci non familiari, aliene, quasi oppressive. Siamo invece attirati inconsciamente da soggetti che sappiamo razionalmente non poterci dare serenità ma che tuttavia riescono a frustrarci in un modo che già conosciamo, un modo familiare. Finiamo per legarci a gente sbagliata perché quella giusta ci sembra sbagliata, immeritata. Perché non abbiamo esperienza di situazioni sane. Perché, in ultima analisi, non associamo l’essere amati con il sentirci soddisfatti. Sapete una cosa? L’amore è una cosa semplice e se non vi mostra questo volto o non è amore oppure lo è, ma deformato dal peso di un sacco di problemi.