Menzogne e manipolazioni ordite da chi dice di amarci.
Unconoscente, il fidanzato, vostra moglie vi dicono così tante bugie, e spesso senza nessuna utilità pratica, che vi viene il sospetto che ci sia "qualcosa di strano"? Prima di tutto è bene comprendere la differenza fra bugiardi patologici e bugiardi compulsivi.
Il bugiardo patologico è colui che mente incessantemente per cercare ottenere qualcosa e lo fa senza troppo curarsi delle conseguenze che questo comportamento può avere sugli altri, fossero anche "solo" conseguenze emotive. In questo caso l'abitudine alla menzogna è vista come meccanismo per affrontare la realtà, un meccanismo sviluppatosi in età infantile che sovente è associato ad altre problematiche psicologiche. Il bugiardo patologico è in genere manipolativo, autocentrato e ben poco empatico rispetto alla dimensione psicologica delle altre persone.
Il bugiardo compulsivo invece non mente per raggiungere un fine specifico; mente semplicemente per abitudine e soprattutto perché mentire lo fare stare meglio di quanto starebbe dicendo la verità. Dire la verità per queste persone diventa un'impresa psicologicamente difficile, così mentono su qualsiasi cosa. La bugia compulsiva in genere si sviluppa nell'infanzia e in ambienti famigliari in cui la menzogna è necessaria. Questo tipo di bugiardo, diversamente dal precedente, non è manipolativo o almeno non lo è apertamente. La bugia diventa una risposta automatica ed irrefrenabile, compulsiva appunto. Il bugiardo patologico è anche definito bugiardo cronico o abituale.
Nonostante le definizioni proposte, spesso è difficile delineare una reale differenza fra questi due tipi di persona, in quanto (come tutti noi) anche il bugiardo compulsivo può mentire in maniera finalizzata ad ottenere un risultato, facendogli "invadere" il campo del bugiardo patologico. Oltretutto chi vive a contatto con questo tipo di persone ha ben poco interesse a incasellarli in una o in un'altra categoria; semplicemente è difficile vivere con un bugiardo o con una bugiarda e tanto basta; la definizione, semmai, è utile allo psicologo. Il grosso problema quando si voglia intraprendere un percorso psicoterapeutico con coloro che vivono di menzogne è, prima di tutto, che la persona bugiarda arrivi al punto di essere consapevole del proprio comportamento e che questo suo modo di fare crei un danno all'ambiente circostante nella misura in cui ferisce l'affettività di coloro che sono a contatto con il bugiardo. La persona che mente ha internalizzato da così tanto tempo il meccanismo della menzogna che riesce a conviverci in modo egositonico e difficilmente percepisce il suo modo di fare come patologico. Il primo passo è quindi l'autoconsapevolezza. In seconda battuta va sottolineato che, come ogni altro comportamento che offre comfort e fuga dallo stress, la menzogna può creare dipendenza ed è quindi un comportamento difficile da estirpare. Come per le tossicodipendenze, se da parte del paziente non c'è una forte alleanza con il terapeuta e soprattutto una fortissima motivazione a smettere, è difficile che si possa approdare a risultati davvero positivi. A rendere ancora più complicata la situazione, si può aggiungere che spesso il quadro di bugia patologica è accompagnato, o in parole povere è la punta dell'iceberg, di un più ampio e pervasivo disturbo di personalità, in genere narcisistico o borderline. In ogni caso nulla può essere irrisolvibile, ed il consiglio è, una volta riconosciuto il problema, di rivolgersi ad un professionista qualificato che sappia ascoltare sia le verità delbugiardo che quelle di coloro che con il bugiardo patologico stanno vivendo.
Ora che abbiamo chiarito la differenza fra bugiardo e bugiardo patologico, estendiamo l'analisi al Parner Nocivo, quello che in inglese è definito "toxic partner". Chi è il partner nocivo? Che caratteristiche ha? Posso anticipare sinteticamente che il partner più nocivo ha tratti marcatamente narcisistici, e con ciò non s’intenda (solo) la tendenza a mettersi in mostra, ma una più pervasiva tendenza a rimanere connessi con i propri bisogni e le proprie necessità, senza curarsi, direi meglio percepire, le necessità delle altre persone, né la loro sofferenza. Ci sarebbe molto da scrivere su questo argomento ma, nello spirito sintetico di internet, indicherò un elenco di caratteristiche le quali da sole potrebbero dire poco o nulla di un soggetto ma se rilevate tutte in insieme (o quasi) potrebbero dare l’idea di cosa s’intenda per persona “pericolosa”:
A. Al partner nocivo dovrete spiegare sovente ciò che è bene e ciò che è male; non che non lo sappia ma, francamente, ha poca voglia di impegnarsi in comportamenti che esprimano una genuina positività verso gli altri, altri che sono anche il suo partner. Come ad un bambino, al partner nocivo vanno continuamente ribaditi concetti quali l’empatia, il sentimento, l’emotività, soprattutto le vostre che vengono da lui/lei sempre ferite.
B. I litigi sono circolari, nel senso che le vostre critiche vertono sempre sulle solite cose, questo perché il partner nocivo non ama venire incontro alle esigenze degli altri e quindi anche alle vostre.
C. Per un narcisista i dialoghi sono essenzialmente competizioni, quindi, soprattutto in caso di discussione, egli o ella non si concentrano su ciò che viene detto ma piuttosto sull’esito di ciò che viene detto e su come viene esposto. La finalità ultima è farvi perdere: perdere le staffe, perdere le parole, perdere i concetti e, in conclusione, perdere il confronto. Ciò può essere realizzato anche e spesso proiettando su di voi i difetti del narcisista stesso.
