Si sa, noi psicoterapeuti siamo funestati da aspettative pubbliche spesso irrealistiche. Ci si aspetta, ad esempio, che si sia pervenuti a una comprensione più profonda della vita mentre invece, a furia di libri e dialoghi, siamo solo pervenuti a una comprensione più profonda delle persone; non è poco, certo, ma non è la stessa cosa. Molti credono, o meglio temono, che noi si analizzi ogni loro parola o mossa fuori da ogni contesto professionale e, con fare ieratico, si voglia pontificare su questo o quel comportamento. Non è così.
Non credo di sconvolgere la mente di nessuno se dico che gli psicoterapeuti sono persone assolutamente comuni, con debolezze varie e anche sì rapporti affettivi tormentati; il fatto che si sia in grado di aiutare le persone pur non avendo, in casa propria, una situazione speculare alla teoria espressa ai pazienti è esattamente ciò che fa di un terapeuta un professionista capace di distanziarsi da sé e non un uomo di Chiesa, per cui ci deve esserci coincidenza fra le parole e la persona. Insomma, ciò che siamo professionalmente non necessariamente coincide con ciò che siamo personalmente. Cosa che vale per molti, peraltro. Per dire, su questa mia pagina Facebook professionale non leggerete mai testi con parole volgari, a meno che non le ritenga funzionali al messaggio, mentre invece privatamente amo anche essere, a tratti, una persona profondamente superficiale ivi comprese volgarità assortite. Con gli amici più stretti, trovo che sia assolutamente liberatorio, legante e regressivo lasciarmi andare a ogni tipo di dialogo usando qualsiasi tipo di linguaggio, tanto più che per noi giovani guasconi la scelta di un registro lessicale è, appunto, una scelta e non l’obbligo dettato dalla pochezza. Si tratta di permettermi di essere a 360 gradi con persone che so che hanno voglia di vedermi in tutta la mia estensione e che si mostrano con la medesima apertura. Il top, tuttavia, il vero apice formativo della volgarità credo di averlo sperimentato con una cara amica, una donna le cui volgarità tanto mi hanno insegnato dell’universo femminile.
Bypassiamo per un attimo l’annoso problema dell’amicizia uomo donna, da trattarsi altrove e meglio. Fra l’altro non si tratta dell’unica amica ma con questa, decisamente, si raggiungono vette di intimità verbale inusitate. Roba che uno psicologo chissà cosa direbbe! Una volta eliminato qualsivoglia fattore che di solito vizia, nel bene e nel male, la comunicazione fra uomo e donna, ciò che rimane è una persona con la quale si può dire tutto ma non come se fosse un uomo, perché una donna rimane una donna e non c’è la necessità di ridurla al maschile perché sia pienamente vissuta da un maschio. Quindi, facendo praticamente insider trading, ho avuto accesso al lato oscuro della forza, senza filtri, senza mediazioni. Credetemi, in questa era moderna, dopo la sacrosanta salute, la cosa più preziosa è l’informazione. Ovviamente, per ogni frammento di onestà rivelata, io ne ho ceduti altrettanti cosicché l’amicizia fosse parimenti divertente ed equa. Anche in questo caso, però, il fine non è mai stato strumentale ma è stato il piacere di stare con una persona gradevole con la quale l’illimitata volgarità viaggiava in parallelo a visite museali, discorsi di libri, cinema e altre cose sobrie anche quando sobri non lo si era affatto. In realtà tutta questa volgarità, che prosegue proficuamente tuttora, non è mai stata davvero volgare poiché è sempre stata una scelta, prima di tutto, e poi perché si è sempre giocata sull’equilibrio delle posizioni: nessuno ha mai prevalso, nessuno ha mai usato il linguaggio per mettere a disagio l’altra persona, si è sempre capito quando era il caso e quando no, senza doverlo specificare. Solo che spesso era il caso, e giù a ridere. Allora vi auguro, come dice la signorina sotto, di avere intorno almeno una persona, uomo o donna che sia, con la quale poter essere… illimitatamente. Quello che vi posso rivelare in gran segreto è che le differenze fra i generi, a scavare nel profondo, non sono così estreme e che il rappresentante di un genere non può ergersi a portavoce di tutti i consimili, anche perché poi, fra amici, ci si sceglie per affinità. Quindi il fascino esoterico di chi abita l’altra sponda rimane comunque intatto. Anche così s’imparano un sacco di cose; non il senso della vita, certo, ma le persone. E non è poco.