Alla scoperta di un'insolita variazione sessuale (trascrizione videointervista)
Tiny. Giant. Macro. Avete mai sentito questi termini? Probabilmente no. Fanno riferimento ad una poco nota variazione sessuale conosciuta come MACROFILIA. Ce ne parla una persona interessata a e interessata da questo fenomeno.
A: Benvenuta Chiara. Dicci tu che cos’è la macrofilia.
C: Allora, ci tengo a dire che dico sono pensieri e opinioni personali, nel senso che non esiste una definizione ufficiale di macrofilia. Quindi la definizione migliore che, secondo me, secondo la mia esperienza potrei dare è: l’interesse sessuale ma non solo circa la tematica dei giganti. Perché sono così vaga? Perché la macrofilia è una cosa molto personale e molto complessa, nella quale ognuno ci mette del suo. Quindi ho preferito usare il termine "tematica dei giganti” in quanto la scelta del sesso del gigante o della gigantessa, o di altri sessi, è personale così come quello del “tiny”. E qui spieghiamo cosa è il “tiny” e cosa è il ruolo del Giant o Giantess. Nella macrofilia ci si identifica principalmente con una delle due figure, oppure con tutte e due; infatti esiste il termine “versatile” che indica proprio le persone che si identificano con il Giant e con il tiny in circostanze diverse, oppure c’è una netta preferenza per il Giant o per il tiny. Nel mio caso, per esempio, io mi definisco “tiny” quindi mi piace immaginarmi di essere piccola ed essendo tendenzialmente etero mi piace immaginarmi i giganti di sesso maschile. Però questo è appunto molto personale e, per quello che ho visto, non è neanche troppo dipendente dall’orientamento sessuale, perché la fantasia può anche essere differente da quello che è l’orientamento nella vita relazionale della persona.
A: Ci vuoi provare a raccontare una fantasia macrofila, anche se abbiamo detto che è una cosa molto soggettiva?
C: Io ho usato nella prima parte della definizione le parole “interesse sessuale ma non solo” perché come quasi per tutte le parafilie anche la macrofilia abbia le sue basi nell’infanzia, nella quale l’interesse sessuale che ha il bambino non è come quello di una persona adulta e quindi si tratta di più di un fascino, di un emozione, di un’attrazione per questa tematica. Per cui quando una persona vede un’immagine, o ascolta una storia che riguarda un gigante, ne viene in qualche modo attratto, però non si può definire ancora interesse sessuale, almeno basandomi sulla mia esperienza. Solo successivamente, ma ancora in fase infantile quando il bambino inizia a scoprire la sessualità, tutto ciò si colora di un valore sessuale fino poi ad arrivare all’età adulta dove poi si ha una vera e propria attivazione sessuale.
A: Queste fantasie hanno delle caratteristiche ricorsive? Voglio dire, nonostante siano fantasie molto soggettive, possiamo rintracciare delle fantasie simili fra i soggetti macrofili? Come si strutturano? Immagino che siano un po’ come delle fiabe … Sono molto curioso ed ignorante circa questo argomento!
C: Noi attingiamo molto al mondo delle fiabe, nel senso che le fiabe sono anche le prime esperienze connesse ai giganti che può avere un bambini. Il gigante più che essere una figura mitologica viene raccontato nelle fiabe; è raro sentire il mito di un gigante ma ci sono le fiabe per i bambini e noi poi da adulti le copiamo. Nelle produzioni macrofile ci sono degli elementi ricorsivi: ad esempio i collage, le foto modificate in modo che il soggetto sembri gigante rispetto all’ambiente, o anche nelle storie che scriviamo, o nei giochi di ruolo che facciamo fra noi. Principalmente ci sono due categorie secondo me … in realtà ce ne sono tante altre … però c’è il “gentle giant”, cioè il gigante che si comporta in modo gentile, carino, protettivo e coccoloso, e l’altro è “l’evil giant”, il gigante cattivo, cioè quando il giant o la giantess si comporta in maniera più prevaricante, esercitando tutto il suo potere sul tiny. Circa il modo in cui le persone riescono a gestirlo, sessualmente parlando, ci sono tanti tentativi di applicare nella realtà qualcosa che è difficilmente applicabile, ovvero l’essere giganti. Per quanto si possa essere alti … non è ciò che cerca il macrofilo.
A: Quindi cosa succede? Una persona si sdraia e l’altra persona cammina? Quindi si crea una differenza di prospettiva visiva…
C: Questa è la prima cosa che si fa: si cerca di creare una prospettiva tale per cui l’altro interpreta il gigante, anche tramite le parole e i discorsi che dice diventa credibile …
A: Diventa un role-play…
C: Di fatto sì… E sinceramente è un po’ deludente …
A: Insomma, ci si adatta… Si cerca di arrivare il più vicino possibile alla fantasia ma è impossibile arrivarci per definizione.
C: Poi ad esempio si può praticare il trampling per provare…
A: Però il trampling ha già degli elementi sadomasochistici, no?!
