Non c’è modo di piacere a tutti. Se siete Mozart, qualcuno preferirà Beethoven, se siete Picasso qualcuno preferirà Van Gogh. Se, come me, non siete nessuno di questi quattro, la strada sarà ulteriormente in salita. Se siete il parrucchiere delle dive, ci sarà sempre una cliente insoddisfatta del taglio o della tinta. Se avete un negozio di abiti con un campionario infinito, arriverà, prima o poi, una persona che vi chiederà esattamente l’unico vestito dell’unico colore e dell’unica taglia che non avete, rimanendo delusa dal vostro negozio. Per quanto vi possiate impegnare ci sarà sempre qualcuno con il coltello fra i denti che tenterà di demolirvi, forse proprio in virtù dell’eccellenza che voi state faticando ad esprimere.
No, non c’è modo di piacere a tutti, anche e forse ancor più quando si tratta di cose viscerali. Ad esempio, a me non piace Angelina Jolie, l’ho detto. Oh, bravissima attrice, però proprio non mi piace esteticamente; so che c’è gente che si strapperebbe le vesti per lei. Sì, ok, ci andrei a cena però il conto finirebbe alla romana. Io sono più il tipo di qualcosa a metà fra Scarlett Johansson e Audrey Hepburn, il che fa di me un uomo in grosse difficoltà. Per dire che no, non c’è modo di incontrare i gusti delle persone al 100%. L’ho capito definitivamente quando ho iniziato la mia attività social, con video e post. Non ho dato vita a questa cosa per smania di protagonismo ma per necessità dopo una mezza vita sui binari classici della psicologia clinica: pubblicazioni scientifiche, libri, lavoro in ospedale, traduzioni di articoli stranieri, perizie psicodiagnostiche per il tribunale ed altre amenità. Succede che un tempo c’erano le Pagine Gialle ed ora internet e io, grazie a me, ho coltivato delle capacità connesse all’informatica, alla grafica e alla scrittura, sicché mi sono potuto permettere di creare ciò che ho creato senza demandare il lavoro a qualcuno, cioè senza dover pagare nessuno.
Ciò che genero non è perfetto, ovvio, ma, per quanto leggero per il suo spirito divulgativo, ho sempre ritenuto il mio lavoro di marketing/divulgazione rispettoso del pubblico che non considero affatto stupido e so bene che già nel medio termine saprebbe riconoscere un incompetente o, come si dice ultimamente, un fake. Fermo restando, poi, che tutto si misura seriamente nel lavoro svolto con i pazienti. Pur così, pur portando la mia professionalità ad un grado che richiede un impegno che intacca a più livelli la mia vita privata, qualcuno che critica c’è. Non le critiche costruttive che sono accettabilissime la volta che ci si mette in piazza a parlare ad alta voce, critiche educate alle quali rispondo sempre in maniera educata. Mi riferisco ad attacchi demolitivi e malsani, ben lontani dalla considerazione che dietro il mondo social c’è comunque uno psicoterapeuta e non un parvenu e che ciò che dico, peraltro, è raramente farina del mio sacco ma adattamento di materiale saggistico, solo lo dico a mio modo. Una signora mi ha scritto che mi darebbe fuoco, ad esempio, perciò se mi trovate carbonizzato per le strade di Milano andate a cercare una signora. In un’altra circostanza sono stato raggiunto dai messaggi di un minorenne al quale, come vuole la deontologia, ho detto che avrei potuto comunicare con lui solo previo consenso scritto dei genitori per poi sentirmi dire che non era un minore e che stava testando se fossi il tipo che viola il codice deontologico. Insomma, non solo è impossibile piacere a tutti su base costituzionale, non solo è impossibile pur impegnandosi, ma è anche impossibile piacere a tutti secondo il misterioso principio di Ajeje Brazorf, per cui starete antipatici a qualcuno per il semplice fatto che magari gli ricordate qualcuno che l’ha picchiato da piccolo. Questo al di là di qualsiasi buona, logica e razionale ragione. Morale, fate quello che dovete e cercate di farlo al meglio con l’idea, o la speranza, che il tempo, galantuomo, saprà riconoscere il valore di ogni cosa e di ogni persona. Con buona pace delle fiamme, fra le quali io danzo da sempre.