Dopo aver visto centinaia di film e non essendo stato graziato da una memoria di ferro, nell’ormai lontano settembre 2004, sfruttando qualche personale competenza di compilazione HTML, decisi di inaugurare exxagon.it, striminzito sito internet che ospitasse le mie scarne recensioni; più fanzine, in effetti, che rigorose analisi cinematografiche. Dovevo tenere traccia di cose viste che, ahimè, avrei altrimenti dimenticato e mi pareva che, al giro del millennio, un sito web potesse prendere efficacemente le veci di un quaderno. Non avevo pianificato nessun taglio editoriale per le mie recensioni; visti i miei interessi cinematografici trasversali, il mio portale rischiava di svilupparsi in modo frammentario e disarticolato. Mi interessava l’horror e il giallo italiano anni ‘70. La mia solida formazione da divano, tuttavia, non si limitava ai sanguinacci ma si diramava al bianco e nero, al romantico, alla Golden Era di Hollywood e a molto cinema mainstream che mi aveva divertito così tanto negli anni ’80. Incapace di limitarmi al solo horror e, quindi, patendo quella paventata frammentarietà tematica, decisi che il modo più armonico di orchestrare quell’hellzapoppin' di recensioni sarebbe stato evitare gessosità e intellettualismi, spesso così presenti in campo critico, e scrivere semplicemente di quel cinema che piaceva a me e come a me piaceva, sperando di trovare quel minimo di consenso pubblico.
Pur nella sua approssimazione, exxagon.it godette del mio costante e quasi folle impegno. Questa è la parte noiosa che non vale la pena raccontare o, forse, andrebbe raccontata solo questa parte a vantaggio di chiunque voglia imbarcarsi in qualunque impresa: dove non può arrivare il genio, la cultura o l’investimento economico, per limite o assenza, può approssimarcisi, pur con andatura affannata e rozza, la costanza nell’impegno. Al suo zenit, Exxagon.it raggiunse un numero di lettori enorme ed inaspettato: 100.000 al mese, una cifra che, nell’internet italiano del primo decennio del 2000, era davvero qualcosa.
Poi, negli anni, sono successe tante cose: di alcune non vale la pena dire, di altre non vale la pena ricordare. Il mio labor con Exxagon.it dovette lasciare spazio alla mia vera professione alla quale non poteva più essere sottratto tutto quel tempo che il sito, come un’amante esigente, richiedeva. Nel 2015, a malincuore, decisi di togliere la spina a un progetto al quale avevo lavorato con dedizione e in assoluta autonomia per undici anni.
Oggi, torno da dove sono venuto: spettatore da divano e da cinema, ansioso di farsi sorprendere, spaventare, commuovere, rapire da un film, dalle sue immagini e dalla storia. Guardo alla mia passione per il cinema di genere e bizzarro con una certa tenerezza: sento che si tratta di una cultura, pur con la C maiuscola, che sta sfumando e lasciando il posto a tutt’altro sentire. Di questi tempi, chi ama il bianco e nero o il bis fa archeologia; un nostalgico, insomma, aggettivo che qui da noi è sempre equivoco. E questo nel migliore degli scenari. Alla peggio, non si viene neppure compresi quando si cita questo o quell’altro titolo, poiché sempre meno si incontrano persone che sappiano di che diavolo si stia parlando. E non mi riferisco a titoli arcani. Qualche tempo fa, una giovane donna mi ha detto che tutti i film prodotti prima del 2000, per lei, sono vecchi e invedibili. Perciò, eccoci qui, siamo finiti in una canzone degli Stadio.
Tuttavia, non avevo considerato quanto le cose lette, sentite e viste allo sfinimento dai “vecchi” siano, invece, assolutamente originali, affascinanti e sbalorditive per le nuove generazioni o, almeno, per chi abbia voglia di farsi sbalordire. Diversi ex-lettori di exxagon.it mi hanno riferito che quando erano ragazzini, al termine di una giornata scolastica, sciamavano a casa per andarsi a leggere ciò che scrivevo: per ridere, per farsi un’idea, per esplorare e diventare, almeno in piccolissima parte, ciò che sono oggi come adulti. Succedesse anche solo un’ultima volta di incuriosire una giovane mente, ciò giustificherebbe lo sforzo di riportare su carta quell’incompleto, smarginato e appassionato discorso iniziato nel 2004.