Tutta la verità
Quanto dolore nelle coppie abitate da una persona che, costantemente, non dice la verità e costruisce realtà alternative ricche ma irreali nelle quali ci si perde. Ricevo diverse richieste di “soccorso” per questo problema e la maggior parte delle richieste non vengono da coloro che mentono ma da coloro che finiscono per essere vittime di questa situazione. Che possibilità ci sono che la persona bugiarda cambi? Cosa può fare davvero la psicologia e la psicoterapia per queste persone? Ecco la verità.
Un importante appunto sulla bugia patologica. Vengo contattato molto spesso per questo problema, è un problema molto sentito. In parte connesso, ma non solo, con un altro argomento che tratto spesso: il narcisismo. Ricevo delle email molto lunghe di persone che mi raccontano come mente il partner, elencano queste bugie, eccetera. Naturalmente mi chiedono cosa possono fare per cambiarlo. Allora, questo va anche al di là della bugia patologica stessa, rientra nel grande interrogativo: “Cambiano le persone dentro il rapporto? Ha senso agire tipo crocerossina”. Naturalmente la risposta è no. In entrambi i casi. La dura realtà dei fatti nell’ambito della bugia patologica è che in terapia, o comunque in consulenza dallo psicologo, ci vanno nella stragrande maggioranza dei casi le vittime (termine non brillantissimo ma rende l’idea), in terapia quindi non ci va il bugiardo ma ci va chi è stato vittimizzato dalla bugia. E’ possibile aiutare, guarire il bugiardo patologico? Assolutamente sì, tuttavia non esistono formule magiche. Perciò quando io ricevo questi messaggi nei quali mi si chiede: “Cosa devo dire? Cosa devo fare?”, ci si pone in una dimensione di aspettativa un po’ magica nei miei confronti ma soprattutto rispetto alla realtà di coppia, per cui si vorrebbe trovare qualche trucchetto, qualche astuzia da utilizzare col bugiardo per limitarne l’azione ma spesso anche per fregarlo, per coglierlo in fallo. Questo perché nel rapporto col bugiardo si scatenano in maniera inconscia dell’ostilità e dell’astio. Perciò, più che cambiare la persona si vuole essere un metro più avanti, si vuole dimostrare di essere più furbi del bugiardo: il bugiardo ci truffa e quindi si scatenano tutti quei vissuti tipici che vive il truffato: ci si sente stupidi, inferiori, presi in giro e quindi la soluzione sarebbe quella di essere più scaltri, adottando le strategie psicopatologiche del bugiardo. Questo ci dà anche la dimensione della permeabilità al male psicologico, di come si pensa di aiutare o aiutarsi mentre in realtà si finisce coll’impestarsi, con l’inquinarsi. Esistono soluzioni?
Sì, ma sono legate alla volontà di evitare di cadere nel ruolo dello psicologo dentro la coppia. Voi non siete tenuti a guarire una persona con la quale state insieme, voi siete tenuti ad amare questa persona, il che non vuol dire agire come psicologi, medici o infermieri. E questo è il primo punto. Il secondo punto è che la persona può essere aiutata nella misura in cui vuole farsi aiutare, vuole cambiare, cioè si è resa conto che il proprio comportamento è diventato lesivo per sé e per gli altri. Se il bugiardo non fa questo passo, se non ha questa percezione, se non vuole cambiare, le possibilità sono, ahimè, molto limitate. Gli invii, cioè: “Le mando mio marito, le mando mia moglie, le mando mio figlio…” con queste persone che vengono in studio contro voglia, pronti a mentire anche a me… E guardate che il problema della bugia in terapia non è tanto connessa al fatto che il paziente mi menta perché a me interessa la verità psicologica, anche all’interno della bugia posso trovare significati psicologici. Il problema è che queste persone non vengono, saltano gli appuntamenti, inventano bugie per giustificare i mancati appuntamenti, per cui poi la terapia non si realizza. Il bugiardo, e questo può valere per qualsiasi tipo di paziente, deve capire che poi la vita vera non è nel mio studio ma è al di fuori del mio studio e per cui il percorso psicologico viene fatto in studio ma soprattutto fuori.
E’ un percorso che, a prescindere dagli orientamenti è legato, se vogliamo pensare al successo e alla durata, alla professionalità dello psicologo e alla volontà e alla forza con le quali il paziente s’impegna nel voler cambiare la propria vita. Più questi due elementi sono attivi e sono in sinergia, più la terapia durerà poco e si otterranno migliori risultati. Se c’è l’uno e non c’è l’altro non si può fare niente. Per cui, nel caso della bugia patologica (ma la cosa potrebbe essere estesa a tutto) non esistono trucchetti, esiste la volontà di impegnarsi nel cambiamento da parte del bugiardo, e di impegnarsi seriamente! Perché la bugia patologica è un meccanismo di difesa contro stati di ansia e angoscia che la persona ha rodato, ha strutturato, ha cementato negli anni e perciò non è una cosa che si elimina in cinque minuti. Questo non vuol dire che le terapie devono durare una vita, tuttavia ci vuole impegno e costanza … come in palestra. Ci vuole la volontà di andare in palestra e dopo tre, quattro, cinque mesi se ci si va con costanza si vedono i risultati; se andiamo in palestra una volta sola a tirare su 500 Kg l’unico risultato che otteniamo è strapparci i muscoli. E sono soldi buttati. Spero di aver chiarito il concetto.