C: Il sadomaso è abbastanza diffuso fra i macrofili, anche se non tutti lo amano effettivamente. Anche rispetto al trampling, poi, si può realizzare in modo soft: non c’è la necessità di usare il tacco 20, i frustini … è anche possibile praticarlo in casa … Altrimenti si possono usare dei cuscini, dei materassi per simulare le mani … Ora che lo dico mi rendo conto che può suonare un po’ … Se lo vedi sa fuori forse è anche buffo perché puoi pensare “Ma cosa succede?” ma effettivamente le parafilie spesso sembrano buffe, quindi …
A: Come questa cosa ha condizionato positivamente o negativamente la tua vita?
C: Ho attraversato varie fasi e penso che tutt’ora io le stia attraversando. Adesso, che ho anche fatto un percorso personale e mi sono confrontata con persone che hanno la stessa parafilia, e questo è basilare per evitare di tenersi tutto dentro e che ci sia quell’alone di vergogna e pensieri negativi, ora la vivo positivamente e penso che sia una parte importante di me anche se ce ne sono tante altre, anche a livello sessuale. Io non sono solo ed esclusivamente macrofila e non mi identifico con la macrofilia. Tuttavia la ritengo una cosa che definisce una parte importante di definire una parte della mia sessualità e che si infila un po’ in tutte le relazioni che ho …
A: Ecco, come si gestisce nella relazione questa cosa? Si è obbligati a trovare una persona che corrisponda oppure...?
C: Secondo me anche questo è molto soggettivo. Perché comunque, anche da esperienze personali, non è detto che non ti corrisponda, cioè che non è macrofilo, non sia in grado di interpretare il ruolo che ti piace così come non è detto che una persona macrofila sia poi una persona che ti piace e con la quale tu voglia passare buona parte della tua vita. Quindi per me alla base ci deve essere quell’intesa, quell’amore che definisce una coppia. Il resto viene dopo. Chiaramente condividere una cosa così importante della sessualità potrebbe da una parte aiutare, dall’altra essere troppo esclusiva; si rischierebbe di fare solo quello e di annoiarsi.
A: sì, di cristallizzarsi in quella dimensione. Due ultime domande: secondo te come nasce questa variazione sessuale?
C: Questa non è una domanda alla quale riesco a rispondere …
A: Ti sarai fatta delle ipotesi però…
C: Ho solo ipotesi e anche qua non mi sento di parlare per tutti i macrofili perché credo che la causa si intrecci con la storia di vita di ogni persona. Secondo me il gigante o la gigantessa sono un simbolo, nel senso che il bambino o la bambina riconoscono subito in questo simbolo qualcosa che racchiude tutta una serie di significati, di sottotematiche relative al tema del potere, di sentirsi potenti o sentirsi in balia del potere, del controllo, sia rispetto al temperamento personale o da come ti viene insegnata l’affettività, quindi da come viene mediata l’affettività, da quali tematiche affettive è mediata. Quindi credo che riunisca queste cose e anche altre.
A: Che poi diventano molto legate alla storia personale e quindi caratterizzate da elementi molto privati; per capire bisognerebbe davvero indagare la vita delle persone…
C: Spero che in futuro si riuscirà a capire se c’è un nucleo uguale per tutti o se invece la macrofilia è definita solamente dalle esperienze personali, però io credo che sia qualcosa di legato ai significati e all’emotività connessa a questi significati, a cosa siamo più sensibili e a come impariamo ad amare e a relazionarci alle altre persone.
A: Ok Chiara, un’ultima domanda. Il termine soggettivo è spuntato spesso in questo nostro incontro eppure siamo qua a fare un video che diventerà pubblico eccetera. La domanda è: perché? Perché hai accettato di fare questa intervista? Qual è la tua finalità? Sempre che tu abbia una finalità …
C: Io sono qui, non perché la mia faccia sia particolarmente bella o perché io parlo a nome di qualcuno. Infatti ho continuato a ripetere che io parlo a nome mio e racconto brevemente la mia esperienza. Sono qui perché mi ricordo dei tempi in cui ero alla ricerca di risposte, dato che la macrofilia si scopre un po’ come tutte … mi sbilancio a dire gli orientamenti sessuali … è qualcosa che hai dentro ma non lo sai. Ci sono momenti un po’ difficili quando ti senti l’unico al mondo, un po’ strano, diverso, malato, e magari trovi anche gente che te lo dice se provi a confidarti …
A: Lo stigma è dietro l’angolo…
C: Esatto. Io vorrei che se ne parlasse di più e soprattutto che i macrofili non pensino di essere malati o diversi ma semplicemente che hanno una variazione della sessualità, e la sessualità umana è veramente sfaccettata, colorata, personale. Io vorrei che se fra il pubblico ci fossero dei macrofili, essi potessero pensare di non essere particolarmente strani e qualora invece non fossero macrofili, che magari cominciassero a capire che la sessualità ha varie forme e magari fra i loro amici c’è qualcuno che ha anche questa e quindi di essere un po’ più aperti di pensiero.
Questo testo è trascrizione di un mio video - GUARDA IL VIDEO