Proviamo a sentirci meno soli
Secondo la corrente filosofica dell'esistenzialismo, ogni essere umano è sostanzialmente solo. Anche nel momento più intenso di dialogo e di scambio di idee con un altro essere umano, è impossibile trasmettere totalmente le nostre idee e il nostro soggettivo modo di vedere il mondo e, nello stesso tempo, ci è impossibile comprendere pienamente l'altro.
L'uomo, quello che Aristotele aveva definito "animale sociale", sarebbe quindi profondamente separato dai suoi simili, spinto per natura a socializzare ma condannato a non essere mai compreso. L'essere umano, ricco di canali sensoriali atti ad entrare in contatto con il mondo e con i suoi simili, vivrebbe nel paradosso di non poter mai completamente colmare il bisogno di capire e di essere capito, di fondersi in maniera totale ed armoniosa con la realtà che lo circonda. Anche se la visione esistenzialista non fosse pessimista ma semplicemente realista, questo non ci impedisce di godere di ciò di cui è comunque possibile godere. A dispetto di tutto ciò, l'uomo non è mai stato impedito dall'amare un suo simile, di stringere una profondissima amicizia e di creare correnti di pensiero condivise. Oltretutto molte persone trovano che essere soli possa rappresentare un ottimo momento per mettere ordine fra i propri pensieri, per rilassarsi, per assaporare certi silenzi; insomma, essere soli ha un suo lato decisamente positivo. La solitudine, però, è cosa diversa dall'essere soli. Potremmo pensare alla solitudine come a un essere soli che si è protratto nel tempo così tanto da diventare sgradevole. Sgradevole e doloroso. La solitudine porta anche con sé la frustrazione derivata dai tentativi di socializzare e dal fallimento di questi. Ad un certo punto il senso di solitudine diventa talmente pervasivo che si può avvertire solitudine anche quando non si è da soli. Essere soli per scelta, prendersi un po' di tempo per sé, non è quindi mai un problema semmai è una scelta. La solitudine invece è qualcosa che la persona sente di subire, una condanna tanto più amara in quanto sa che, in parte, ha partecipato "attivamente" a comminare a se stessa.
In generale la persona che soffre di solitudine è arrivata a sperimentare questo stato interno di disagio per tre ordini di fattori. Nel primo caso la persona viene rifiutata dagli altri per qualche motivo, anche futile o inesistente. Può essere derisa, emarginata al punto che, per non soffrire ulteriormente, il soggetto che si sente solo alza dei muri per proteggersi da un mondo esterno frustrante, muri che impediscono di raggiungerlo anche a coloro che vorrebbero e potrebbero aiutarlo. Nel secondo caso una persona ha difficoltà a sentirsi integrata, nonostante il mondo esterno non faccia nulla di esplicitamente negativo nei suoi confronti. La timidezza, il desiderio di essere qualcun altro più brillante di quanto ci si percepisca, un senso un po' irreale di estrema diversità dal mondo che ci circonda sono tutti fattori che tendono ad isolare. In terza istanza c'è l'amore naufragato, quello della persona che viene lasciata ed avverte un senso profondissimo di solitudine come se la maggior parte del proprio mondo interiore (ed esterno/sociale) se ne fosse andato via insieme all'amata/o.
Diversi sono anche i modi di affrontare la solitudine, alcuni migliori di altri.
Diciamo subito che affrontare la propria solitudine con un atteggiamento di triste passività, come potete immaginare, non aiuta. Questo atteggiamento, come un cane che si morde la coda, non fa che peggiorare la situazione. La buona notizia è che se la persona smette di avere questo atteggiamento, si sentirà già meno sola. Guardare la TV ininterrottamente, mangiare, bere alcolici, stare a letto, compiangersi, tutte cose che faranno peggiorare la situazione e che amplificheranno il senso di solitudine. Chi è in questa condizione ha difficoltà ad uscirne perché mira (e spesso in buona fede gli vengono proposti) cambiamenti radicali e modelli non consoni alla propria indole. Passare dal letto alla discoteca può non essere una grande idea, mentre introdurre nella propria routine "solitaria" una breve passeggiata, venti minuti di ginnastica in casa, un qualsiasi hobby o una chiacchierata con qualcuno a cui si confessa di sentirsi soli può essere il primo passo verso un cambiamento profondo e assai positivo.
Un altro modo decisamente ambivalente per affrontare la solitudine è quello di uscire e fare acquisti. Innegabile che qualche "regalo" a noi stessi ci fa sentire meglio e che uscire è buona cosa in quanto ci permette di entrare in contatto con il mondo. Da questo punto di vista la strategia può essere valida. Però se durante le uscite per gli acquisti non si parla con nessuno, si comprano oggetti di cui non si ha bisogno e si spendono soldi che "non si hanno", allora la cosa non è più tanto valida. Buona regola potrebbe essere quella di lasciare a casa le varie carte di credito e girare per negozi con pochi soldi in tasca, magari in compagnia di un amico (fosse pure l'unico) con cui condividere lo shopping.
Si ha poi un tipo di solitudine attiva. La persona, per quanto sola arricchisce la propria vita con attività dettate dai propri interessi e atte ad alleviare la solitudine stessa. E' un atteggiamento positivamente adattivo che stimola la creatività anche se alcuni credono che coloro i quali s'impegnano in attività solitarie tendano ad esacerbare il loro stato di solitudine. In genere, però, tali persone più che essere realmente sole sono d'indole solitaria. Hanno un loro giro d'amicizie e fanno vita sociale, semplicemente amano stare da sole più di quanto amino stare da sole la media delle persone. Quindi la solitudine attiva è un buon modo per gestire la solitudine, specialmente se si sa sfuggire da essa quando si vuole.
L'ultimo modo riguarda la ricerca di contatto sociale. Chiamare un amico, creare dei momenti d'incontro, parlare con le persone, sono tutti buoni modi di affrontare la solitudine, soprattutto se non si ha la tendenza a vessare con le proprie richieste i conoscenti. Se però si possiede un giro di amicizie e di conoscenze andrebbe da chiedersi come mai ancora avvertiamo un senso di solitudine. Forse si tratta di amicizie superficiali con le quali non riusciamo ad entrare in contatto profondo. In questo caso si cerchi la qualità piuttosto che la quantità, e si provi a conoscere e a farsi conoscere davvero, piuttosto che avere uno stuolo di amicizie posticce che però mostrerebbero tutta la loro natura effimera la volta che dovessimo mettere il nostro cuore nelle loro mani.