D. Un modo di manipolare le vostre idee è quello di ricordarvi quanto lui o lei siano state vittime in passato di qualcosa o qualcuno, facendovi stare male per un vostro possibile comportamento assertivo. Una volta deviato l’argomento sul loro problema, le vostre ragioni o i vostri problemi vanno ai margini.
E. Non è raro trovarsi senza forze mentali, esausti psicologicamente e presi/persi per giorni a pensare alle vostre e alle sue ragioni. Il partner nocivo infatti “vampirizza” le vostre energie, proietta le sue negatività in voi e vi lascia soli di fronte a tutta una serie di riflessioni e risposte che però vengono in mento solo nel momento meno utile.
F. Su un piatto della bilancia si trovano i vostri sforzi per far andar bene la relazione e l’affetto che provate, e sull'altro ciò che ottenete in risposta ai vostri sforzi e ai vostri affetti. Il piatto più pesante è il primo.
Queste sono solo alcune delle caratteristiche o conseguenze di essere in una relazione con un partner decisamente nocivo che sicuramente farà vivere la relazione alla/al compagna/o con ansia, frustrazione e dubbi. Data la palese nocività di un rapporto di coppia improntato a tali dinamiche, ci si chiede perché mantenerlo e, soprattutto, come mai è così complicato staccarsi da esso. Ecco, con la medesima sinteticità di cui sopra, qualche consiglio per accelerare il processo di autonomizzazione, distacco che, in questo caso, significa guarigione.
1. Accettate l’iniziale condizione di disagio che state vivendo, non cercate di “guarire” troppo velocemente, né crediate che finché state male l’altro l’ha vinta. Ricentratevi su voi stessi, ricentrare su di voi anche il vostro dolore. Pensare a voi vi consentirà di “purificarvi” da tutto il materiale psichico proiettato che avete ospitato senza magari accorgervene.
2. Fermatevi e provate a guardare dall’esterno il vostro vecchio amore. Nessuno mette in dubbio che voi provaste amore per questa persona ma, chiedetevi, quanto questa persona fosse sovrapponibile al vostro amore. Ovvero, quanto avete idealizzato l’altro? Quanto eravate innamorati dell’amore e quanto della persona? Quanto questa persona manipolava i vostri ideali in modo da farsi confondere con essi? E, cosa importante, quanto la “chimica” o anche il sesso fosse importante in questo processo di sovrapposizione fra ideale e persona?
3. Lavorate soprattutto sulla sfiducia pervasiva che il rapporto con un partner nocivo lascia in eredità ai partner vittimizzati. Un soggetto narcisista NON rappresenta l’umanità intera, né maschile né femminile, egli o ella non è la regola. Persone emotivamente “oneste” esistono e non sono poche. Il contagio di sentimenti negativi che avviene per contatto con un partner nocivo lascia negativi strascichi psicologici: la sfiducia, la paranoia, l’ansia sociale e anche dimensioni di anaffettività e chiusura sessuale difensiva. Ma un fiore che non si apre mai non è un fiore, è un bocciolo, che può essere bello e interessante, tuttavia non può essere detto fiore. Non se ne vedono i colori, non se ne sente il profumo. Rimanendo su questo parallelismo, dico che se volete attirare le api, quelle operose che raccolgono il polline e trasformano il fiore in frutto, dovete mostrare di nuovo i vostri colori e i vostri profumi. Questo valga sia per l’uomo che per la donna.
4. Non sentitevi in colpa, sentimento proiettato continuamente dal narcisista. Riscoprite l’amore per voi stessi, la fiducia in voi stessi, cose spesso drenate dal partner dannoso, il quale si “nutre” delle vostre energie per compensare i propri vuoti psichici.
Dai punti sovraesposti si deduce cosa renda difficile staccarsi dai rapporti difficili: il senso di colpa (e la proiezione della colpa), l’esaurimento di energie psichiche, la manipolazione, l’idealizzazione (spesso manipolata), alcune forme di fascino non razionale a cui vengono attribuiti valori poi sovrastimati, la sfiducia negli altri insegnata da tali relazioni che fa ricadere sempre sulla vecchia relazione e impedisce alle nuove di svilupparsi. Non vanno però trascurati altri fattori, pratici e contingenti, che possono renedere complesso lo staccarsi da una persona riconosciuta come dannosa: figli in comune, una casa (e il mutuo condiviso!), problematiche lavorative, sono tutte cose che aggiungono difficoltà pratiche a difficoltà psicologiche. Tuttavia la cura, la vera cura, è tornare ad amare profondamente sé e gli altri, invertendo i processi di disvalore verso gli altri “inoculati” dal partner nocivo. L’amore, l’amore più profondo, non è conseguente ad un buon rapporto ma ne è causa, ed è per questo che il narcisista, che non ama nessuno a parte sé, ha sempre rapporti pessimi causati proprio dal sua scarso amore per gli altri e, più in profondo, per sé. E’ proprio tramite alcune fragilità nel nostro senso di amore (per sé e per gli altri) che ci rendiamo compatibili con partner nocivi i quali, come prese di corrente, riescono ad agganciarsi (in un incastro negativo) a noi che, come prese al muro in cui siano presenti buchi, falle emotive, vuoti, piccole oscurità, consentiamo un’unione nel profondo che però lascia le parti unitesi in verità ben distinte, con una parte, voi, che dà, e l’altra, il partner nocivo, che prende energia.